Correva l’anno 216 a.C. e Annibale Barca 22 mesi prima aveva valicato le Alpi dopo una marcia di oltre 1000 chilometri e inflitto due pesanti sconfitte ai romani alla Trebbia e presso il Lago Trasimeno. Ma non gli bastava, era alla ricerca di uno scontro campale definitivo e il 2 agosto il destino gli presentò l’occasione in Puglia, su di un terreno pianeggiante arido e polveroso.

 

 

Gli eserciti

Il cartaginese era al comando di 40.000 fanti e 10.000 cavalieri, il suo era un esercito multietnico, infatti presentava: iberici, galli, libici e numidi. La sua grandezza fu anche la capacità di mantenere uniti per tutti i 16 anni della seconda guerra punica i suoi uomini, stregandoli con il suo carisma.

I romani gli opponevano il più grande esercito mai reclutato nella loro storia.

I romani gli opponevano il più grande esercito mai reclutato nella loro storia, composto da ben otto legioni per all’incirca 80.000 uomini.

Al comando, in via del tutto eccezionale per gli usi romani, troviamo entrambi i consoli in carica: Gaio Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo (Quest’ultimo morirà in battaglia come è anche rappresentato nel dipinto sopra)

 

 

Gli schieramenti

I romani non scelsero uno schieramento fantasioso a livello tattico

I romani non scelsero uno schieramento fantasioso a livello tattico, puntando tutto su di un urto massiccio da parte della fanteria.

Sulla destra vicino al fiume Ofanto posero la cavalleria composta da romani, sulla sinistra la cavalleria dei socii e al centro la fanteria con la tipica disposizione a scacchiera in tripla acies (tre file).

L’unico accorgimento fu la riduzione della distanza tra i manipoli vista la scarsa esperienza degli uomini dovuta al veloce reclutamento.

Annibale al contrario iniziò a dimostrare il proprio acume tattico fin dalla disposizione dell’esercito

Annibale al contrario iniziò a dimostrare il proprio acume tattico fin dalla disposizione dell’esercito.

Infatti, conscio dell’inferiorità numerica, elaborò uno schieramento flessibile, al cui centro disposti a mezzaluna troviamo i fanti galli e iberici, con ai lati i fanti libici; sull’ala sinistra la cavalleria pesante gallica ed ispanica mentre sull’ala destra mise la temibile cavalleria leggera numidica.

 

 

 

Prima fase

20120611082855Battaglia_di_Canne_216_AC_-_Attacco_iniziale_romano

La prima fase del combattimento vede contrapporsi i canonici scambi di giavellotti e frecce tra le due fanterie leggere, a cui segue lo scontro su entrambe le ali tra le cavallerie.

La parte convessa della mezzaluna cartaginese arriva a contatto con le legioni e seguendo gli ordini di Annibale comincia a ritirarsi ordinatamente flettendo lo schieramento.

Dopo qualche momento la cavalleria iberico-gallica riesce a mettere in fuga quella romana e, passando dietro lo schieramento avversario, a portare aiuto ai numidi.

 

 

 

Seconda fase

20110309155627Battaglia_di_Canne_216_AC_-_Distruzione_esercito_romano
La situazione è difficile, i miles devono sconfiggere la fanteria nemica per scongiurare l’accerchiamento

Nella seconda fase scatta la manovra a tenaglia frutto del genio di Annibale. Infatti le legioni romane affondando nello schieramento cartaginese vengono affiancati dalla fresca e riposata fanteria pesante libica.

La situazione è difficile, i miles devono sconfiggere la fanteria nemica per scongiurare l’accerchiamento, però gli rimane ancora la possibilità di ritirata.

Ogni speranza viene resa vana dal ritorno della cavalleria cartaginese che va a chiudere la tenaglia e ad iniziare il massacro finale.

Tante migliaia di Romani stavano morendo […] Alcuni, le cui ferite erano eccitate dal freddo mattino, nel momento in cui si stavano alzando, coperti di sangue, dal mezzo dei mucchi di uccisi, erano sopraffatti dal nemico.

Alcuni sono stati trovati con le teste immerse nelle buche in terra, che avevano scavato; avendo, così come si mostrò, realizzato buche per loro stessi, e essendosi soffocati.

Tito Livio

Per i romani sarà un’ecatombe, le cifre oscillano tra le 50.000 e le 70.000 unità; per i cartaginesi sarà un trionfo costato circa 6.000 unità.

 

 

 

Conseguenze

I pochi superstiti romani, tra i quali troviamo Publio Cornelio Scipione, si ritirano a Canosa temendo in cuor loro la fine di Roma. Infatti la prossima mossa di Annibale avrebbe dovuto essere una rapida marcia sull’Urbe per ottenerne la resa e se necessario cingerla d’assedio… ma come la storia andò diversamente.

Si narra che Maarbale (Comandante numidico) dopo avergli proposto di precedere l’esercito con la cavalleria e aver ottenuto un rifiuto gli disse:

Gli dei evidentemente non hanno concesso alla stessa persona tutte le doti: tu sai vincere, Annibale, ma non sai approfittare della vittoria.

Tito Livio


busto di Annibale ©Publifotoi/Olycom
L’incertezza di Annibale fu dovuta probabilmente al timore di non avere sufficienti uomini, basi sicure in Italia e soprattutto il sostegno di Cartagine.

L’unica certezza è che questa piega degli eventi permise a Roma di riorganizzarsi e alla fine di vincere la guerra.