“Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino.”
Robert Capa (1913-1954)”
Dal 20 ottobre 2013 al 19 gennaio 2014 Villa Manin di Passariano di Codroipo, in Friuli Venezia Giulia, ospita una grande retrospettiva dedicata al celebre fotografo, considerato il padre del fotogiornalismo moderno.
L’evento è un’esclusiva europea, essendo l’unica retrospettiva organizzata in occasione del centenario della nascita di Capa.
Un percorso antologico completo, 180 fotografie, che raccoglie tutte le principali esperienze del fotografo: gli anni parigini, la Guerra civile spagnola, quella fra Cina e Giappone, la Seconda guerra mondiale con lo sbarco in Normandia, la Russia del secondo dopoguerra, la nascita dello stato di Israele e il conflitto in Indocina.
Sono presentati anche aspetti meno conosciuti dell’artista, come quello di cineasta e fotografo di scena. A corollario della mostra fotografica, vengono organizzati degli eventi di approfondimento come proiezioni e dibattiti, ad ingresso libero (vedi link del programma in fondo all’articolo).
Endre Ernő Friedmann nacque a Budapest, Ungheria, nel 1913.
Si trasferì in Germania a soli 18 anni a causa della sua opposizione dal governo di estrema destra, egli militava infatti nel Partito Comunista locale.
Ebreo, lavorò in uno studio fotografico di Berlino ma, nel 1933, fu costretto a scappare a causa dell’ascesa del nazismo.
Arrivò in Francia, dove lavorò per qualche anno come freelance insieme alla compagna Gerda Taro, anche lei fotografa.
Proprio a Parigi decise di darsi un nome d’arte che riteneva avrebbe reso le sue fotografie più accattivanti.
Scelse “Robert Capa”, che suonava come un nome americano. La sua carriera passò attraverso i principali conflitti del Novecento, tra i quali la Guerra civile spagnola, la Seconda guerra mondiale e la Prima guerra d’Indocina.
Pur non essendo stato il primo a scegliere la guerra come soggetto, Capa è considerato come uno dei massimi rappresentanti della fotografia di reportage.
Due fattori aiutarono Capa: la scelta di riviste come Life di dare molto più spazio all’immagine e al racconto fotografico invece che alle parole, e la produzione di macchine fotografiche di piccolo formato.
Capa, grazie alla macchina piccola e maneggevole, poté andare fisicamente incontro al soggetto scattando immagini incredibili, momenti decisivi, istanti unici che diventano racconto.
La fotografia al massimo delle sue potenzialità come strumento di documentazione e registrazione. Il reporter diventa parte della storia, si trasforma in “soldato dell’immagine”, armato di camera, coraggio e abilità fisiche e le foto diventano testimonianza di imprese epiche.
Le immagini di Capa sono diventate simboli della crudeltà della guerra.
Tra le sue fotografie più famose, c’è l’immagine del 1936 che ritrae un soldato dell’esercito repubblicano spagnolo colpito a morte da un proiettile.
In una guerra si deve odiare qualcuno oppure amare qualcuno; è necessario avere una posizione oppure non si può capire ciò che succede.
Il fotografo era famoso per la sua temerarietà, infatti decise di partecipare all’attacco della prima ondata di soldati nello sbarco in Normandia, paracadutandosi da un aereo assieme ai militari.
Il più intenso desiderio di un fotografo di guerra è la disoccupazione.
Robert Capa nel 1954, come un soldato, perse la vita sul campo. A Thai Binh, durante la prima guerra di Indocina, salì su un terrapieno per fotografare una colonia di avanzamento sulla radura ma posò il piede su una mina che lo uccise.
Il corrispondente di guerra beve di più, ha più ragazze, è meglio pagato, ed ha una maggiore libertà rispetto al soldato, ma in questa fase del gioco, avere la libertà di scegliere il suo posto e di poter essere un codardo senza essere giustiziato, è la sua tortura.
Robert Capa La realtà di fronte
dal 20 ottobre 2013 al 19 gennaio 2014
Villa Manin (Passariano di Codroipo)
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