— Madre, chi sono io veramente?
La piccola donna lasciò cadere di colpo le borse della spesa e guardò il ragazzo con aria stupita e un po’ impaurita.
— In che senso Al?
kshhhhhhh…
— Perché io sono diverso da te e dai miei fratelli?Perché io sono alto, bello, biondo, con gli occhi azzurri e la mascella quadrata mentre voi siete piccoletti, brutti e anche un po’ pelosi?
La donna cominciò a piagnucolare — Al, amore mio, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi… In realtà… Ecco… In realtà non sei figlio mio. Ti consegnò alla famiglia Fiero un sacerdote quando eri ancora in fasce… E… Non so quali siano le tue vere origini… Ma…
— Bene madre, se le cose stanno così, è giunto per me il momento di scoprire chi sia in realtà. Sono un uomo ormai. Mi dispiace, ma devo andare alla ricerca delle mie radici.
— No… ma come… Al!
Al prese la sua armatura di acciaio Inox, le sue armi, i suoi tre pastori tedeschi A(sso), B(ello) e C(ampione) con i loro collari luccicosi, e montò sul suo cavallo bianco.
—Destriero -così chiamato per le simpatie leghiste- al galoppo!— comandò.
E partirono.
E così, di punto in bianco, se ne andò, lasciando sua madre adottiva in lacrime in mezzo a carote, patate e vasetti di yogurt senza zucchero caduti per terra.
Galoppete, galoppete, galoppete… il biondo ciuffo al vento, con i pastori tedeschi in formazione a triangolo equilatero, dopo qualche ora vide finalmente la bandiera con i familiari quattro cerchi concatenati, simbolo della Chiesa di Nostro Signore Schiacciato da un Audi, svettare dall’ alto di un edificio in pietra.
Si avvicinò al trotto al cortile, dove aveva intravisto un sacerdote intento a strappare delle erbacce.
— Sit! A “Elle” — ordinò ai suoi cani, che si sedettero sulle zampe posteriori in una formazione a “L” con angolo di 90º perfetti.
Destriero nitrì, impennò e scosse la testa per attirare la attenzione e mostrare il bianco crine.
— Salve Prete! — esclamò Al.
— Chi sei? E che desei? — domandò il vecchio.
— Il mio nome è Fiero, Al Fiero — rispose mostrando il suo profilo migliore e alzando il mento all’insù (perché ancora non aveva imparato ad alzarlo all’ingiù)
— E vado cercando al Grande Maestro.
— Seguimi, dunque o giovine — disse il sacerdote lasciando cadere il falcetto e il sacco con le erbacce, e lo guidò fino a un bagno, dove una figura era raccolta in meditazione su un water.
— Grande Maestro Iodio, mi dispiace disturbare, ma v’è qui un giovine che dimanda di lei.
— Il Grande Maestro Iodio si alzò.
Il suo viso era di colore rosso scuro (da qui il nome) e grandi vene gonfie segnavano il suo collo, perché lo Sforzo™ era grande in lui.
— Dimmi, giovane, in che ti posso essere d’aiuto? — chiese Iodio con la voce roca di chi è sotto Sforzo™.
— Il mio nome è Al Fiero, e mia madre mi ha rivelato che molti anni fa, dei sacerdoti del vostro ordine mi consegnarono ancora in fasce alla mia famiglia. Adesso è giunto per me il momento di conoscere la verità sulle mie origini.
— Mi ricordo benissimo, ero giovane allora, e fui proprio io a portarti da loro — disse Iodio — ma fu la Fatina Turchina a portarti qui da noi. E io non so dirti nient’ altro. Dovrai chiedere a lei temo.
— Molto bene, sa dirmi dove posso trovare questa Fatina?
— Segui la strada a est, fino a un grande incrocio. Là vicino si trova il Bosco delle Lucciole, ed è lì che potrai trovarla
all’ imbrunire.
— Grazie mille maestro, lei mi è stato molto utile.
— Penitenziagite! — disse il sacerdote.
— Che lo Sforzo™ sia con te Al! — salutò il maestro
— Come fosse Antani! — rispose Al — e uscì.
Asso, Bello e Campione erano ancora immobili nella stessa posizione, perché erano di una precisione teutonica e non avendo ricevuto un contrordine non si erano spostati di un millimetro, mentre Destriero si stava allenando a muovere la criniera come nella pubblicità Loreal.
—”Ri-poso” — gridò ad ABC — “Al-Passo”.
Poi balzò in sella, Destriero nitrì, impennò e bla bla bla e partirono.
Era notte quando giunsero al bivio descritto da Iodio ma non fu difficile trovare il Bosco delle Lucciole (quasi tutte dell’ Europa dell’ Est) per via dei numerosi falò.
Una stangona rossa occhi verdi, in giarrettiera e tacchi a spillo si avvicinò ancheggiando ad Al.
— Ciao bel biondino, ti posso essere utile in qualcoza?
— Fafà tatattu… na — farfugliò Al arrossendo e cominciando a sudare copiosamente.
— Non capisco, tu anche straniero? — disse La Rossa
— La Fata-tà Turchinà — riuscì ad articolare Al.
— Ah! Lei — disse la stangona con aria stizzita — se proprio tu piace il genere… Lei quella brutta con parrucca azzurra vicino al grande albero — dopodiché si girò con aria offesa e se ne andò.
Al si diresse verso il grande salice che dominava la scena, sotto il quale si trovava la donna con la parrucca azzurra.
— Ma ciao bel fustacchione! — lo salutò Fatina Turchina (all’anagrafe Samantah Tròttoli, 160kg per 160cm, anni 39, di professione aiuto-sciampista)
— Salve Fatina, sarò breve — esordì Al — Tu mi consegnasti in fasce ai sacerdoti della Chiesa di Nostro Signore Schiacciato da un Audi. E sono qui per sapere qual è la mia vera identità! — esclamò Fiero.
Il volto della Fatina cambiò d’espressione, lo sguardo divenne serio e intenso.
— Attento, giovane stolto! Perché quello che scoprirai potrebbe non piacerti!
— Falla finita e dimmi quello che voglio sapere!
— Bene, se proprio lo desideri… La risposta che cerchi solo la potrai trovare nel “Castello dell’Innominabile”.
Ma ti avverto! Grandi pericoli ti aspettano! E inoltre nessuno sa ove si trovi il castello.
— Come nessuno lo sa? Nemmeno il navigatore GPS? — rispose Al esterrefatto
— Il mio no — rispose Fatina — ma l’ho preso all’Esselunga con i punti… Ma si dice che nemmeno Google Maps lo sappia!
— Come è possibile? E chi è l’ Innominabile?
— Nessuno sa chi sia, ma è un uomo potente, e forte è il suo braccio! Io ti ho avvisato, giovane sciocco. Rinuncia, finché sei in tempo!
— No, non rinuncerò — rispose Al, ostinato — e dammi almeno
un’ indicazione. Dopotutto tu sei in parte responsabile.
— E sia. Prendi per di là, seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino.
E di nuovo galoppete, galoppete, galoppete.
Ma era notte e non si vedeva una mazza. E un po’ tutti cominciavano ad aver fame.
I cani uggiolavano, Destriero sbuffava, lo stomaco gorgogliava… insomma un casino.
Per cui Al decise di deviare e tornare sulla strada principale alla ricerca di un distributore o un Autogrill.
Ma non ebbero fortuna e quindi dopo un po’ decisero di riposare. Il mattino seguente alla fine trovarono una stazione di servizio Monsanto.
Fuori, seduto con aria sorniona, sonnecchiava un Gatto Con Le Ciabatte.
Destriero nitrì, si impennò e bla bla bla.
— Buongiorno, Gatto Con Le Ciabatte — salutò Al.
— Non sono ciabatte sono Crocs — rispose l’altro.
— Che sono che?
— Che sono Crocs — ripeté Gatto — cosa vuole?
—(Boh a me paiono delle ciabatte) ehm volevo il pieno di biada Ogm al 2% per il cavallo, delle crocchette per i cani, un panino e un pollo con patate da portare via — disse Al.
— Va bene, la servo subito.
— Ah e anche un’altra cosa…
— Dica pure — rispose Il Gatto Con Le Crocs.
— Non è che per caso… da qualche parte… avete ancora una di quelle vecchie carte stradali ACI?
— Mah — ci pensò un po’ su — forse il mio socio sa se ce n’è rimasta qualcuna. SOCIOOOO! — gridò.
Una figura fulva si presentò alla porta.
— Io sono il Gatto, lui la Volpe… stiamo in società — fece il Gatto.
— Ma pensa un po’ — disse Al.
— Socio, sai mica se da qualche parte c’è rimasta una di quelle vecchie carte stradali ACI?
— Sì, credo di sì, adesso vado a controllare — rispose Volpe, e tornò dentro alla stazione di servizio.
Destriero si fece fuori la sua biada al 2%, i cani le crocchette, Al il panino e poi mise in saccoccia il pollo con patate.
Infine riapparve Volpe con in mano una carta giallastra.
— Questo è tutto quello che ho trovato — disse Volpe.
Al dette un’ occhiata.
La mappa era gialla, di pergamena, con tanto di firme di monaci amanuensi, però vi era segnato un “Castellum Innominati”!
Un sorriso gli illuminò il volto.
— Grazie, siete stati molto gentili, quant’è? — chiese.
— In tutto… con la biada, etc. etc. Sono 200 Petroldollari, più il 51% di IVA… 302 Petroldollari. Grazie.
— Ma mi pare esagerato! E poi l’ IVA è solo al 38%, non al 51% — sbuffò Al.
— Si ma siccome dobbiamo pagare in anticipo le tasse dei prossimi cinque anni, e poi l’ IVA aumenta di sicuro, e lo Spread, il Rating, la crisi…
— Eh si va bene, va bene — rispose Al — con scappellamento eh?
— A destra — rispose la volpe.
Al pagò.
E poi galoppete, galop… insomma s’è capito.
Guadarono fiumi, attraversarono vallate, scalarono montagne
e al tramonto, finalmente attraversarono il Ponte Storto (era stato costruito da un architetto pisano) e si trovarono di fronte il Castello Dell’Innominabile.
Era una costruzione massiccia e quadrata, in pietra lavica, con tanto di fossato intorno. Incuteva timore solo a vederla.
Mentre si scervellava per trovare un Piano Stupido per entrare, si accorse di avere nuovamente fame e quindi si apprestò a tirar fuori il pollo con patate per mangiarlo.
Ma, con grande stupore, si accorse di essere stato truffato.
Il Gatto e la Volpe gli avevano venduto un pollo di gomma con una carrucola nel mezzo!
Animali Spregevoli!
Che fare quando tutto quello che hai è un pollo di gomma con carrucola nel mezzo?
Alla fine, ebbe un idea brillante.
Si arrampicò su per un palo della luce.
Non fu facile tirar su Destriero, perché gli zoccoli scivolavano e più volte rischiò di cadere e schiacciare Asso, Bello e Campione che salivano uno sopra l’ altro.
Ma ce la fecero.
Destriero si attaccò con i denti al pollo con la carrucola inserita sopra ai fili della luce, Al si afferrò alla criniera e ABC alla coda di Destriero.
Un piccolo colpo di reni e attraversarono in un baleno il fossato.
Arrivati sul tetto del castello, dopo pochi minuti scoprirono un lucernario che dava sulla camera da letto dell’Innominabile.
Senza pensarci due volte si gettarono attraverso il vetro…
La camera in cui atterrarono era grande come una piazza d’armi.
Su un enorme letto a baldacchino (che si mormora fosse un regalo di Putin) vi erano una prosperosa bionda ammanettata e completamente nuda, e un losco figuro vestito di cuoio borchiato e latex, con il volto mascherato, la pancia prominente e braccia e spalle pelose.
I due erano intenti a fare XXXXXXX e a XXXXXXX a vicenda.
Destriero atterrò, nitrì, impennò e bla bla bla.
I pastori tedeschi toccarono terra con agili capriole.
— Sit! A piramide — ordinò Al e i fidi cani si posizionarono in formazione piramidale, due alla base e uno sopra.
— Ehi tu porco, levale le mani di dosso! — intimò Fiero al nero figuro.
— E tu chi cazzo sei? — lo apostrofò l’Innominabile — e perché mi hai sfondato il lucernario? Non potevi passare dalla porta come fanno tutti?
— Io sono Al Fiero — disse — e sono qui per avere una risposta riguardo alle mie origini. La “Fatina Turchina” mi ha rivelato che tu sai!
— Ah si eh? Te le do io le origini. Bravi a me! — gridò l’ Innominabile.
E immediatamente si palesarono i Bravi:
i Mastini Napoletani Nino, Pino e Lino (anche se quest’ultimo in realtà era barese) che si misero a guardare in cagnesco Asso, Bello e Campione.
Accorgendosi che quest’ultimi rimanevano immobili, immediatamente li derubarono dei collari luccicosi.
E anche dei microchip, perché non si sa mai.
L’Innominabile porto le dita alle labbra e fischiò.
Si udì un trapestio di zoccoli.
Un nitrito…
E apparve Sinistriero, demonio dagli occhi di bragia e dal manto nero, con la criniera rasta e il “Che” marchiato a fuoco sul fondoschiena.
— Mbuahahahaha! — rise malignamente l’Innominabile.
Si chiuse la patta dei pantaloni e montò a cavallo.
I due cavalieri si studiarono per un po’, nessuno osava fare la prima mossa.
Ma ad un tratto Sinistriero, scorgendo il simbolo della Lega Nord sul fondoschiena di Destriero, “vide rosso” e si imbizzarrì, scagliandosi ventre a terra contro l’avversario.
Destriero non volle essere da meno e anche lui si lanciò in avanti a testa bassa.
I due animali si scontrarono torace contro torace con inaudita violenza.
I cavalieri furono sbalzati di sella dalla forza dell’impatto e cominciarono a lottare all’arma bianca.
Di picca, di mazza, di spada, di lancia.
Destriero mise a segno un veloce uno-due contro Sinistriero, che replicò con un uppercut al mento.
ABC erano immobili.
I Bravi trattavano con un volpino la vendita dei collari.
La Bionda guardava X Files.
Di mazza, di picca, di spada, di agile ascia.
Sinistriero tentò un Laccio Californiano, ma Destriero lo evitò e contrattaccò con uno strangolamento.
ABC erano immobili.
I Bravi mangiavano impepata di cozze.
La Bionda era alla quinta stagione di X Files.
Di spada, di picca, di lancia, di mazza.
Destriero nitrì “ORYUKEN!” e lanciò un globo infuocato a Sinistriero, che schivò e rispose con “I Cento Zoccoli di Okuto”
ABC erano immobili.
I Bravi erano ubriachi di limoncello.
La Bionda era al remake di “Chi ha ucciso Laura Palmer” con Gerry Calà e la Fenech.
Lo scontrò sembrava destinato a non finire mai.
— Usa lo Sforzo™! — pensò Al.
Si concentrò, chiudendo con forza i pugni.
E lo Sforzo™ divenne potente in lui.
Le vene del collo si gonfiarono, la faccia divenne rosso scuro e gli occhi parevano uscire dalle orbite.
Nella sala regnava il silenzio.
— Che schifo — esclamò Al — mi sono cacato addosso!
— Mbuahahaha! È la tua fine stolto! — sghignazzò l’ Innominabile, saltando sul letto per poi usare il lampadario sul soffitto come liana.
Ma il lampadario KÄNDELABR (IKEA 54,99€) cedette appena l’uomo vi appoggiò il primo dito.
E l’Innominabile rovinò a terra, colpendo con forza la testa al suolo.
— Hehehe — ridacchiò Al — non importa quanto sia scemo, un Bello e Biondo vince sempre!
Si pulì alla meglio con un Kleenex, e tolse le manette alla Bionda (che in realtà non fu molto contenta della cosa)
Dopodiché si chinò vicino al corpo dell’Innominabile, che tuttavia era cosciente.
— La risposta! Voglio la risposta! — esclamò Al
— Qu… quarant… quarantadù… — rantolò l’Innominabile. E svenne.
— Quarantache? Quarantadue? Che razza di risposta è? — e sferrò un calcio al corpo dell’uomo incosciente.
— Senti Cicciolino… — lo interruppe la Bionda — tu hai sconfitto Orsetto Peloso, ma adesso voglio sperare che mi farai tua.
— Certo, madamigella! Dopo averti riscattato dalle grinfie del malvagio, ovviamente ti porterò all’altare — rispose Al
— Si, va bene l’altare, ma non è che sei uno di quelli della posizione del Missionario e basta vero?
Nove paia di orecchie, animali e umane, erano tese aspettando la risposta.
— No, anche a Pecorella — rispose Al Fiero — Ma…
— Ma? — fece la Bionda, con un sorriso e l’aria poco convinta.
— Ma ovviamente solo per la procreazione. Se no è peccato — disse Al.
Il gelo.
Sinistriero e Destriero si guardarono con aria preoccupata.
Asso, Bello e Campione se avessero potuto avrebbero sudato.
I Bravi tentarono di coprirsi gli occhi con le orecchie.
— E che chezzo! Scappiemo! — gridò Lino il Mastino.
E poi, un urlo belluino squarciò l’aria.
La dea Kalí posseduta dall’ Esorcista posseduto da Conan.
La Bionda estrasse da un fodero una Grosses Messer
(Acciaio al carbonio 1055, 42 ¼ pollici, manico in legno di Roso, soltanto $349.99. Spese di spedizione non incluse. http://www.coldsteel.com/Product/88GMS/GROSSE_MESSER.aspx )
e spada in una mano e gatto a nove code nell’altra, cominciò a menare fendenti a destra e a manca al grido di “Disgraziato, te la do io la procreazione!”.
Asso, Bello e Campione furono i primi a dileguarsi, seguiti dai Bravi a dorso di Sinistriero.
Al mentre correva per la stanza ripetendo “Mimportasegaamedelleradici, Mimportasegaamedelleradici!” riusci ad afferrare la coda di Destriero, che uscì al galoppo dalla porta.
E continuarono a scappare e scappare senza guardarsi indietro.
La Bionda e l’Innominabile da allora vivono felici e contenti, continuando a fare XXXX e anche XXXXXXX senza che nessun cretino li disturbi più.
Al Fiero alla fine sposò la “Fatina Turchina” e adesso hanno 6 figli e un settimo in arrivo…
Fine (?)
Nessun animale è stato maltrattato durante la realizzazione di questo racconto. Ma qualche neurone si.