Il 99% dei film che vediamo oggi sono prodotti senza problemi da Holliwood & co. Ma in altri tempi e in altre situazioni politiche non era così facile: questo articolo parla di un genio del cinema che ha sfidato il suo stesso regime, in un epoca in cui farlo era una follia. L’ha fatto tramite l’arte.
Andrej Tarkovskij (Zavraž’e, 4 aprile 1932 – Parigi, 29 dicembre 1986) è stato uno dei più grandi registi della storia. La sua operà è stata però continuamente ostacolata dal regime sovietico tramite il Goskino (commissione per il cinema) che censurò e limitò pesantemente ogni opera del regista, il quale fù costretto a girare i suoi ultimi film all’estero. In totale realizzò solo sette lungometraggi.
“Dal 1960 avrei potuto fare venti film, due all’anno. Bella opportunità con i nostri idioti”
Tarkovskij morì nel 1986 ancora relativamente giovane, non arrivò a vedere la fine del regime sovietico per pochi anni, ma lui da profondo conoscitore del popolo russo aveva già previsto che l’ideologia sovietica era troppo intellettuale per legarsi alle coscenze russe per tradizione molto recettive a valori spirituali: È questo che trasmettono in parte i suoi film e soprattutto Andrej Rublev.
Non si capisce come un film apparentemente innocuo (racconta la storia di un pittore di Icone vissuto nel medioevo russo) possa essere considerato “il film più pericoloso della storia”.
Un film che venne censurato e bloccato in tutti modi: doveva durare 6 ore ma fù tagliato fino a 3, dopo essere stato bloccato per anni lo fecero partecipare al festival di Cannes dove vinse il premio della critica e dal quel momento sfuggi al controllo del regime sovietico ed ebbe un successo enorme.
Per capire fino in fondo la potenza del film e i motivi della censura rimando a questo altro interessantissimo:
Solaris, 1972
Scrivendo su un blog di Nerd non si puo non citare anche due capolavori cinema di fantascenza: Solaris dà molti considerato la risposta di Tarkovskij a 2001: Odissea nello spazio e Stalker, film unico, dai contenuti filosofici probabilmente il capolavoro assoluto del regista. Sono entrambi film ormai diventati cult ( e consigliatissimi a chi è amante del genere e non li avesse visti!!).
non si può dire che io abbia trovato quello che avevo cercato nell’infanzia. Allora non volevo diventare né pittore, né musicista.
Il mio carattere somigliava più a quello di una pianta: non pensavo molto, piuttosto sentivo, percepivo.
Quando rivado all’infanzia, mi torna in mente un tempo in cui davanti a me c’era tutta la vita e io ero immortale e tutto era possibile, realizzabile.
Chissà se l’infanzia è andata o è rimasta con me. A volte se penso che mi ha lasciato, mi sento perduto.
Ritengo però che siano le sensazioni dell’infanzia ad avermi abbandonato ma che lei, l’infanzia stessa, sia ancora accanto a me, come base prima che sostiene la mia attività creativa e anche come spinta alla creazione. Penso che se si fosse perduta nell’oblio, non potrei fare niente nel cinema.
Stalker, 1979