Conclave deriva dal latino cum clave (chiuso a chiave) ed indica sia la sala in cui appunto vengono chiusi a chiave i cardinali che devono eleggere un nuovo papa, sia l’atto stesso dell’elezione del papa.
Il primo Pontefice eletto cum clave fu papa Gelasio II, eletto il il 24 gennaio 1118 all’unanimità dai cardinali che si erano riuniti segretamente nel Monastero di San Sebastiano sul Palatino, per evitare interferenze esterne sulla scelta del papa.
Si devono aspettare altri 150 anni prima che il “conclave” diventi una consuetudine però: siamo nell’allora sede papale di Viterbo nel 1270 e i diciannove cardinali riuniti per l’elezione sono ben diciannove mesi che non riescono a mettersi d’accordo su quale papa eleggere.
Ecco allora che i cittadini della città li rinchiudono nella sala grande del palazzo papale, ne scoperchiano il tetto e li mettono a pane e acqua: anche con queste condizioni estreme i porporati ci impiegarono 1006 giorni ad eleggere papa Gregorio X.
Fu proprio Gregorio X, memore della sua lunghissima elezione a mettere su carta nuove regole:
in sintesi si stabiliva che i cardinali elettori, ciascuno con un solo accompagnatore, dieci giorni dopo la morte del papa, si riunissero in una grande sala del palazzo ove risiedeva il papa defunto e fossero lì segregati; qualora dopo tre giorni non fosse avvenuta l’elezione, ai cardinali sarebbe stato ridotto il vitto ad una sola portata per pasto; dopo altri cinque giorni il vitto sarebbe stato ulteriormente ridotto a pane, vino ed acqua; inoltre, durante tutto il periodo della Sede vacante le rendite ecclesiastiche dei porporati erano trasferite nelle mani del Camerlengo, che le avrebbe poi messe a disposizione del nuovo papa.
©2013 Visual.ly
Nei primi anni del cristianesimo l’elezione del nuovo pontefice avveniva nell’assemblea dei cristiani di Roma, a volte su indicazione stessa del predecessore.
Negli anni il tutto si è complicato un bel po’. Molti papi hanno introdotto nuove regole o cambiato quelle esistenti.
Ci fu anche il caso di papa Fabiano che, secondo una tradizione tramandata, nel 236 venne eletto poiché durante l’assemblea una colomba si sarebbe posata sul suo capo, fatto che venne interpretato come segno della volontà divina.
Ma evitate di portare colombe addestrate a Roma in questi giorni: come dicevo il conclave oggi è il risultato di centinaia di anni di regolamenti vari.
Sorvolando su centinaia di anni di lotte intestine, magheggi politici tra super potenze dell’epoca con tanto di veto e indicazione di papi “favoriti”, passiamo direttamente ai giorni nostri, dove il conclave è formato da un massimo di 120 cardinali provenienti da tutto il mondo e sotto gli 80 anni, età alla quale si perde il diritto cardinalizio di eleggere il papa e quindi di poter partecipare al conclave.
Lo svolgimento
Nel giorno fissato per l’inizio del conclave tutti i cardinali vengono fatti entrare nella basilica di San Pietro dove loro stessi celebreranno la Missa Pro eligendo Romano Pontifice.
Nel pomeriggio quindi ci si muove dalla cappella Paolina verso la cappella Sistina che è stata nei giorni precedenti allestita con banchi per le votazioni: è proprio la cappella Sistina infatti la vera sede del conclave.
All’interno della Sistina oltre ai banchi e tavoli per le votazioni e gli spogli è stata montata la tipica stufa con la quale i cattedrali possono comunicare all’esterno l’esito di ogni votazione.
Nella stufa vengono infatti bruciati i voti e gli appunti di ogni elezione e viene aggiunto un liquido che colora il fumo in base all’esito della votazione: una fumata nera se non si è raggiunto il quorum, oppure una fumata bianca se si è riuscito ad eleggere il nuovo papa.
I cardinali sono liberi chiaramente di discutere tra loro tra una votazione e l’altra: le lotte intestine tra le varie fazioni di cardinali presenti nel conclave si risolvono così più o meno velocemente attraverso votazioni successive.
Nel caso in cui le elezioni inizino il pomeriggio del primo giorno di conclave, vi sarà un solo scrutinio. I giorni seguenti vi saranno due scrutini al mattino e due al pomeriggio.
Ciascun scrutinio si divide in tre fasi principali:
- Antescrutinium
- Scrutinium vere proprieque
- Post-scrutinium
Antescrutinium
Durante l’Antescrutinium si arriva al voto vero e proprio: ogni cardinale indica su un pezzo di carta il nome di chi ritiene debba diventare papa tra i cardinali presenti (può ovviamente anche indicare se stesso)
Su ogni cartoncino per il voto è indicato:
« Eligo in Summum Pontificem »
e sotto c’è appunto uno spazio in cui scrivere il nome del proprio favorito.
Vengono estratti a sorte tre incaricati, detti infirmarii, che servono per portare con una staffetta i voti di eventuali cardinali non presenti dentro alla cappella sistina per motivi di salute: solitamente questi vengono fatti restare dentro alla Domus Sanctae Marthae e sono appunto gli infirmarii a ritirare i loro voti e a portarli dentro alla Cappella Sistina perché siano validi per lo scrutinio.
Altri tre vengono estratti a sorte per fungere da revisori e per ultimi altri tre fungeranno da scrutatori.
Scrutinium
Durante lo Scrutinium vere proprieque ogni cardinale si alza dal proprio scranno e va verso l’altare principale dove lo aspettano gli scrutatori. Il cardinale dovrà tenere in mano il foglio con il suo voto, piegato, ma ben visibile a tutti.
Arrivato dinanzi al Giudizio Universale di Michelangelo pronuncia il giuramento:
« Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere. » | « Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto. » |
A questo punto arriva all’altare e lascia il suo voto dentro all’urna dei voti.
Il primo scrutatore mescola l’urna e passa i voti all’ultimo scrutatore che le ripone contandole in un’urna più piccola: nel caso non tornasse il numero di voti (che deve essere ovviamente uguale al numero di cardinali) questi vengono subito bruciati e si ricomincia da capo.
Il primo e il secondo scrutatore osservano e leggono il nome scritto su ciascuna scheda, mentre l’ultimo lo pronuncia a voce alta perché anche i cardinali elettori possano tenere il conto.
Ciascun scrutatore ha un foglio apposito in cui riportare i voti scrutinati. Oltre a questo l’ultimo scrutatore fora e fa passare un filo attraverso ogni scheda scrutinata: il foro deve passare attraverso la parola “Eligo” presente in ogni voto.
Post-scrutinium
A questo punto si procede alla conta dei voti e alla verifica del raggiungimento del quorum per l’elezione del papa:
Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l’elezione del pontefice è canonicamente valida.
Ogni voto ed eventuali appunti e carte varie vengono bruciate nell’apposita stufetta.
Se non si sono raggiunti i due terzi dei voti per un singolo cardinale allora la votazione va ripetuta immediatamente. Fortunatamente per i cardinali, durante le successive votazioni si evita di ripetere il giuramento e il tutto è molto meno “rituale” e più veloce.
Proclamazione del nuovo pontefice
Se come visto si arriva ad un cardinale che raggiunge i voti di almeno due terzi dei votanti allora il maestro delle celebrazioni liturgiche si rivolge all’eletto dicendo:
« Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem? » | « Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice? » |
e, a risposta affermativa, chiede ancora:
« Quo nomine vis vocari? » | « Come vuoi essere chiamato? » |
A questo punto il cardinale scegli il suo nome pontificale che è in pratica un nome proprio seguito da una numerazione in base a quanti papi hanno precedentemente scelto quello stesso nome.
La Stanza delle lacrime
Una volta eletto il nuovo papa si reca nella sacrestia della Cappella Sistina dove indossa per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico.
E’ chiamata la stanza delle lacrime proprio perché il neoeletto, ora lasciato solo, ha modo di sfogare piangendo la propria felicità e l’assunzione dell’enorme responsabilità acquisita con l’elezione.
I paramenti papali sono presenti in tre diverse misure, per cercare di coprire ogni possibile “taglia papale”.
Famosa in proposito è la vicenda del neo-eletto Giovanni XXIII, pontefice piuttosto robusto, per adattare al quale gli abiti della taglia più ampia fu necessario tagliarli ampiamente e poi fermarli con spille da balia.
A questo punto seguono altri canti e letture da parte del nuovo papa verso i suoi cardinali elettori (ossequio dei cardinali) fino a quando si arriva alla chiusura e conclusione del conclave: il papa è stato ufficialmente eletto.
Habemus papam
Il Cardinale protodiacono si affaccia dalla loggia della Basilica di San Pietro e dà l’annuncio della nuova elezione con l’Habemus papam:
« Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam! Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum (nome dell’eletto in accusativo latino), Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem (cognome dell’eletto non tradotto in latino), qui sibi nomen imposuit (nome pontificale in genitivo latino, seguito dall’eventuale aggettivo numerale ordinale). » |
« Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa! L’eminentissimo e reverendissimo Signore Signor (nome dell’eletto), Cardinale (cognome dell’eletto) di Santa Romana Chiesa, il quale si è imposto il nome di (nome pontificale). » |
A questo punto compare il nuovo pontefice con la sua croce astile e impartisce la solenne benedizione Urbi et Orbi.
Fino all’elezione di papa Giovanni Paolo II non era consuetudine che il nuovo pontefice pronunciasse le sue prime parole alla folla riunita in Piazza San Pietro prima della benedizione; già papa Giovanni Paolo I avrebbe voluto parlare alla piazza, ma il cerimoniere glielo negò, facendogli notare che ciò non era previsto dal cerimoniale e dalla tradizione.
- Il Conclave (wikipedia.it)
- Cardinali elettori (wikipedia.it)
- visual.ly/conclave (visual.ly)