“Lòm a Merz”: fuochi magici propiziatori

Lom a Merz

Un’antica usanza delle campagne di cui forse avrete già sentito parlare perché tuttora allegramente rievocata nelle aie e nei campi di molti Comuni della Romagna.

Negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre di marzo si svolge il rito di “fare lume a marzo”, anche conosciuto come “fare lume al grano”. In romagnolo, il “Lòm a Merz”, oggi un modo di custodire un rito antico.

All’imbrunire delle giornate si illuminavano le campagne con scoppiettanti fuochi nei campi

All’imbrunire delle giornate si illuminavano le campagne con scoppiettanti fuochi nei campi (“fugarén”) per festeggiare il mese di marzo che porta la primavera.
Il significato di questa rustica celebrazione contadina voleva essere quello di segnare la fine dell’inverno e “rischiarare la strada” per l’arrivo della buona stagione.

Tradizionalmente i fanciulli accendevano i falò con paglia, strame, resti di potature o altro materiale combustibile e vi si riunivano intorno cantando e recitando formule propiziatorie di buon auspicio per la campagna ed il raccolto e, secondo qualche testimonianza, per conservare la vista.

Ecco una versione dialettale della filastrocca recitata:

Lom lom a Marz
Ogni spiga fazza un Barch,
un Barch, un Barcharol,
ogni spiga trè Quartarol

Lume, lume a marzo,
ogni spiga faccia un barco,
un barco, un barcarola,
una spiga tre quartaroli.

Tratta da una circolare della pieve di San Pietro in Campiano indirizzata al Podestà di Ravenna 6 agosto 1811.

Un canto ben augurale per un abbondante raccolto nell’auspicio che da una spiga di grano si possa riempiere un sacco.

L’origine del “Lòm a Merz” si perde al tempo dei riti pagani

L’origine del “Lòm a Merz” si perde al tempo dei riti pagani, le innocenti funzioni che i nostri avi praticavano per onorare e invocare la protezione di Cerere e di Bacco sfociavano in feste di coinvolgente allegrezza.

Inoltre al tempo degli antichi romani quei fuochi ricalcavano probabilmente la fine dell’anno vecchio e l’avvento di quello nuovo, bruciavano il tempo passato purificando così l’avvento di quello imminente: fino al 153 a. C. l’anno iniziava infatti il primo di marzo.

“Lòm a merz” è un appuntamento del folclore che ai giorni nostri è occasione di ritrovo, intorno alla “fugaréna”, per spettacoli, balli, cantastorie, degustazioni di vini e piatti tipici della tradizione.

C’è qualche tradizione simile di inizio primavera nella vostra zona?

 

 

Fonti

  • “Tradizioni popolari nella Romagna dell’Ottocento” a cura di Brunella Garavini, Editrice La Mandragora, sesto volume della collana a cura dell’Associazione “Istituto Friedrich Schürr”.
    Il volume raccoglie circolari compilate nel 1811 da prefetti, podestà e parroci circa usi e costumi rurali del Dipartimento del Rubicone durante il periodo napoleonico.
  • Lòm a Merz (emiliaromagnaturismo.it)
  • Folclore romagnolo (wikipedia.it)
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