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Norton I, imperatore degli Stati Uniti d’America e Protettore del Messico

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Sistemando alcuni fumetti, in conseguenza dello strabordare della mensola, mi è capitato di rileggere un vecchio numero di Sandman, di Neil Gaiman. L’episodio in questione si intitola “Three Septembers and a January” e racconta una storia curiosa, a tratti surreale ma indubbiamente affascinante, su cui mi ero ripromesso di indagare.

Nella seconda metà del XIX secolo, a San Francisco, un uomo probabilmente con qualche rotella fuori posto, sicuramente eccentrico, si dichiarò primo (e a tutt’oggi unico) Imperatore degli Stati Uniti d’America e protettore del Messico: era Joshua Abraham Norton.

L’imperatore Norton è ormai una figura parte del folklore e delle tradizioni della città di San Francisco, ridotto però quasi ad una macchietta o semplice curiosità per turisti. Oggi la maggior parte delle persone probabilmente si immagina un povero vecchio senzatetto, in abiti sgargianti, che andava in giro accompagnato da un paio di cani pulciosi blaterando di sciogliere il Congresso e di erigere ponti.

Ma Norton I non era un qualsiasi “scemo del villaggio” che in genere la gente tollera, asseconda o a volte impara addirittura ad amare.

Se non fosse stato per la sua assurda convinzione di essere Imperatore (ok, è un SE grosso come la Reggia di Versaille, ma concedetemelo) si potrebbe quasi considerare un “attivista politico”, che recepì, con alcuni dei suoi proclami, reali necessità della popolazione e a volte addirittura anticipò soluzioni che i legittimi governanti riconobbero solo molti anni dopo.

L’articolo è piuttosto lungo ma ho preferito non spezzarlo in due, munitevi di una buona dose di pazienza ed assicuratevi di aver controllato il tempo di lettura in alto. Buona lettura!

 

Le origini

joshua_nortonIn seguito noto come Imperatore Norton I, il nostro buon Joshua era di famiglia ebrea, nato probabilmente a Londra intorno al 1818 (le fonti sono discordi e Norton è un cognome piuttosto comune in Inghilterra) ed emigrato praticamente in fasce in Sud Africa.

Il padre, John, era uno dei pilastri della comunità di coloni inglesi che si insediarono ad Algoa Bay e contribuì in seguito alla fondazione di Port Elisabeth. La madre, Sarah, era figlia di un mercante di successo.

Nel 1841 i Norton si trasferirono a Città del Capo ed il giovane Joshua decise di mettersi in proprio. Purtroppo la sua avventura imprenditoriale durò poco, tant’è che nel giro di un annetto e mezzo finì in bancarotta. Certo che se il buon giorno si vede dal mattino…

Il nostro futuro imperatore dovette quindi tornare a lavorare come commesso nell’azienda di forniture marittime del padre, a cui gli affari andavano bene, e meditare sugli errori che aveva commesso prima di imbarcarsi in una nuova avventura. Opportunità che non tardò a presentarsi.

Nel 1848 Joshua si ritrovò unico erede della fortuna di famiglia (madre, padre, una sorella e due fratelli tutti morti nel giro di 7 anni… un’ecatombe!), stimata in circa 40000 dollari. Cosa farne di tutto quel denaro? Quello che ogni persona sana di mente avrebbe fatto, ovvero cercare di moltiplicarlo.

L’ascesa e il successo

478px-California_Gold_Rush_handbillFu così che nel 1849 sbarca in California, a San Francisco, come centinaia di migliaia di altre persone provenienti da tutto il mondo, attirato lì dalle opportunità di ricchezza promesse dalla Corsa all’Oro. Solo che il nostro non aveva la minima intenzione di spaccarsi la schiena setacciando i fiumi o scavando nelle dure colline della Sierra Nevada. Decise invece di investire nel settore immobiliare e dei servizi, sfruttando quindi le necessità del costante fiume di varia umanità che si riversava in città dai quattro angoli del pianeta.

E chiamalo scemo!

Fondò così la sua compagnia, Joshua Norton & Company General Merchants, e comprò una nave abbandonata da utilizzare per conservare le sue merci e/o affittare come deposito di stoccaggio ad altri, uso piuttosto comune per le navi in quel periodo, visto che gli equipaggi si erano in gran parte dedicati interamente alla ricerca dell’oro nell’entroterra.

Nel 1851 la sede della sua compagnia bruciò (un bel cornetto portafortuna no, eh?!) ma gli affari gli andavano così bene che non fu un problema trasferirsi, acquisendo una sede in un edificio molto più “importante” che ospitava addirittura gli uffici del Consolato Britannico. Ormai Joshua era un importante uomo d’affari, anche abbastanza “ammanicato” con l’imprenditoria e l’elite sociale di San Francisco, nonchè membro di una loggia massonica.

La caduta e l’esilio

Si è stimato che nel 1852 il patrimonio di Norton ammontasse a circa 250000 dollari, al cambio attuale potremmo dire circa 5 milioni. Non male, vero?! Come farà quindi a ridursi praticamente alla povertà nel giro di una manciata di anni? Tutta colpa del riso.

In quegli anni la California era piena zeppa di cinesi. E cosa mangiavano i cinesi? Ok, sarà uno stereotipo razziale e di certo non è che lo mangiassero solo loro, ma le quantità di riso esportate dalla Cina in California erano immense. Purtroppo una carestia nella Grande Terra dei pandaren noodles Mandarini arresta il flusso continuo di rifornimenti verso l’America e il prezzo del riso schizza da 4 centesimi alla libbra fino a 36.

Nel bel mezzo di questa carestia di riso a Norton si presentò l’opportunità di comprare un carico proveniente dal Perù, imbarcato su una nave chiamata “The Glyde”, che era appena arrivata nel porto di San Francisco. Il prezzo era decisamente conveniente, solo 12,5 centesimi alla libbra. Considerato il prezzo al dettaglio, Norton si lasciò convincere a stipulare un contratto per tutto il carico, sicuro di poterci guadagnare.

8915177-sacco-di-riso-su-sfondo-biancoPurtroppo per lui, non solo di lì a poche settimane sarebbe arrivata dal Perù praticamente un’intera flotta mercantile carica di riso, ma quello da lui comprato era anche di qualità decisamente inferiore. A seguito dei rifornimenti peruviani il riso calò di prezzo nuovamente, addirittura tale era la quantità arrivata dal sud america che scese fino a 3 centesimi alla libbra. E Norton non riuscì a venderne un’oncia.

Cercò di rifarsi delle perdite intentando causa ai mercanti con cui aveva stipulato il contratto, accusandoli di avergli venduto una partita di riso di qualità inferiore al campione mostratogli. Ma sebbene i primi gradi di giudizio dessero ragione a lui, nel 1855 la Corte suprema della California, in ultima istanza, si pronunciò a favore della controparte condannandolo a pagare le spese legali sostenute negli anni, che non erano proprio una bazzecola.

Come non fosse abbastanza, proprio in quegli anni la Corsa all’Oro poteva considerarsi conclusa, il mare di gente concentratosi negli anni a San Francisco si era pian piano disperso, il mercato ristagnava e gli affari erano praticamente fermi. Le banche bussarono alla porta di Norton per riscuotere debiti e ipoteche praticamente tutte insieme, essendo anche loro in cattive acque, ed il suo patrimonio svanì nel giro di pochissimo tempo costringendolo a dichiarare bancarotta.

Si allontanò dalla città in una specie di esilio volontario, praticamente senza più un soldo.

The “Emperor” strikes back*

*Non ho saputo resistere… abbiate pietà del mio senso dell’umorismo, ha battuto la testa da piccolo.

Nel 1859, alle soglie della Guerra di Secessione Americana e con il paese già in tumulto, Joshua tornò in città, con le idee ben chiare su cosa fare. Anche se forse un “pelino” sopra le righe…

At the peremptory request and desire of a large majority of the citizens of these United States, I, Joshua Norton, formerly of Algoa Bay, Cape of Good Hope, and now for the last 9 years and 10 months past of S. F., Cal., declare and proclaim myself Emperor of these U. S.; and in virtue of the authority thereby in me vested, do hereby order and direct the representatives of the different States of the Union to assemble in Musical Hall, of this city, on the 1st day of Feb. next, then and there to make such alterations in the existing laws of the Union as may ameliorate the evils under which the country is laboring, and thereby cause confidence to exist, both at home and abroad, in our stability and integrity.

NORTON I, Emperor of the United States

Al solito, la traduzione in spoiler

[spoiler]A perentoria richiesta e desiderio di una larga maggioranza di questi Stati Uniti, io, Joshua Norton, un tempo cittadino di Algoa Bay, Capo di Buona Speranza, e oggi e per gli ultimi scorsi 9 anni e 10 mesi cittadino di San Francisco, California, dichiaro e proclamo me stesso Imperatore di questi Stati Uniti; e in virtù dell’autorità in tal modo acquisita, con la presente ordino ai rappresentati dei diversi Stati dell’unione di riunirsi in assemblea presso il Music Hall di questa città, in data primo Febbraio prossimo venturo, e lì procedere alla modifica delle leggi esistenti dell’Unione al fine di correggere i mali sotto i quali questa nazione si trova ad operare, e in tal modo ripristinare la fiducia, sia in patria che all’estero, nell’esistenza della nostra stabilità e integrità.

Norton I, imperatore degli Stati Uniti[/spoiler]

Il 17 settembre di quell’anno il buon Norton portò diverse copie di questo comunicato a tutti i principali giornali di San Francisco, che lo ignorarono bellamente. Tutti tranne il San Francisco Evening Bulletin, che invece pubblicò il suo proclama, con intenti satirici o forse semplicemente per tappare qualche buco, in un articolo dal titolo “Have We An Emperor Among Us?” (trad. “Abbiamo un imperatore tra noi?”).

Fu allora che iniziò “ufficialmente” il regno di Norton I.

L’imperatore ed il Congresso

nortprocMeno di un mese dopo la sua auto-proclamazione, l’illuminato sovrano degli Stati Uniti pensò bene di sciogliere il Congresso, covo di serpi egoiste e corrotte che facevano solo i propri interessi, schierate in fazioni perennemente in lotta tra loro senza pensare a ciò che era meglio per la nazione. Col senno di poi, magari a dargli retta si evitavano la guerra civile, vai a sapere… :troll:

Ah, e già che c’era, un paio di settimane dopo abolì anche la Corte Suprema della California, ma lì fu magari una questione meno ragionata ed un (bel) po’ più personale.

Quando nei primi mesi del 1860 il Congresso si riunì a Washington, in aperta violazione del suo precedente proclama, Norton I ne fu alquanto irritato. Ordinò quindi al Comandante in Capo dell’esercito di provvedere… peccato che il Generale Scott, a cui si rivolse con la sua ordinanza, non ricoprisse più quel ruolo da circa 15 anni.

Ora, io vorrei andare avanti e non soffermarmi troppo sui dettagli, ma quest’uomo era davvero una calamita/catalizzatore di sfiga. Nel suo primo proclama aveva convocato un’assemblea per il 1° Febbraio presso la Music Hall, ricordate? Bene, lo aveva riconfermato anche all’atto dello scioglimento del Congresso, ribadendo l’importanza dell’incontro per il bene della nazione. E ditemi, secondo voi, cosa si andò ad incendiare giusto 5 giorni prima della fatidica data… esatto! La Music Hall fu ridotta ad un bel mucchietto di cenere. La fortuna sarà anche cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.

“We are certain that nothing will save the nation from utter ruin except an absolute monarchy under the supervision and authority of an independent Emperor.”

Norton spostò quindi l’incontro al 5 Febbraio, in una diversa struttura. Il Bulletin, ormai diventato praticamente il suo organo di stampa ufficiale, continuò a cavalcare l’onda della sua crescente “popolarità” arrivando a consigliare ai suoi lettori di partecipare all’incontro e di recarsi sul posto di buon ora per trovare posto. Come era però facile prevedere il giorno stabilito nessuno si presentò, ma l’imperatore non si fece abbattere e il Bulletin pubblicò interamente il suo discorso, in cui si affrontavano con estrema lucidità i problemi della nazione, incluso il dibattito sulla schiavitù.

Nel luglio di quello stesso anno Norton I decise che era meglio mettere bene in chiaro le cose, abolendo la Repubblica e dichiarando la Monarchia Assoluta.

[spoiler] trad. “Siamo sicuri che niente possa salvare la nazione dalla totale rovina eccetto una monarchia assoluta sotto la supervisione e l’autorità di un Imperatore indipendente.[/spoiler]

 

Per buona parte del suo “regno” Norton lottò contro il potere costituito e gli organi governativi legittimamente eletti nel vano tentativo di vedere riconosciuta la sua carica. Nel 1862 arrivò addirittura ad ordinare alla Chiesa Cattolica e a quella Protestante di nominarlo pubblicamente Imperatore. Però col passare del tempo dovette, anche se con una certa riluttanza, permettere al Congresso di esistere anche senza il suo permesso e concentrare i suoi sforzi altrove, sia politicamente che socialmente.

Ad esempio, nel 1863, in conseguenza dell’invasione del Messico da parte di Napoleone III, si sentì in dovere di assumerne la protezione, divenendo quindi Norton I, Imperatore degli Stati Uniti d’America e Protettore del Messico.

Popolarità mediatica

Mentre l’Evening Bulletin si mantenne sempre fedele al suo imperatore, pubblicando solo i proclami originali, redatti da Norton stesso, altri non furono così professionali. Non era infatti raro all’epoca che in una città ci fossero diverse testate giornalistiche a contendersi il mercato ed una storia come quella era una vera e propria gallina dalle uova d’oro.

Albert Evans, editor per il Daily Alta California, ad esempio non si fece scrupoli a pubblicare dei veri e propri falsi, attribuendoli a Norton. Mentre infatti i proclami “originali” avevano comunque un certo stile ed una coerenza logica di fondo (una volta che si dava per buono l’assunto che lui fosse imperatore degli Stati uniti), quelli fasulli erano solo dichiarazioni astruse, a volte sgrammaticate, pubblicate per suscitare ilarità ed incredulità. Altri addirittura sfruttavano la fama di Norton per sostenere o, viceversa, infangare una certa parte politica.

300px-Bummerandlazarus2Un giornalista del Daily Morning Call, Samuel Langhorne Clemens (meglio noto in futuro con lo pseudonimo di Mark Twain), provava per lui una certa simpatia e spesso ne parlava con affetto e profondo rispetto nei suoi articoli. Compose anche un’elegia in occasione della morte di Bummer, famoso randagio di San Francisco considerato, probabilmente a torto, uno dei cani dell’imperatore. In seguito modellò il personaggio del Re, ne Le avventure di Huckleberry Finn proprio sulla figura di Norton.

Nel 1861 una compagnia teatrale mise in scena uno spettacolo intitolato Norton the First ed invitò l’imperatore alla prima, riservandogli uno dei posti migliori e tributandogli tutti gli onori, fanfare e tappeto rosso compresi. Vista quindi la sua popolarità in crescente ascesa divenne prassi comune ospitare il sedicente re gratuitamente, ma raramente più di una volta, o semplicemente sfruttare il suo nome, anche a sua insaputa, per farsi pubblicità. Iniziarono a comparire un po’ ovunque targhette e sigilli che certificavano l’approvazione dell’Imperatore Norton per un certo locale o una data mercanzia.

Il sedicente Imperatore divenne così popolare che quando nel 1867 fu arrestato da un poliziotto, Armand Barbier, inizialmente per vagabondaggio ed in seguito per pazzia, si sfiorò la rivolta cittadina. I giornali denunciarono la cosa e ci furono diverse manifestazioni di solidarietà in suo favore, costringendo il capo della polizia Patrick Crowley a rilasciare Norton con le più sentite scuse. Da allora in poi tutti i poliziotti di San Francisco nell’incrociare Norton per la strada gli avrebbero sempre fatto il saluto.

Ma la fama di Norton non rimase confinata alla sola San Francisco e si diffuse in tutta la nazione e addirittura nel mondo. Tant’è che quando nel 1876 Dom Pedro II, imperatore del Brasile, venne in visita a San Francisco volle incontrare l’Imperatore degli Stati uniti. Ebbero un colloquio privato di più di un’ora in una suite riservata e non ci è dato sapere se Dom Pedro fosse consapevole o meno che gli Stati Uniti non avessero un imperatore, ma è un chiaro indizio di quanto fosse famoso all’epoca il buon Norton.

Diverse città tentarono di “rubarlo” a San Francisco, ma l’Imperatore era molto affezionato alla sua patria di adozione. Tanto da arrivare a sanzionare con pesanti pene pecuniarie chi storpiava il nome della sua amata città in Frisco, nomignolo nato all’epoca e tutt’ora usato. In un editto del 1872 si prevedeva infatti un’ammenda fino a 25 dollari, per vilipendio, a carico di chi fosse stato colto ad usare tale inelegante storpiatura.

Vita da Imperatore

Da quando aveva fatto ritorno in città, Norton viveva della gentilezza di ex soci d’affari e vecchi e nuovi amici, era magro fino alle ossa e vestiva praticamente solo di vecchie uniformi militari donategli dal locale presidio dell’esercito, riadattate alla meno peggio per assecondare le sue “regali” esigenze. Accettava l’elemosina di amici e conoscenti, al massimo una cinquantina di centesimi a testa, riferendosi a tale somma come ad una tassa per l’impero, per salvare la faccia e la sua dignità, tenendone rigorosamente nota su di un quadernetto. Ad un certo punto iniziò anche ad emettere una propria “moneta”, anche se in realtà erano più delle specie di note di credito, che però venivano accettate regolarmente in città e divennero in seguito molto richieste dai turisti come souvenir.

nortonmoney

Nel 1870 l’ufficio per il censimento degli Stati Uniti registrò Norton presso l’appartamento dove affittava una camera e nella colonna “occupazione” fu scritto “imperatore”. Quando però si arrivò a quella relativa al diritto di voto gli fu negato e come giustificazione si optò per barrare semplicemente la casella “pazzo”.

Norton aveva una routine giornaliera molto regolare. Non mancò mai di pagare la retta della sua camera (che volle sempre pagare quotidianamente) e si tenne sempre costantemente aggiornato, leggendo i giornali consultabili gratuitamente nelle hall dei vari hotel in città. Passeggiava, con un’aria regale e serena, fermandosi a conversare amabilmente con chiunque gli rivolgesse la parola dimostrandosi sempre molto arguto e razionale, eccetto riguardo se stesso e la sua carica di imperatore. Era noto inoltre come ottimo giocatore di scacchi.

Si accompagnava spesso ad un cinese, Ah How, che alcuni giornali arrivarono a definire il suo Gran Ciambellano. Si dimostrò molto progressista in questo e aborrì sempre il trattamento apertamente razzista che veniva riservato ai cinesi e ad altre minoranze etniche in quegli anni. Uno degli episodi più noti della sua vita riguarda proprio una violenta manifestazione anti-cinese, cosa piuttosto comune a cavallo del 1870 a San Francisco, quando si fece largo tra la folla per difendere i diritti delle minoranze sostenendo che non importasse il colore della pelle poiché siamo tutti uguali dinanzi a Dio.

Proprio riguardo la religione ebbe una posizione molto “democratica”. In qualità di imperatore riteneva fosse uno dei suoi obblighi dare il buon esempio e incoraggiare la moralità, ragion per cui si recava regolarmente in diverse chiese di diverse fedi. Una domenica presso la chiesa Cattolica di St. Mary, la successiva presso la Prima Chiesa Unitaria, il sabato seguente al Tempio di Emanu-El. Quando gli fu chiesto il perché di questa “rotazione” lui disse candidamente che lo faceva per evitare gelosie. Negli anni caldi della guerra civile anche la religione si era divisa in fazioni e Norton disprezzò apertamente le “prediche politiche” che molti ministri di fede tenevano nelle proprie chiese a favore di una fazione o dell’altra.

Visionario, eccentrico o semplicemente matto?

3159309524_93011c1e2cPer spostarsi in città e compiere le sue “ispezioni imperiali”, cui si dedicava con una certa solerzia, utilizzava il famosissimo sistema tranviario di San Francisco. Vi viaggiava gratis grazie ad una sorta di pass vitalizio che gli era stato rilasciato da Leland Stanford, Presidente della Central Pacific Railroad, per evitare che venisse trattato come un passeggero a scrocco. Purtroppo il pass non copriva proprio tutta la rete dei trasporti e quando l’imperatore tentò di imbarcarsi su un traghetto per Sacramento, nel 1866, fu molto sorpreso di vedersi negare l’accesso in quanto sprovvisto di biglietto.

Forse proprio in virtù del suo stile di vita, che lo portava a spostarsi per la città e sondarne gli umori e le necessità, ebbe una grande intuizione. Nel 1869 era stata finalmente completata la First Transcontinental Railroad, il cui terminale ovest era ad Oakland, sul lato opposto della baia rispetto a San Francisco. Si venne così a creare un flusso di persone e merci non indifferente che però era costretto a costeggiare tutta la baia per spostarsi verso San Francisco. Ma l’imperatore, con un proclama del 1872, fornì la soluzione: un ponte sospeso e/o un tunnel sottomarino. Alla fine furono realizzati entrambi, quindi almeno uno dei suoi proclami possiamo considerarlo pienamente recepito.

[spoiler]Dopo il terremoto del 1989 il Bay Bridge subì pesanti danni e venne in parte ricostruito. La città di San Francisco propose ed approvò una mozione per intitolare il nuovo tratto del ponte in memoria di Norton I, ma la municipalità di Oakland purtroppo respinse l’idea.[/spoiler]

 

C’era inoltre una qual certa ironia nel nome che si scelse come imperatore. Decise infatti, differentemente da ogni altra testa coronata, di usare il suo cognome e non il nome. Dall’auto-proclamazione in poi non si riferì mai più a se stesso come Joshua. Era infatti convinto, anche se lo rivelò solo a pochi intimi, di essere di sangue reale, di discendenza borbonica, e di essere stato affidato in fasce ai Norton per proteggerlo da eventuali assassini. Da qui la scelta di adottare il cognome del padre adottivo, come gesto di rispetto per l’uomo che lo aveva allevato ed amato come fosse figlio suo. Quando gli venne fatto notare di essere pazzo, rispose con una scrollata di spalle: “and so do a good many others” (trad. “e così lo è tanta altra gente”).

Il Re è morto

La sera dell’8 Gennaio 1880, sotto una fredda pioggia scrosciante, Norton I, Imperatore degli stati Uniti e Protettore del Messico si accasciò a terra, per strada, mentre si stava recando al dibattito mensile della Hastings Society all’Accademia di Scienze Naturali. I suoi 21 anni di regno finirono sul ciglio della strada, in attesa di soccorsi che arrivarono troppo tardi. Il corpo fu trasportato all’obitorio.

Aveva in tasca pochi dollari, diverse note di credito, datate al 1890, da sostituire a quelle che scadevano proprio in quel mese (che non avrebbe ovviamente potuto onorare) e alcuni telegrammi. Tra i telegrammi ce n’erano uno dello Zar di Russia che si congratulava con lui per il futuro matrimonio con la Regina Vittoria e un altro da parte del presidente francese che invece lo invitava a desistere, malgrado capisse la sua volontà di riunificare Stati Uniti e Gran Bretagna, perché non sarebbe venuto nulla di buono dal matrimonio con quella donna. I telegrammi erano ovviamente dei falsi, scritti da persone che si divertivano a spese dell’imperatore.

An emperor without enemies, a king without a kingdom, supported in life by the willing tribute of a free people

Il giorno dopo i giornali di tutto il paese dedicavano uno spazio alla notizia della sua morte, esprimendo un cordoglio pari a quello che solo la scomparsa di un amato sovrano avrebbe potuto generare. I più prodighi furono ovviamente i giornali di San Francisco, dove addirittura il discorso di insediamento del nuovo governatore della California passò in secondo piano, con un misero trafiletto di poche righe.

[spoiler]trad. “Un imperatore senza nemici, un re senza regno, supportato in vita dal volontario tributo di un popolo libero”[/spoiler]

 

766_119906277353La notizia si diffuse in fretta e almeno 10000 persone, dai ricchi uomini d’affari ai barboni e senzatetto, si recarono all’obitorio per rendere omaggio alla salma. James Eastland, Presidente del Pacific Club ed ex confratello della stessa loggia massonica di Norton, non sopportando che il suo amico finisse in una povera tomba senza nome, raccolse i fondi per un funerale degno di un vero imperatore e lo fece seppellire nel Cimitero Massonico. Il corteo funebre verso il cimitero si dice fosse lungo addirittura due miglia. Alcune fonti riportano lo straordinario tempismo con cui, proprio al momento di riporre la salma nella tomba, il cielo si oscurò per un’eclissi totale di sole.

Nel 1934 tutti i cimiteri in area urbana furono chiusi. La salma fu riesumata e spostata nel Woodlawn Cemetery di Colma, dove si trova tutt’ora, in una tomba segnata da una grande lapide .

 

 

Fonti:

Joshua A. Norton – wikipedia italiana

Emperor Norton – wikipedia inglese

Joshua A. Norton – Virtual museum of the city of San Francisco

Emperor Norton – Encyclopedia of San Francisco

 

Approfondimenti:

Emperor Norton in popular culture

www.emperornorton.net

 

 

 

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