[title]Premessa[/title]
Visto che non vivo più nel paese del Bengodi, ma nell'”avanzatissima” Turchia (precisamente in quel di Istanbul), l’atteso (?) nuovo film dei fratelli Wachowski me lo sono puppato più di una settimana fa.
Eccomi qui, dunque, alla mia prima prova da autore che regalo a voi [del]segaioli[/del] esimi lettori di LN…quindi trattatemi bene che se no mi prendo il pallone e non giocate più! #sapevatelo
[title]Sinossi[/title]
[quote]Un viaggiatore riluttante attraversa il Pacifico nel 1850; un compositore diseredato che vive un esistenza precaria tra le due guerre in Belgio; un nobile giornalista nella California governata da Reagan; un vanitoso editore in fuga dai suoi creditori malavitosi; un geneticamente modificato “servitore di cene” nel braccio della morte, e Zachry, un giovane delle isole del Pacifico che assiste al tramonto della scienza e della civiltà. Sei storie ambientate in momenti e posti diversi che si intrinsecano l’uno con l’altra[/quote]
[title]Il Film[/title]
Cloud Atlas (L’atlante delle nuvole), è un libro complesso: tanto alte le aspirazioni dell’autore David Mitchell nell’intento di regalare al lettore una visione del mondo e dell’umanità che molto deve alle filosofie e religioni orientali, quanto intricata la struttura del romanzo stesso, intessuto intorno alle storie di sei differenti protagonisti in diverse epoche, impegnati a districarsi all’interno di situazioni tra loro eterogenee ma con un filo conduttore che viene scoperto a poco a poco.
I fratelli Wachowski, nel costruire la sceneggiatura del film, non sono stati da meno, rimanendo fedeli tanto al romanzo quanto alle sue aspirazioni: raccontarne la trama , seppur nelle sue linee generali, diventa dunque operazione complessa e tutto sommato superflua.
L’obiettivo della “[i]Nave Spaziale Wachowski[/i]”, a parere di chi scrive riuscito appieno, è mostrare un mondo interconnesso, dove le azioni dei protagonisti, le loro scelte, le loro aspirazioni non sono semplicemente frutto del libero arbitrio e quindi relegate ad una sfera personalizzata e intimistica, quanto il risultato di una evoluzione, di un percorso dell’umanità, con i suoi cicli che si ripetono e con le conseguenze di ogni singolo evento che si ripercuotono nelle successive epoche e generazioni. Ogni uomo NON è un’isola, si potrebbe dire.
Se già nei lavori precedenti (Matrix e V per Vendetta, parlando di sceneggiatura), un certo gusto per l’ambizione di raccontare una filosofia di vita era intellegibile nei lavori del duo, Cloud Atlas si spoglia del tutto di quel piacere al riferimento alla “cultura pop“ (si pensi a Speed Racer), come della velleità di cinema hollywoodiano fatto di azione e di montaggi serrati, lasciando allo spettatore una pellicola difficile, ma proprio per questo di grande soddisfazione, da un punto di vista sia contenutistico che puramente tecnico.
Azzeccata la scelta di affidare diversi ruoli agli stessi attori, nelle diverse storie raccontate: talvolta protagonisti delle singole trame, talvolta semplici comparse: tramite questo espediente si crea una continuità che rafforza ancora di più l’idea di interconnessione e continuità alla base del film, valorizzando poi le prove attoriali dei singoli interpreti, su tutti un Tom Hanks in grande forma in ogni sua interpretazione e un Jim Broadbent spassoso quando interpreta l’editore Timoty Cavendish.
[title]Commento Finale[/title]
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Forte della grandissima capacità visionaria e scenografica dei due fratelli, già dimostrata nei loro lavori precedenti e qui confermata qualora ce ne fosse stato bisogno, Cloud Atlas è un film che non ci da risposte sulla vita o sul suo significato, ma che mette invece gli spettatori di fronte alla riflessione sulla necessità di vivere le loro vite tenendo conto di come queste siano profondamente integrate non solo con le persone che le circondano, ma con quelle di chi li ha preceduti e di chi verrà dopo di loro, in qualche modo invitandoli a sentire una diversa e nuova responsabilità.
[dida]Un film non facile[/dida]Ed è questa sua grande ambizione che lo rende un film non facile, che richiede dedizione e sicuramente visioni successive, se si avrà la pazienza e la voglia di affrontare una inevitabile lentezza di alcuni passaggi e una durata non indifferente ma comunque congrua con la sua complessità.
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