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Se ti trovi in Inghilterra e per caso stai percorrendo la North Circular Road di Londra verso Southgate, probabilmente non noterai [b]niente[/b] di particolare. Non c’è nessun paesaggio suggestivo e niente che potrebbe attirare la tua attenzione, niente che potrebbe far pensare che lì qualcosa di importante sia successo. Invece là sorgeva l’Ace cafe, un locale che ha fatto la storia delle due ruote.
Questo locale apre nel ‘38 e all’inizio è soltanto un ritrovo per camionisti e gente insonne (era aperto 24 ore su 24) ma, dopo la seconda guerra mondiale [b]l’ACE Cafe diventa famoso[/b] tra i giovani londinesi.
Il motivo è facile da capire: i ragazzi di quegli anni sono stufi di pagare con la miseria per una guerra che non hanno deciso. Loro guidano grosse moto, ascoltano rock’n’roll, bevono, fumano,e si vestono come Marlon Brando nel film “il selvaggio”, col giubbotto di pelle e i jeans col risvolto.
È così forse che cominciò tutto, un gruppo di amici, accumunati dalla passione per le due ruote e il rock.
Peccato che per tirarsela con le ragazze e per dimostrare agli altri rocker quanto vali non bastano le parole. Dalle sfide di accelerazione al semaforo a trasformare le strade in un circuito improvvisato [b]il passo è breve[/b]. Per essere un vero duro avresti dovuto cimentarti nel giro dell’isolato a ritmo di rock, facendo partire un disco dal juke boxe e fare il circuito prima che il disco finisse. Ma comunque non sarebbe bastato. Per essere accettato non bastava vincere, dovevi far qualcosa che rimanesse impresso, una manovra spettacolare, come fare le curve di traverso, con la moto che sbacchetta a destra e sinistra, o salutare la calca di spettatori di queste gare clandestine prima di iniziare una staccata particolarmente impegnativa sperando che non fosse ancora arrivata la tua ora.
Se eri solo un motociclista della domenica era meglio non passare davanti al locale in sella a una moto. Altrimenti avresti dovuto dimostrare di essere uno di loro e accettare la sfida, perché solo così quelli dell’ACE Cafe ti avrebbero lasciato andar via sulla tua moto. E sulle tue gambe.
Non era esattamente il posto dove portare la famiglia a far merenda l’Ace Cafe.
Lì comandavano i rocker. Lì erano gli altri “i diversi”, i disadattati.
Finché sul finire degli anni ’60 intervengono dall’alto e la favola finisce. [b]Il gioco è andato troppo oltre[/b], ci hanno preso troppo la mano. Troppi figli e mariti restano a faccia in giù sull’ asfalto per l’eternità, per lasciar continuare una follia del genere.
Il locale è stato riaperto nel 1995 e nonostante ormai sia praticamente meta di pellegrinaggio per gli appassionati, dei tempi andati e dei rocker che si sfidavano è rimasta solo una cosa oltre al ricordo. Le loro moto.
[title]Le Cafè Racer.[/title]
Sono cambiate nel corso degli anni anche quelle. Dopo un “periodo buio” dove, con cafè racer i pistaioli indicavano chi usava la moto solo per andare al bar con gli amici, ora stanno ritornando in auge. Non hanno più quell’aria che avevano quando i rocker le portavano al limite, ma almeno il termine ora non viene più usato in tono dispregiativo.
Adesso sono sostanzialmente delle moto generalmente poco modificate a livello di motore, ma con ciclistica studiata a puntino, e a livello di estetica invece sono in puro stile retrò, coi cerchi a raggi e il codino corto, nella maggioranza dei casi monoposto e con le tabelle porta numero come si usava negli anni d’oro.
Ma quindi che moto usavano i rocker? Senz’altro personalizzate, modificate e alleggerite. Ma prima di tutto dovevano essere [b]inglesi[/b], con l’ unica eccezione fatta per le [b]Ducati[/b]. Nonostante tutta l’ammirazione dei rocker inglesi per i loro coetanei d’oltreoceano e per il lifestyle americano, le moto di Borgo Panigale erano le [b]uniche[/b] straniere accettate.
Sempre in questo periodo e contesto nasce l’ appellativo [i]cancelloveloce[/i]: le moto di serie inglesi di quegli anni erano tutto fuorché sportive, anzi i rocker le chiamavano (in modo tutt’altro che scherzoso) i cancelli, per quanto erano pesanti e dure da buttare giù in piega. Trasformate dai Rocker in cafe racer divenivano armi temibili e il pilota si poteva, se era bravo e la fortuna era dalla sua, guadagnarsi sul campo il soprannome [b]cancelloveloce[/b].
Visto che i soldi non è che avanzassero, spesso i rocker (che non dimentichiamoci venivano dalla classe operaia, e a quegli anni già solo comprare la moto costava mille sacrifici, figurarsi modificarla) la moto se la modificavano da soli.
Era necessario alleggerire, quindi, tutto quello che non era strettamente essenziale, prendeva il lancio. Ma anche personalizzare, perché la moto doveva essere [b]unica[/b].
Per Approfondire
– La cultura Cafè Racer (leganerd.com)