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E venne il giorno di IPv6


IPv6 Launch Hangout with Vint Cerf

What the fuck does the architect from the matrix do here?

Quello che vedete nel video sopra è Vint Cerf, praticamente uno degli inventori di Internet nonchè Chief Internet Evangelist di Google, che parla di IPv6.

Se non ve ne foste accorti ieri è stato il secondo World IPv6 Day, dopo quello del primo test nel 2011, un giorno che segna l’introduzione in servizio permanente di IPv6 da parte di importanti OTT (i cosiddetti Over The Top), ISP e produttori di apparati: Akamai, AT&T, Cisco, Comcast, D-Link, Facebook, Free Telecom, Google, Internode, KDDI, Limelight, Microsoft Bing, Time Warner Cable, XS4ALL, Yahoo!

This Time It is For Real

Gli obiettivi posti alle aziende sono i seguenti:
Per gli ISP: gli ISP partecipanti al World IPv6 Launch abiliteranno almeno l’1% dei propri utenti residenziali su linea fissa (ad es. ADSL) per permettergli di raggiungere i siti partecipanti utilizzando IPv6.
Per i produttori di apparati di rete: abiliteranno di default IPv6 sui propri prodotti per uso domestico.
Per le Web companies: abiliteranno IPv6 sui propri siti in modo permanente.

Questo segna un momento epocale per la Rete delle Reti, un passaggio dalla prima versione nata come rete della Difesa, poi per uso accademico e quindi diventata spina dorsale delle comunicazioni umane, alla versione veramente globale.

Molto sommariamente, se siete interessati ad approfondire non avete che da usare Google, ad oggi ciascun PC, telefono, server, router o qualsiasi cosa connessa in rete viene identificata da un indirizzo IP, (un numero di 4 byte, 32 bit, ad esempio espresso nella forma 127.0.0.1, 192.168.10.1 etc) che appunto identifica ciascun terminale e consente alla rete di instradare i singoli pacchetti contenenti le informazioni (pagine web, email etc) verso il terminale destinatario e viceversa.

Ovviamente la cosa è leggermente più complicata ma in estrema sintesi la versione attuale di IP, detta IPv4 (IP versione 4) consente di indirizzare circa 4.3 miliardi di terminali, numero che agli albori di Internet, primi anni ’80, sembrava esageratamente grande.

Anche per questo la gestione degli indirizzi non è stata particolarmente efficiente e sono stati assegnati blocchi di indirizzi a ciascun ente regionale che a sua volta li ha spezzattati in blocchi più piccoli da distribuire agli Internet Service Provider o alle grandi aziende e così via.

Questa inefficienza, sebbene compensata da innumerevoli stratagemmi (CIDR, NAT etc), unita all’esplosione dell’uso di Internet, ha portato all’esaurimento degli indirizzi IPv4, già conclamato da parecchio tempo, e alla creazione di IPv6, l’indirizzo IP del futuro (anche se in realtà è li che aspetta di essere seriamente preso in considerazione dal 2004).

IP version 6


Vint Cerf, Chief Internet Evangelist at Google, and a founding father of the Internet, discusses the next version of the Internet, IPv6, and why we need it.

When the Internet launched operationally in 1983, no one ever dreamed that there might be billions of devices and users trying to get online. But like a telephone network that is running out of phone numbers, the current Internet is running out of IP addresses, and if we don’t roll out Internet Protocol v6 (IPv6), we won’t have the room we need to grow and the Internet would become tangled, unsafe and unsustainable.

IPv6 rende disponibili 128 bit per gli indirizzi, pari a “3.4 seguito da 38 zeri” oppure “34 trilioni di trilioni di trilioni” possibili indirizzi…

E se anche questo sembra esagerato dobbiamo pensare che siamo 7 miliardi, che prima o poi, Maya permettendo, avremo un paio di Smartphone, un PC, un Router, uno smart-TV, un’auto che parla con la rete per trasmettere info sul proprio stato e ricevere info sul traffico, un frigo che cerca i prezzi migliori per la frutta che manca, un microonde che scarica le ricette dalla rete e via così, liberate la fantasia. Secondo uno studio di Ericsson nel 2020 ci saranno 50 miliardi di oggetti connessi in rete…

Ma IPv6 non si limita ad espandere il numero di utenti o terminali collegabili, introduce diverse innovazioni, maggiore efficienza (sebbene una certa complicazione nel routing, l’instradamento dei pacchetti) e miglioramenti nella gestione e nell’assegnazione degli indirizzi stessi, ad esempio svincolandoli dalla topologia della rete in cui si trova il terminale, permettendo di assegnare un blocco di indirizzi a ciascuna persona (uno per ogni dispositivo in suo possesso) etc.

Ad oggi sono pochi i servizi che usano IPv6 e la sua introduzione sarà graduale.

Come sempre in questi casi l’impatto di IPv6 sarà direttamente proporzionale alla consapevolezza nell’uso della rete: trasparente per l’utente nabbo, un mezzo casino per chi gestisce piccole reti, una rivoluzione copernicana per operatori e produttori di apparati e software di rete.

World IPv6 Launch della Internet Society
IPv6 su Wikipedia
IPv6 su Google
Test IPv6 per verificare la vostra situazione

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