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Space Invaders

Space Invaders

You are defeated. Instead of shooting where I was, you should have shot where I was going to be.

Il “lontano est”

All’inizio degli anni 50 il russo Michael Kogan decide di fondare una compagnia per l’importazione e la vendita di distributori automatici. L’azienda viene chiamata Taito (lontano est) poiché quello era il nome del quartiere dove si trovava. La Taito non fu da subito produttrice di videogiochi coin-op, ma si dedicò prima allo sviluppo di jukebox e di flipper, per poi approdare nel 1953 1973 al mondo dei videogiochi arcade.
Il primo titolo sviluppato degno di nota è Gun Fight, dove due giocatori impersonano due cowboy che si sfidano a duello, con uno stile di gioco similare al Pong di Atari, con i colpi sparati che rimbalzavano sulle pareti dello schermo di gioco.
Il gioco possedeva due controlli separati, un joystick ad otto direzioni per i movimenti del cowboy ed un paddle per orientare la pistola, inoltre fu il primo gioco di origine nipponica ad essere esportato negli stati uniti.

Fu nella primavera del 1978 che la Taito si rivolse alla Midway per la distribuzione di un nuovo gioco nel territorio statunitense; tale gioco era stato inizialmente creato al fine di “testare” i vari programmatori che arrivavano all’azienda. Alcuni videro nel titolo un sicuro successo, e decisero di convertirlo in un videogame per la grande massa e fu commercializzato in giappone dalla stessa Taito nonstante il malcelato scetticismo dei capi dell’azienda.
Il nome del gioco era “Space Invaders”.

Il boom inaspettato

I primi mesi di vita di Space Invaders non furono particolarmente radiosi, il gioco non andò particolarmente bene quando fu introdotto nelle sale giochi Giapponesi, anche se le cose cambiarono dopo i primi tre mesi, fu alla fine di questi che iniziarono a vedersi i primi segni di vita.
Dovette passare più di un anno perché il gioco fosse importato anche negli Stati Uniti, e all’epoca era già diventato un fenomeno senza precedenti: più di 100.000 unità erano presenti in tutto il territorio giapponese. Space Invaders veniva giocato da talmente tante persone che lo stato registrò una carenza di monete da 100 yen in circolazione, poiché queste erano tutte all’interno dei cabinati, e fu costretto a triplicarne la produzione per sopperire al fenomeno.

In 1978, Taito came out with Space Invaders in Japan. It was such an outrageous hit in Japan that many vegetable stores and other little stores would get rid of their vegetables and dedicate the whole store to Space Invaders. All told, worldwide, they say there were at least 300,000 Space Invaders games built, including counterfeit versions.
-Eddie Adlum

Nonostante il grande successo in patria, gli esecutivi della Taito pensavano che il tema del gioco, ovvero quello di difendere la terra da una invasione aliena, fosse troppo diverso rispetto agli altri giochi che tanto piacevano agli americani. Molti giochi, nel 1978, si basavano principalmente su corse di macchine, sport e guerra.

Il gioco

Space Invaders, per quei pochi che non lo sapessero (se siete fra questi andatevi a vedere il blog di Justin Bieber, che è meglio) segue uno schema molto semplice; il giocatore pilota una navicella sul fondo dello schermo che si può muovere solamente a destra e a sinistra. Nella parte alta dello schermo abbiamo un gruppo di alieni, in formazione rettagolare, lunga 8 colonne e profonda 5 righe. Questa “formazione” avanza verso il fondo della schermata, ad una velocità mano a mano crescente, quando gli alieni (ne basta anche uno soltanto) arrivano alla sopracitata zona il giocatore perde una vita.
Per potersi difendere il giocatore può sparare con la sua torretta agli alieni, dovendo però evitare anche i missili che vengono sparati da questi, il tutto potendosi riparare dietro quattro “basi” che però possono essere distrutte piuttosto facilmente dagli stessi alieni.
Distruggere una intera “ondata” di alieni garantiva 990 punti, mentre punti extra potevano essere ottenuti sparando alle navi più grosse che apparivano nella parte più alta dello schermo ad intervalli di 25 secondi.
Il gioco non aveva una fine, semplicemente si andava avanti sperando di essere il migliore giocatore della giornata, ed avere il proprio punteggio visibile nel famigerato high-score.
Esiste anche una specifica strategia per massimizzare il proprio punteggio, chiamata “Il trucco di Furrer”.

Questo trucco prende il nome dal suo ideatore, Eric Furrer, che lo usò per superare il precedente record, totalizzando in 38 ore e 37 minuti, 1.114.000 punti.
Il trucco si basa su due semplici passaggi: dopo 22 colpi sparati si deve aspettare la Nave del Mistero, distruggerla e guadagnare così 300 punti. Poi se ne sparano altri 14 e si riaspetta ancora la Nave del Mistero. E così via per ogni livello.

L’invasione americana

Dopo avere testato il gioco il vice presidente della Taito Americana Keith Egging capì immediatamente che avrebbe avuto anche un grosso successo neli USA e installò un prototipo in una location di testing segreta in Colorado, e fu proprio agli strepitosi risultati ottenuti che la Taito si convinse ad esportare il gioco anche in America.

I was exceptionally confident that it would do good in this country. I had just started with the company (Taito of America), and they thought I was a nut. I said we could sell tens of thousands, and they said, “You can’t sell that many.”
-Keith Egging, former vice president of project development, Taito of America

Il gioco sviluppato dalla Taito fu distribuito dalla Midway nell’Ottobre del 1978, e il pubblico americano se ne innamorò immediatamente e, nonstante le macchine venissero vendute alla non economica cifra di 1.700$ l’una, gli ordini arrivavano così velocemente che l’azienda si ritrovò ben presto incapace di soddisfare tutte le richieste. I proprietari delle sale arcade pagarono di buon grado la cifra richiesta per le macchine, visto che queste si ripagavano in un mese. Nei luoghi più frequentati una sola macchina riusciva a guadagnare dai 300$ ai 400$ dollari alla settimana.
Nell’arco di un anno la Midway costruì e vendette più di 60.000 cabinati di Space Invaders, ed all’improvviso i video games divennero l’oggetto più remunerativo che si potesse installare in un negozio.

Not too long after I opened the game room, Space Invaders came out. What a great game. That was the first time I saw a cash box that represented a significant portion of the cost of [buying] the game in anyone week. It was hard to believe that any game could capture the audience to the degree that it was capable of doing.I can remember only a few games that had that dynamic game-playing magnetism. You could probably count them on your fingers.
-Joel Hochberg

Non solo invasori

Nonostante Space Invaders ebbe il ruolo maggiore nel re-vitalizzare il mercato dei coin-op un altro gioco fu determinante in questo senso: Atari Football.
Il gioco ebbe molto successo principalmente grazie al suo innovativo controller, una trackball. In realtà l’idea del controller non venne ad Atari, ma fu copiata da un altro gioco di football, sempre della Taito, di cui fu comprata una copia e di cui ne fu imitato il comportamento.
Pochi giochi causarono danni fisici ai giocatori come Atari Football. In attacco era necessario controllare il quaterback e fare correre più velocemente i ricevitori, tutto questo, manco a dirlo, veniva fatto tramite gli “spin” forniti alla trackball. Più forti erano, maggior controllo e velocità si avevano.
In tutto il paese la gente iniziò ad avere vesciche su tutte le mani!

Se foste interessati a provare il gioco nella sua versione originale andate su questo sito: http://www.freespaceinvaders.org/

via Wikipedia IT | Wikipedia EN | Libro “The Ultimate History of Video Games

P.S. Ne approfitto per fare gli auguri di Pasqua a tutti i legaioli!!

[Classically Trained] è la rubrica a cura di @ilsologheo00, @papaincacchiato e @brandobrandi che tratta la storia dei videogiochi e delle console.

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