La corruzione nell’editoria videoludica

Frequentando community di videogiocatori ormai da quasi un decennio, ho affrontato la questione della corruzione nell’editoria videoludica un numero spropositato di volte. Avendo lavorato per circa 3 anni nell’ambiente come giornalista e avendo mantenuto i contatti con quell’ambiente anche successivamente per vari motivi, ho notato che la realtà dei fatti e la percezione da parte degli utenti spesso sono abbastanza lontane. Colgo quindi l’occasione della recente ondata di recensioni “sospette” dei giochi EA per scrivere due righe in proposito.

Questo post vuole quindi essere un YSK, per alcuni abbastanza ovvio e banale, ma che per altri penso possa essere un buon modo per imparare a filtrare le informazioni che può trovare su un sito di videogiochi e tutelarsi da possibili fregature.

Per spiegare questo fenomeno, piuttosto complesso, in poche righe, serve fare delle premesse. Innanzitutto bisogna sfatare il mito della mazzetta: quasi nessun publisher paga in moneta sonante un sito di videogiochi per alzargli il voto. Qualche volta può essere successo ma che mi risulti, non è la norma a nessun livello.

Il sistema con cui i publisher impongono il proprio potere è molto più sfumato, difficile da percepire, delicato. È un gioco fatto di equilibri di potere, favori e minacce, dove entrambe le parti cercano di tirare la corda, senza spezzarla.

Il publisher ha numerose frecce al suo arco: può decidere di comprare o non comprare spazi pubblicitari su un sito, può decidere di inviare o non inviare copie omaggio dei propri giochi, può decidere di invitare o non invitare un giornalista ad una presentazione o ad una conferenza.

Di contro, una testata può decidere di dare più o meno spazio ad un gioco, recensirlo positivamente o negativamente, omettere notizie scottanti sul publisher e pubblicare anche news di interesse relativo per i lettori ma che mettono in buona luce il publisher.

In entrambi i casi, la discriminante è la dimensione delle parti coinvolte: un piccolo publisher non può fare il bello e il cattivo tempo perché un sito può benissimo ignorare i suoi giochi mentre un piccolo portale specializzato difficilmente può permettersi di pagare di tasca sua i giochi, senza contare che spesso fanno leva sulla maggior rapidità rispetto ai portali più grandi.

Non è molto diverso da un thriller politico medioevale, dove ci sono re, vassalli, cortigiani, ognuno con la propria posizione e il proprio potere, che cerca di mangiare il prossimo senza farsi mangiare, in uno scontro perpetuo fatto di falsità, apparenze, favori, cortesie e sesso con le figlie altrui al fine di disonorarle. Ecco, il mondo dell’editoria videoludica è molto simile, solo che non scopa nessuno.

La conseguenza è che non esiste un bianco e un nero: tutti lo fanno e tutti lo subiscono, in un senso o nell’altro. Da questo si salvano ovviamente la maggior parte degli sviluppatori indie e la Paradox, che basta che gli dici che hai un blog con 20 visite annuali e ti dà accesso a tutti i suoi titoli nell’arco di 24 ore.

Quindi come fare a tutelarsi? Come si fa a sapere la vera qualità di un gioco? La soluzione che posso suggerire io, dopo tutto quello che ho visto in prima persona è che non ci si può mai fidare pienamente di un sito di videogiochi. Può essere mezzo voto e un paio di bug ignorati oppure un voto notevolmente gonfiato ed un’enormità di problemi tralasciati, ma quasi tutti distorcono la realtà, in un modo o nell’altro.

Rimane quindi di affidarsi a community o blog di piccole dimensioni di cui potete fidarvi: trovate persone che condividano i vostri gusti ed interagite con loro per sapere le loro opinioni, perché sarete sicuri che non hanno interesse nel vendervi qualcosa (a meno che non cerchino compagni di team per giochi multiplayer).

Attenzione però, c’è da tenere in considerazione un altro fattore facilmente riscontrabile: le recensioni altrui modificano la percezione della qualità del gioco. Tanti, consciamente o inconsciamente, tendono ad adattarsi alla linea di pensiero generale, così nei videogiochi come nella vita reale. Tutti dicono che il gioco X è figo? Allora magari non è così brutto come mi è parso e forse io e gli altri 200 utenti del forum che frequento siamo gli unici a vedere gli NPC correre contro i muri e ad avere continui crash.

La rarità di un giudizio imparziale, non condizionato, mondo dalle più disparate influenze è una questione filosofica non da poco. Per molti non è neanche possibile. Tornando però a noi, dovete tenere in considerazione che spesso e volentieri, quando un gioco ha grossi problemi o difetti, 100 pareri positivi valgono meno di uno negativo e viceversa, se il gioco è buono, sono i pareri positivi ad essere più importanti. Ovviamente però non potete saperlo a priori, per questo è importante seguire con costanza certi utenti o certe testate.

Se però siete gente frettolosa che non ha tempo per queste cose, ci sono alcune regole d’oro per sfoltire la lista dei siti attendibili:

Non fidatevi di siti molto grandi o molto piccoli
Roba come IGN o Gamespot non è mai attendibile, inoltre intervengono anche altri fattori, come ad esempio studi sul target di utenza ed inerzie dovute alle grandi dimensioni. Spesso assumono non-videogiocatori o videogiocatori casual per scrivere i propri articoli, in modo da avere un’impostazione adatta ad un pubblico tendenzialmente ignorante in fatto di videogiochi. Il risultato è che spesso vedete giochi di macchine recensiti come fossero platform e platform recensiti come se fossero strategici.

Guardate le pubblicità presenti sul sito
Se ce n’è o c’è stata di recente una pubblicità del publisher del gioco di cui cercate informazioni, avete la quasi totale certezza che il recensore avrà chiuso un occhio e arrotondato il voto per eccesso.

Cercate informazioni su siti specializzati ed evitate i portali generalisti
È più probabile che ci sia gente qualificata su un sito specializzato in JRPG o in strategici, piuttosto che un sito che tratta tutti i generi, tutte le piattaforme, il mobile, i social games, i browser games e le visual novel in flash (ogni riferimento a siti italiani è puramente voluto). Inoltre essere specializzati in un genere riduce il potere contrattuale dei publisher, sopratutto se il sito diventa un’autorità, come StrategyInformer.

Spero di aver scritto qualcosa di utile, anche se mi rendo conto che nel corso dell’articolo ho divagato un po’ troppo. Per qualsiasi approfondimento sulla questione o argomenti correlati, chiedete pure.

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