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[i]Kitty Genovese, tornando a casa dal lavoro, venne assalita mentre percorreva la breve distanza tra la sua automobile e l’edificio in cui viveva, nel quartiere di Queens a New York.
Erano le prime ore del mattino, il suo aggressore la pugnalò, ma fuggì quando le urla della donna provocarono una reazione da parte dei vicini.

Che tipo di reazione? Alcuni accesero le luci di casa e sembra che qualcuno abbia urlato dalla finestra, ma questo fu tutto o quasi.
Tornata la calma, l’assalitore riprese la sua aggressione, di nuovo la vittima, troppo debole per allontanarsi, implorò aiuto, e di nuovo l’aggressore si spaventò e scappò. L’aiuto non venne.

L’aggressore ritornò, e questa volta uccise la donna.[/i]

[b]Perché i vicini non aiutarono Kitty Genovese? [/b]
Quasi 40 di loro si erano resi ben conto della gravità dell’aggressione durata quasi mezz’ora, eppure non una sola persona si incaricò di chiamare la polizia se non dopo che la donna era già morta.
Bibb Latané e John Darley si occuparono di studiare i modelli psicologici correlati a questo caso e questo fu il risultato della loro ricerca:

[b]Ignoranza collettiva (o pluralistica):[/b] fa si che gli astanti presumano che tutto va bene perché le altre persone presenti non dimostrano i percepire nulla di strano.

[b]Diffusione della responsabilità:[/b] una diminuzione del senso di responsabilità percepito dal singolo individuo quando sono presenti altri possibili soccorritori.

Ignoranza collettiva.

Per capire il concetto di ignoranza collettiva, è utile premettere che noi tutti nel corso del nostro processo di socializzazione, impariamo quali sono i comportamenti adeguati da usare in ogni situazione (per esempio come ci si comporta quando si ospiti a casa di qualcuno, o come ci si ubriaca decentemente ad una LN Dinner).

Tuttavia una caratteristica tipica di molte emergenze è che, per definizione, esse comportano situazioni inattese e inusuali che abbiamo sperimentato raramente o probabilmente mai.
Di conseguenza contiamo sulle altre persone e ci lasciamo guidare dal loro comportamento, naturalmente mentre noi guardiamo loro, anche loro osservano noi per trarne suggerimenti sul come comportarsi.

Quindi nelle situazioni ambigue è più probabile che si verifichi l’effetto astante, ossia, la presenza di altri può rendere meno probabile che qualcuno prenda l’iniziativa di fare qualcosa, perché ogni persona si affida alle altre presenti nella situazione per farsi guidare.

Diffusione della responsabilità (o disimpegno morale).

Per valutare la diffusione di responsabilità fu condotto un esperimento da Latané e Darley (1968) nel quale i soggetti venivano fatti sedere in delle cabine, convinti di stare partecipando ad un esperimento di psicologia intento a sondare le loro opinioni su questioni personali.

Per permettere ai soggetti di parlare liberamente, le cabine non erano comunicanti se non per un impianto di comunicazione che permetteva di interagire con altri partecipanti.
Nel corso dell’esperimento uno dei soggetti raccontava di essere soggetto, a volte, ad attacchi epilettici e poco dopo fingeva di averne avuto uno all’interno delle sua cabina.

Quando ai partecipanti all’esperimento veniva fatto credere che vi erano più di due partecipanti all’esperimento, e quindi altre persone che udivano la richiesta d’aiuto, le probabilità che l’aiuto venisse offerto diminuivano.

• Se i soggetti erano convinti di [b]essere soli[/b] con l’altro partecipante, la percentuale di quelli che intervennero fu dell’ [b]85%[/b].

• Quando credevano che oltre al malato, ci fosse [b]almeno un altro[/b] partecipante all’esperimento il tasso calava al [b]62%[/b].

• Mentre nel caso pensassero che vi fossero [b]almeno altri 4[/b] partecipanti, il tasso di chi andò ad aiutare il malato precipitarono al [b]31%[/b].

[b]Perchè accade questo?[/b]

Una possibilità è che quando i partecipanti pensavano che altre persone udissero la richiesta d’aiuto essi si sentissero meno personalmente responsabili, perchè la responsabilità era condivisa da altri e pertanto diffusa.

Un’altra possibilità è che quando i partecipanti pensavano che altri udissero la richiesta d’aiuto, essi facessero riferimento a questi altri per trarne una guida su come comportarsi e non offrissero aiuto se nessun altro sembrava considerarlo appropriato in una situazione di quel tipo.

Questa situazione non è difficile da immaginare per nessuno, di sicuro durante la vostra vita vi sarete trovati nella situazione di dover fare/dire qualcosa, e non sapendo che fare avete dato un’occhiata al comportamento di chi vi stava intorno per trarne suggerimento.

Qualche dettaglio in più sull’accaduto:
La cara, vecchia wikipedia.

Fonti:
Vecchio testo dell’università: “Psicologia Sociale di Fathali M. Moghaddam”
Ma sull’argomento trovate molto anche in giro per la rete.