Allora partiamo da un punto fisso: Jason Becker è un figo.
Detto questo, dirà qualcuno di voi, chi cazzo è Jason Becker?
Beh fino a sette/otto anni fa avrei fatto la stessa domanda. Un giorno però trovo un cd tra mille che un mio amico mi aveva masterizzato avevo comprato e ci leggo: “Cacophony, Speed Metal Symphony”. Lì per lì penso sia uno dei soliti gruppi death/grind/sticazzi metal che a me non piacciono, ma come faccio sempre non me lo precludo e lo inserisco nello stereo.
All’epoca muovevo i primi seri passi sulla mia chitarra elettrica e diciamo che di musica iniziavo a capirne qualcosa.
Insomma, inserisco sto cd e si capisce che c’è gente che ci sa fare. Finito il disco ho quasi pianto dalla gioia di aver trovato un gruppo del genere.
Guardando i componenti del gruppo salta fuori che uno dei due chitarristi è un certo Marty Friedman (ex-Megadeth).
Poi leggo il nome di questo Jason Becker e qui parte tutta la storia di un amore profondo.
Informandomi su Jason Becker, scopro che era un piccolo talento e che il disco dei Cacophony lo aveva registrato all’età di 16 anni. Un anno dopo, nel 1988 registra con i Cacophony un altro album intitolato “Go Off!” e sempre nello stesso anno un album solista intitolato “Perpetual Burn”.
Nel 1989, a circa 20 anni, viene chiamato da David Lee Roth (ex-Van Halen) per sostituire un certo Steve Vai alla chitarra. Con Diamond Dave regitra un solo album: “A little ain’t enough”.
Durante le prove del tour, nel 1991, Jason inizia ad avere dei problemi: gli viene diagnosticata la sindrome di Lou Gehrig, meglio conosciuta come SLA (Sclerosi laterale amiotrofica). In poco tempo Jason perde la capacità di muoversi e di suonare la sua amata chitarra, rimanendo completamente paralizzato, ma fortunatamente lucido di mente.
Dico fortunatamente perché, seppur non in grado di suonare, aveva ancora delle strafottuttissime idee in testa e grazie ad un computer e ad altri musicisti riuscì a sfornare ancora un album nel 1995, intolato “Perspective”.
Lo stile musicale di Jason Becker è stato influenzato molto dalla musica classica, soprattutto da Paganini, ma anche da artisti più recenti come Malmsteen.
Adesso Jason è ancora vivo, e scrive ancora musica grazie ad un sistema che gli permette di farlo con il semplice movimento degli occhi e un computer, inoltre si sta cercando di fare un film sulla sua storia.
Si trova anche un video documentario che riassume la sua sua vita con video originali, a mio avviso molto bello anche se alla fine ti ammazza vedere lo stato in cui la malattia lo ha ridotto.
Qui il trailer di quello che dovrebbe essere il film.
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Indipendentemente dalla storia “strappalacrime”, di questo Signor musicista mi rimangono cinque album fenomenali, che toccano vette di tecnica che in pochi si possono permettere. Quello che più mi ha colpito di lui però, soprattutto nei suoi album solisti, è il cuore e la passione che si sentono in ogni singola traccia, di un ragazzo neanche ventenne che non sapeva a cosa andava incontro e che suonava solo perché la musica era la sua vita.
E nonostante tutto non sono ancora riusciti a levargliela! :res:
Fonti:
Wikipedia
Sito ufficiale
e Me stesso Medesimo