Audi Quattro

Proprio lei. Una delle icone del rallismo storico che ha segnato oltre che un’era di appassionanti gare automobilistiche, anche una importante evoluzione nella tecnologia della trazione.
Sì, perchè quest’auto è stata la prima vettura di serie ad essere equipaggiata con la trazione integrale, in un’epoca in cui questa tecnologia era stata sperimentata in piccole produzioni come quella della Jensen Interceptor o della Subaru Leone.
La storia di quest’auto, sebbene non interessante e travagliata come quella della nostrana Stratos, ha comunque il suo fascino. Ve la lascio nell’approfondimento, onde evitare noia a tutti quelli che preferiscono cibarsi del solo materiale video.
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L’Audi Quattro, o più propriamente UrQuattro, nasce dalle forme della originaria Audi 80 in versione Coupè, e il suo prefisso “Ur” era stato affisso per il suo significato di “primo, originario” derivato dal nome dato al primo ipotetico continente presente sulla faccia della Terra. Si sa che i tedeschi hanno sempre amato volare basso.
Nasce nel 1980, rimane in produzione fino al 1991, e la sua nascita è stata voluta dalla dirigenza Audi per poter partecipare alle competizioni rallistiche che da poco avevano introdotto la possibilità di utilizzare la trazione integrale. It’s marketing, boy.
Della originale Audi 80 rimaneva esclusivamente il pianale, su cui era stata studiata la carrozzeria che aveva alcuni elementi unici ed altri prelevati sempre dalla 80. Il motore era invece un cinque cilindri turbo da 2144 cc, in grado di erogare ben 200 cv. Le sospensioni erano parzialmente riviste rispetto al modello di derivazione, infatti per poter ospitare la trazione integrale il comparto posteriore venne modificato a favore di sospensioni indipendenti. La trasmissione in un primo momento rimarrà la 5 marce tradizionale, con l’aggiunta di un differenziale Torsen.
La peculiarità di quest’auto, era la posizione inusitata del propulsore: longitudinale a sbalzo. Infatti è un’auto che ha sempre sofferto di un notevole sottosterzo, compensato dalla spinta schiacciante che arrivava subito dopo i 3500 giri; il suo forte non era durante la curva, ma in uscita, dove il primo storico pilota di questa vettura, Mikkola, poteva spremere fino all’ultimo cavallo il 2 litri made in Ingolstadt.

Quindi Audi si ritrova ad avere un’autovettura di serie, potenzialmente devastante nelle gare di rally, e decide che è il caso di metterla in pista. Il primo a portare questa auto sulla pista, sarà Hannu Mikkola, nel 1980 nel rally di Algarve. La condurrà però fuori classifica, essendo solo un test. Se avesse partecipato alla gara, avrebbe vinto con uno scarto di 26 minuti sul primo classificato!
I successi non tardano ad arrivare, e Stig Blomqvist porta a casa il rally di Svezia nel 1981; subito dopo il primo equipaggio femminile formato da Michele Mouton e Fabrizia Pons porta a casa la gara mondiale del rally di Sanremo. Seguiranno la vittoria nel mondiale piloti del 1983 sempre ad opera di Mikkola, e nel 1984 grazie allo svedese Blomqvist sarà una doppia vittoria: mondiale piloti e costruttori.

Mentre le altre case brancolavano nel buio alla disperata ricerca di una soluzione tecnica che riportasse il gioco alla pari, la Federazione rilasciava i nuovi regolamenti per il già molto permissivo Gruppo B, che consentivano ai costruttori di portare in pista dei veri e propri mostri, tristemente noti per la sequela di morti che hanno causato sia tra piloti che tra spettatori. Nel 1985 vedrà la luce la più performante di tutte le Audi Quattro, ossia la SportQuattro o Quattro S1. Venne data in mano al pilota-leggenda Walter Rohrl, un personaggio che ha conquistato quasi tutto il conquistabile, e che alla veneranda età di 64 anni ancora smanetta sul cambio e il gas in qualche dimostrazione per la stampa. Tale auto era (come tutte le altre auto del Gruppo B) una vera follia su quattro ruote: 600 cv, e circa 1000 kg, spinti da una coppia torcibudella che arrivava come un calcio in culo quando non te lo aspetti. E infatti il canto del cigno del Gruppo B non tarderà ad arrivare, esattamente un anno dopo il debutto di una delle auto più estreme.
Ma questo non fermerà la rincorsa alla potenza estrema. La SportQuattro S1 subirà un’altro, notevole incremento di potenza, ma stavolta per correre sulla meno impegnativa Pike’s Peak Hill Climb.
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La cosa che forse più impressiona di questa vettura, è l’erogazione improvvisa di potenza dovuta all’effetto turbolag, che sicuramente non ha reso il lavoro più semplice a tutti i piloti con le palle quadre che l’hanno spinta in giro per i salti e tornanti di mezzo globo. Essendo infatti ancora agli inizi, la tecnologia turbo era molto “ruvida” e “brusca”, come dimostrato più tardi dalla Ferrari F40.

Fonti:
Wikipedia e Wikipedia Eng
UrQuattro.it
Evo Marzo 2011
Enciclopedia dell’automobile (Offline)

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