Il lago d’Aral è vittima di uno dei più gravi disastri ambientali provocati dall’uomo. L’evento è stato tra l’altro definito dal politico statunitense Al Gore, nel suo libro Earth in the balance, come il più grave nella storia dell’umanità.
L’URSS dichiarò di voler correggere “un errore della natura”: l’esigenza di acqua per irrigare i terreni, adibiti alla coltivazione del cotone, era considerata prioritaria, tanto da giustificare una così radicale modifica ambientale.
Ancor oggi l’Uzbekistan è uno dei maggiori produttori di cotone (c’è una specie di servizio di leva nel periodo della raccolta, tutto il paese viene mobilitato), ma buona parte del paese è diventato desertico e la zona intorno a ciò che rimane del lago ha una salinità così elevata da impedire alla vegetazione di crescere, tranne pochi arbusti e qualche serpente nulla vive più in quello che era il lago e le polveri tossiche si spargono ovunque grazie alle frequenti tempeste di sabbia.
Negli ultimi anni la situazione pare in stallo, Uzbekistan e Kazakistan stanno cercando di mantenere i due laghi formatisi dal prosciugamento dell’Aral, ma se da un lato si cerca di rivitalizzarli è anche vero che oramai l’economia dei due paesi non può prescindere dalle coltivazioni, senza contare le numerose centrali elettriche sui suoi due immissari: Syr Darya e Amu Darya (l’antico Oxus attraversato da Alessandro Magno). La situazione parrebbe di equilibrio per i due laghi neoformati, mentre per il resto degli acquitrini il destino è segnato. Di recente il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, visitando la zona, ha descritto il fenomeno “Uno dei disastri più scioccanti del pianeta”.
Altri laghi nel mondo stanno iniziando a subire un destino analogo, in particolare il lago Ciad in Africa centrale, il Salton Sea nella California meridionale ed il lago di Urmia, il terzo più grande lago di acqua salata del pianeta in Azerbaigian occidentale a circa 600 chilometri a nord-ovest della capitale iraniana Teheran.
L’importante lezione dell’Aral non sembra esser stata appresa dai governanti di mezzo mondo, porre in secondo piano l’ambiente può portare ad un vantaggio economico solo nel breve termine, nel lungo periodo gli svantaggi superano di gran lunga i vantaggi.
Se volete approfondire:
- Lago d’Aral (wikipedia.it)
- Addio al lago d’Aral, diventato ormai un’enorme distesa di sabbia (ecologiae.com)
Non posso aggiunger nulla di nuovo rispetto alla wiki od altri siti, quindi preferisco non dilungarmi e portarvi la mia esperienza, dal mio diario di viaggio di un ormai lontano 4 aprile 2008.
Decisi di fare un viaggio in solitario in Uzbekistan quasi per caso, attratto da nomi mitologici come Tamerlano, Samarcanda, Oxus; facendo ricerche sul paese scoprii anche Nukus (capitale del Karakalpakstan, la regione del lago) e Moynak con la tragedia del lago d’Aral, decisi così di vedere le navi insabbiate e la “Rimini” d’Uzbekistan oramai nel deserto.
Quando viaggio in solitario tengo sempre un diario giornaliero, perchè ti succedono tante di quelle cose assurde che val sempre la pena di ricordare! Tengo a specificare che all’epoca avevo una Nikon F100 (analogica), mi son fatto il viaggio con 30 rullini!
Moynak era il porto principale del lato uzbeko del lago, con una vasta flotta di pescherecci. Questo è ciò che rimane. Ora il lago è a quasi 200 km di distanza, 200 km di deserto tossico ed acquitrini pericolosi ed in continua mutazione. Nelle foto 019, 025-028 si intravede come sfondo l’antico livello dell’acqua.
… entrando nella provincia di Moynak quella che io definivo steppa si trasforma in una sorta di deserto sabbioso, l’unica vegetazione sono cespugli che sembrano bruciati, tutto è sabbia, anche la strada su cui corre il mio autobus, anche le rare case ai lati della strada. Avanzando verso la città compaiono i primi veri edifici, una sorta di zona industriale abbandonata, ricoperta di sabbia, non sepolta, ma qui tutto sembra ricoperto da uno strato sabbioso, si perdono i colori e la solidità delle strutture, tutto si omogenizza al bianco sporco di questa sabbia tossica.
Oltrepassiamo il famoso cartello di Moynak, quello col pesce che abbocca all’amo, ricordo di tempi oramai remoti, anch’esso abbandoto in mezzo alla sabbia. La cittadina vera e propria è ancora più triste, perchè brulicante di vita, ma con orti di sabbia, auto insabbiate, tutto è perennemente ricoperto dalla sabbia, anche la gente che cammina per strada (mentre l’autobus continua a sfrecciare a tutta velocità) col viso coperto.
Quando mi dicono di scendere, l’autobus è fermo davanti a degli edifici in rovina, di uno rimane solo la facciata. Io penso ad uno scherzo, provo ad usar la parola hotel, ma l’autista parla solo russo ed uzbeko e la parola hotel non gli suggerisce nulla, mi indica una donna appena scesa che mi chiama a gesti. Ok, in fondo sono sempre molto gentili, non credo mi voglian incul***, anche perchè non ho ancora il mio bagaglio. Seguo la tizia attraverso le rovine, dentro un edificio c’è una specie di mucca (l’ombra di una mucca) che si rifugia dal sole. Attraversate le rovine ad un centinaio di metri dalla strada la signora mi indica una casettina quasi messa bene, con le porte dipinte di azzurro (foto 003).
Mi avvicino e c’è solo un cane appisolato, cerco di aprire il cancello, ma è legato, provo a chiamare [i]Hello[/i] sembra essere l’unica parola di inglese che comprendono tutti, dopo un po’ arriva un giovane ed io comincio col gioco dei mimi per fargli capire che voglio mangiare e dormire. Lui mi guarda come fossi un alieno e mi fa cenno di aspettare, mentre mi fumo una paglia lui torna con due secchi d’acqua e sorridendo mi dice [i]toilette[/i], allora ricambiando il sorriso lo seguo. Il bagno in comune non è male, anche perchè sono l’unico ospite, la stanza è piccola, ma molto carina, azzurra anch’essa.
Mi sistemo e mi rinfresco (per quanto posso fare con mezzo secchio d’acqua) poi scendendo, concordiamo il prezzo, io sono un po’ provato e non riesco a trattare, cosa disdicevole da queste parti, ma per la pensione completa mi chidono 10000 CYM (quasi 5 euro) come faccio a trattare?! Concordiamo per la cena alle 20, gli porgo i soldi, ma lui mi fa cenno domani.
… all’ora di cena mi presento, ma non trovo nessuno, quando sto per rinunciare, incrocio una signora che mi fa cenno di seguirla dicendo qualcosa in karakalpaqo, la seguo e mi fa entrare in quello che suppongo essere il loro appartamento, mi fa sedere al loro tavolo e comincia a portarmi roba da mangiare: plov di pesce, the, obinon ed infine yogurt fresco… aaargh, sembra latte (io odio il latte…). Mangio tutto, non ho pranzato… anche lo yogurt, un po’ acido, ma non è male. Se non mi vien la cagarella con questo non mi viene più… (non ebbi problemi in realtà). Mentre mi servono, sento che la famiglia è in una stanza vicina, si son spostati per lasciarmi mangiare, mi han lasciato però la nonna, ipnotizzata da quella che mi sembra essere una soap-opera uzbeka…
Sul mio flickr trovate altre foto.