Il Segno Del Comando

LEGANERD 041373


21 aprile 1817, notte ore 11:
esperienza indimenticabile,
luogo meraviglioso,
piazza con rudere romano,
chiesa rinascimentale,
fontana con delfini,
musica celestiale,
messaggero di pietra,
tenebrose presenze.

Con questo articolo vorrei rispolverare una piccola “chicca” della televisione italiana: Il Segno Del Comando.

Il Segno Del Comando è uno sceneggiato a puntate prodotto e trasmesso dalla Rai nel lontano 1971, il cast comprendeva :
regia : Daniele D’Anza ;
Attori principali: Ugo Pagliai, Carla Gravina, Massimo Girotti, Rossella Falk.

Se dopo questa piccola premessa avete cambiato articolo : SHAME ON YOU.
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Il fatto è che la televisione italiana non è sempre stata una schifezza colossale, 40 anni fa la televisione dava solo il meglio e questi sceneggiati erano veramente, ma veramente belli, ed è quindi un bene riscoprire quanto di buono aveva la tv italiana di quegli anni.
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La particolarità vera di questo sceneggiato, considerata anche l’epoca DC (Democrazia Cristiana) in cui è stato trasmesso, è che era completamente incentrato sull’esoterismo, non quello alla Giacobbo però, ma quello dei salotti bene di fine 800, quello di Lord Byron e compagnia bella, senza la ben che minima censura anzi con spiegazioni quasi accademiche di ciò di cui stavano parlando (ricordiamoci che a quei tempi la TV aveva ancora un attitudine didattica), se oggi un qualsiasi regista provasse a riproporre una sceneggiatura del genere verrebbe interamente tagliata perdendo così tutto il fascino.

Lo sceneggiato è ambientato in una Roma di fine anni 60 e quasi interamente di notte, questo visto oggi è un particolare non da poco in quanto rende tutto molto più suggestivo, abituati come siamo ad una capitale assolutamente caotica a qualsiasi ora del giorno la differenza con il silenzio della notte nelle borgate romane che permea tutto lo sceneggiato aumenta la suspance ed il mistero già ottimamente espressi dalla sceneggiatura in se.

Trama:


Il Professor Edward Forster ha dedicato i suoi studi all’affascinante figura di Lord Byron e riceve da un certo Tagliaferri una lettera contenente una fotografia che riproduce una piazza romana descritta in uno dei diari dello scrittore inglese. Forster era sempre stato convinto che quel luogo non esistesse, che Byron avesse usato un linguaggio simbolico per esprimere qualche strana esperienza vissuta nella capitale italiana. Giunto a Roma, scopre che nessuno sembra avere mai visto la piazza della fotografia e che l’uomo che gliela avrebbe spedita è un pittore morto da cento anni, al cui indirizzo Forster incontra una giovane donna, affascinante e sfuggente. Sarà lei a condurlo fra le antiche strade di una Roma misteriosa, impregnata di atmosfere surreali, e sarà sempre lei a rivelargli che il giorno della sua morte è già stato fissato da almeno due secoli.

Non sono un bravo critico cinematografico, quindi non starò ad annoiarvi con giudizi del tutto personali su recitazione (dal mio punto di vista anni luce avanti al migliore attore italiano odierno), sulla scelta dei luoghi (quale città migliore della Città Eterna per uno sceneggiato su Alchimia Magia ed Esoterismo in genere?), o della trama (ottimamente strutturata, ti tiene in sospeso per tutte e 5 le puntate senza grossi colpi ad effetto in stile Hollywood, ma con la continuità ed il crescendo di un ottimo film thriller ) vi suggerisco solo di procurarvelo e di guardarlo, magari in compagnia dei vostri genitori che ricorderanno ed apprezzeranno insieme a voi.

Storia Della Produzione:
(tratta spudoratamente da wiki, ma era interessante e le riporto per intero e senza quote che il grigino a quest’ora fa male agli occhi)
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Nel 1968, tra i vicoli di Trastevere, gli sceneggiatori Dante Guardamagna e Flaminio Bollini evocano, quasi per gioco, antichi manoscritti, pittori e poeti ottocenteschi, zingare sibilline e presenze fantasmatiche. Non immaginano che stanno dando vita ad una storia che rimarrà negli annali della televisione italiana.
Il soggetto, alla cui collaborazione partecipano altri due sceneggiatori, Lucio Mandarà e Giuseppe D’Agata, viene venduto alla RAI, che però lo accantona momentaneamente. Solo qualche anno dopo viene “riesumato” ed i vertici RAI danno il via alla realizzazione. I 4 cominciano a scrivere la sceneggiatura, ma Guardamagna e Mandarà lasciano subito, mentre Bollini (che si propone anche per la regia) e D’Agata continuano. Arrivati a metà e fermi ad un punto morto, Bollini abbandona, lasciando D’Agata da solo. Riuscirà comunque a finire lo script. Seguono diversi mesi di preparazione in studio, per poi passare alle riprese vere e proprie tra Roma e Napoli (molte le ricostruzioni negli studi partenopei ad opera dello scenografo Nicola Rubertelli).
Il tema trattato è inusuale per i tempi: si parla di occultismo, di esoterismo, perfino di reincarnazione e l’alone di magia e mistero che si crea è tale da suggestionare tutta la troupe. La censura avrebbe persino costretto ad eliminare dal copione alcune parole giudicate troppo forti. La realizzazione del finale è alquanto travagliata. Ne sarebbero stati preparati addirittura cinque (notizia però non confermata da D’Agata), ma comunque Daniele D’Anza è costretto a cambiarlo su pressione di alcuni attori (tra cui Silvia Monelli), che lo reputano troppo poco “magico” rispetto al resto della storia. Una curiosità: la data “cardine” dello sceneggiato, il ventotto marzo, è quella di nascita di Paola Tedesco.
Viene trasmesso il 16 maggio 1971, sul Programma Nazionale (l’odierna Rai Uno) dalle 21.15 alle 22.15 circa, in cinque puntate domenicali (la quinta e ultima verrà trasmessa il 13 giugno 1971). Il segno del comando paralizza il paese, avvince, intriga ed impaurisce il pubblico televisivo, che conta un ascolto medio di 14.800.000 spettatori.
La sigla finale dello sceneggiato, la canzone Cento campane, scritta da Fiorenzo Fiorentini per il testo e da Romolo Grano per la musica era cantata da Nico Tirone, il cantante del celebre gruppo beat Nico e i Gabbiani: il disco ebbe un buon successo di vendite, anche se oggi il brano è ricordato maggiormente nella versione successiva di Lando Fiorini.
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Chiudo l’articolo lasciandovi nell’approfondimento la sigla di chiusura Cento Campane:

Din don, din don, amore,
cento campane me stanno a di’ de no…

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ps: non state a cercarlo in streaming o sul p2p, NON ESISTE!
Incautatevelo invece, è disponibile solo su Elleu Multimedia che è il distributore ufficiale delle serie tv, film e sceneggiati prodotti dalla Rai dagli albori della sua storia ad oggi.

Fonti: Il cofanetto dei dvd dello sceneggiato , wikipedia, Teledico

Proposta: perchè non rispolveriamo tutte queste vecchie serie?
io purtroppo ho visto solo questa, ma ce ne sono moltissime che varrebbe la pena riscoprire e diffondere nuovamente, per lo meno per cercare di consolarci vedendo che non è sempre stato “Elisa di Rivombrosa” la massima espressione artistica della tv italiana, se voi ne avete altre postate ;) .

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