L’Eureka di Archimede

LEGANERD 039909

Con il termine Serendipity si indica quel fenomeno che si verifica quando, durante una ricerca, si scopre qualcosa di inaspettato, che non ha assolutamente niente a che vedere con quello che si stava realmente cercando.

Ecco una definizione ironica, ma efficace, di cosa è la serendipity:

”La serendipity è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino.”
-Julius H. Comroe, ricercatore biomedico

Con il passare del tempo l’uso di questa parola è stato ampliato di molto e oggi possiamo sentirla nominare in contesti molto differenti l’uno dall’altro: si va dalla ricerca scientifica, in cui il termine è utilizzato in modo appropriato, alla banale psicologia-del-senso-comune (anche detta Folk-psychology), nella quale un’intuizione colta quando si stava pensando ad altro viene erroneamente definita serendipica (con confusionari rimandi alla teoria dell’Insight della scuola psicologica della Gestalt); c’è perfino chi ha provato a catalogare i filosofi in “sistematici” da una parte e “serendipici” dall’altra.. e la lista di sfondoni potrebbe continuare.

In questa rubrica parlerò del fenomeno della serendipity solo nella sua accezione primaria (che volete? sono uno all’antica), approfondendo di volta in volta una delle millanta scoperte alle quali si è pervenuti “per caso”.

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Platone nel suo celebre paradosso della conoscenza affermava quanto segue:


– Ma in quale modo, Socrate, andrai cercando quello che assolutamente ignori? E quali delle cose che ignori farai oggetto di ricerca? E se per un caso l’imbrocchi, come farai ad accorgerti che è proprio quella che cercavi, se non la conoscevi?

– Capisco quello che vuoi dire, Menone! Vedi un po’ che bel discorso eristico proponi! l’argomento secondo cui non è possibile all’uomo cercare né quello che sa né quello che non sa: quel che sa perché conoscendolo non ha bisogno di cercarlo; quel che non sa perché neppure sa che cosa cerca.

[tratto dal “Menone”]

Platone poi metteva in bocca a Socrate quella che è passata ai posteri come la famosa “dottrina della reminescenza” secondo la quale ogni uomo ha già partecipato di tutte le idee contenute nell’iperuranio, e non deve far altro che ricordarle: così il filosofo greco giustificava il suo mondo-delle-idee. Se così non fosse, come mai potrebbe un uomo scoprire qualcosa di nuovo? Non sarebbe possibile compiere delle scoperte ma, in un certo senso, solo delle “verifiche” (un po’ come l'eclissi del 1919, che verificò la teoria di Einstein secondo la quale l’attrazione gravitazionale avrebbe deviato i raggi luminosi).

Beh, nonostante ciò che credeva Platone le scoperte avvengono ogni giorno e molte di esse si sono verificate serendipicamente, ovvero infrangendo di gran classe il divieto posto da Platone!

In ogni caso mi permetto un appunto:
La maggior parte delle scoperte avvengono in maniera sistematica: ovvero uno scienziato (o un’equipe di scienziati) passano anni ad indagare un fenomeno (o un insieme di fenomeni) e alla fine pervengono a un’importante scoperta. Il fenome della serendipity è un fenomeno marginale alla scienza, una sorta di “effetto collaterale” che si manifesta agli occhi di chi sa cosa vedere. In altre parole, la scienza non avrebbe fatto alcun passo in avanti se non fosse per le migliaia di pensatori sistematici che le hanno dedicato la vita.. quindi azzannerò al collo chiunque oserà mettere in discussione il metodo scientifico cercando di difendere un non-metodo “poetico” “intuitivo” “libero” di fare scienza.
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Essendo questa la presentazione della rubrica mi pare già abbastanza lunga e quindi non vi annoierò oltre con un articolo lungo un chilometro su come si è arrivati alla scoperta dei neuroni-specchio (quelli sono per la seconda puntata!).

Mi limiterò ad una curiosità.

L'Eureka di Archimede.
Per chi ancora non ne conoscesse l’origine vi racconto io come andò (o meglio, come la leggenda vuole che andò) la storia: Gerone II (re di Siracusa) commissionò una corona d’oro ad un orafo ma, quando questi gli consegnò il manufatto, il sovrano sospettò che parte dell’oro affidata all’artigiano fosse stata sostituita con un ferro di ugual peso ma ovviamente di minor pregio. Gerone II allora convocò Archimede e gli ordinò di scoprire se la corona era effettivamente piena d’oro o se, al suo interno, era stato collocato metallo di scarso valore. Il tutto senza danneggiare la corona! (perché nel caso in cui fosse stata davvero d’oro puro l’avrebbe irrimediabilmente rovinata). Archimede stette giorni e giorni a pensare ad un metodo per riuscire nell’impresa e l’idea gli venne quando, immergendosi nella vasca piena d’acqua della sua casa, capì che un corpo immerso in un liquido ottiene una spinta uguale e contraria proporzionale al peso del volume del liquido spostato (anche noto come “Principio di Archimede”). Così capì che immergendo in un liquido una bilancia a bracci che da una parte avesse la corona e dall’altra un pari volume d’oro massiccio avrebbe potuto verificare la qualità della corona: se la bilancia stava in equilibrio essa sarebbe stata d’oro puro, altrimenti Gerone II avrebbe avuto ragione dei suoi sospetti.

ps: secondo voi questo è un esempio buono o no dell’utilizzo del concetto di serendipity? E la leggendaria mela che cadde in testa a Newton, lo è?

Risposte:
1) No. 2) Nemmeno.

[Serendipity] è la rubrica a cura di @abbo che si occupa di scoperte accidentali.

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