Modificare una console è reato

La scorsa estate un quarantenne toscano era finito sotto processo per aver venduto online gli strumenti necessari ad aggirare i blocchi che impediscono l’utilizzo di giochi non originali sulle piattaforme di Nintendo.

Il Tribunale del Riesame di Firenze aveva però dato ragione all’uomo, ritenendo che l’hardware delle console non fosse tutelato dalla legge 633/41 (sulla protezione del diritto d’autore) e che il produttore avesse inserito delle “protezioni eccessive” che avrebbero mostrato “in realtà una prevalente finalità di difesa della posizione dominante”.

Ora la Terza Sezione penale della Cassazione – con la sentenza 8791/11, depositata venerdì scorso – ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame, confermando peraltro appieno due precedenti giurisprudenziali (le sentenze 23765/10 e 33768/07).

La Cassazione ha infatti ricordato al tribunale fiorentino l’esistenza della propria sentenza 23765/10, che tra l’altro riguarda lo stesso indagato, la quale estende la copertura penale (articolo 171-ter, comma 1 lettera f-bis della legge 633/41) a “tutti i congegni principalmente finalizzati a rendere possibile l’elusione delle misure tecnologiche di protezione apposte su materiali ed opere protette dal diritto d’autore, non richiedendo la norma incriminatrice la loro diretta apposizione sulle opere o sui materiali tutelati” .

A mio avviso è tutta un’immane ca$$ata, per i seguenti motivi:
– il tizio è un venditore di hardware, e l’uso che l’acquirente ne fa non sono catsi suoi (se vendeva cacciaviti e un suo cliente lo piantava nel collo del vicino lo mettevano dentro per concorso in omicidio?);
– la console è mia e ci faccio quel che catso mi pare, modificarla non può costituire reato. Casomai diventa reato il farci girare giochi contraffatti, ma non la modifica in sé. E’ come il tuning: non è reato piazzare il motore di un jet sulla tua Panda, ma diventa reato guidare un veicolo non a norma sulla pubblica strada;
– le modifiche hardware/software alle console vengono utilizzate anche per far girare software legale (player come XMBC/WiiMC, homebrew,…) su hardware che ho legalmente comprato; è come se vietassero di formattare un PC con Win preinstallato per metterci Linux.

Ergo, ancora una volta la giustizia italiana si mostra totalmente ignorante in materia digitale e prona alle richieste di chi detiene il potere economico, mescolando ancora una volta pirati e hacker nello stesso calderone col risultato di limitare il diritto di proprietà degli acquirenti.

Via Zeus News| Foto: Tom’s HW

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