Epic fail storici: il Vasa

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Destino finale: Affondato nel viaggio inaugurale.

Wikipedia, con questa sua citazione, riassume perfettamente la storia di questo vascello.
Il Vasa, per chi non la conoscesse, è una delle navi più belle e meglio conservate del diciassettesimo secolo. Esposta al Vasamuseet di Stoccolma, è anche una delle principali attrazioni svedesi: si calcola che, dal 1961 ad oggi, abbia attirato ben 28 milioni di visitatori al suo cospetto.

Imponente, sia per dimensioni che per ornamenti, colpisce lo spettatore per la sua maestosità e forza. Proprio questo doveva mostrare la Vasa, ovvero la potenza di uno stato piccolo e giovane, ma non per questo debole e remissivo. O almeno, questa era l’idea.

Partiamo dal principio, quindi. Il Regno di Svezia non era mai stato propriamente una forza, anzi. Fanalino di coda del nord Europa, era stato spesso e volentieri vittima di bullismo da parte degli altri stati baltici. Ma, dopo tanto tempo, si preparava ad una svolta. Re Gustav II Adolphus, infatti, era solo l’ultimo di una lungimirante stirpe di re che, mano a mano, avevano portato la Svezia a divenire, nel suo piccolo, una vera e propria potenza militare, sostenuta da una politica fiscale esclusivamente orientata alla guerra.

Il problema, come ben sappiamo, è che a fare la guerra ci si fa male: le navi necessitavano di continui ricambi e, oltretutto, la Svezia ne aveva perse ben dieci a seguito di una tempesta.
In preda a delirio esistenziale, perseguitato da una sfiga peggiore di quella di Paperino, Gustav II decise che era ora di terminare la costruzione di parte delle navi che aveva ordinato.

Henrik Hybertsson, l’ingegnere navale che era stato incaricato di questo compito, si ritrovò con una simpatica lettera sul comodino, il 22 febbraio 1626. In essa vi era la richiesta, da parte del re, di terminare quanto prima la costruzione di due navi di media lunghezza, ovvero 37 metri.

Il problema non sarebbe stato insormontabile ma, curiosamente, nessuno aveva parlato fino ad allora di certe misure. Erano infatti previste due navi da 33 metri e altre due da 41. Risultato di ciò, fu il completo stravolgimento dei progetti di Hybertsson, che si ritrovò a cambiare completamente i suoi piani. Purtroppo per lui, non vedrà mai il completamento del Vasa stesso, dato che morì poco prima della fine, nella primavera del 1627.

Fatto sta che, tra allungamenti vari e raffazzonature, il Vasa venne finalmente completato. Gustav non fu particolarmente d’aiuto, comunque, dato che cambiò i propri piani più volte lungo l’arco della costruzione: dapprima decise che il numero di cannoni dovesse essere ampliato, creando quindi un nuovo piano per quanto riguardava la disposizione dei boccaporti, poi volle una nuova forma della chiglia, a guscio di noce, che costrinse gli ingegneri ad aumentare la zavorra stessa della nave per evitarne l’affondamento, dato che non le permetteva un’eccessiva stabilità una volta in mare.

Insomma, finita questa lunga prefazione, siamo arrivati all’inaugurazione. E qua la storia diventa veramente tragicomica. Il 10 agosto 1628 la nave, finalmente salpò. Accorsero a vederla un numero considerevole di persone, attratte dalla sua magnificenza e galvanizzate dalla prova di forza che il proprio caro regno stava per dare, a tutto il mondo. Non mancarono addirittura i nemici, pronti a spiare questo prodigio della tecnica e dell’ingegneria, nel tentativo di preparare i propri superiori nel momento di un eventuale confronto.

Vissero quindi tutti felici e contenti? No.

Il Vasa non fece praticamente in tempo a salpare che si ritrovò ad ondeggiare paurosamente, nonostante un vento non proprio tempestoso, anzi. Problemi di stabilità erano già stati riconosciuti, ma nessuno aveva avuto il coraggio di avvertire il re, che evidentemente era dotato di una calma pari a quella di Sgarbi in diretta televisiva. Nonostante la notevole abilità del timoniere, che aveva salvato l’imbarcazione da una prima folata, alla seconda non ci fu davvero più niente da fare. Affondò miseramente, sotto gli occhi increduli di tutti coloro che stavano osservando la scena dal porto, a nemmeno due chilometri di distanza. E a 120 metri dalla riva.

Ma l’epic fail non si ferma qui. Il re, furente, imprigionò immediatamente l’ammiraglio e aprì numerosi processi, a carico di altrettante numerose persone. Alla fine, risultò colpevole solo una persona: Hybertsson, che era già morto e sepolto da un pezzo. Un chiaro esempio di scarica barile del passato, tra l’altro ottimamente andato a buon fine.

Finita qui? No, ovviamente. Si calcola che per l’imbarcazione Gustav II spese circa 40000 talleri. Quasi la metà del patrimonio svedese dell’epoca.

Gustav, un consiglio. La prossima volta, la nave, comprala all’Ikea.

Link
Storia del Vasa
Vasamuseet

ps. Prima gallery per me, siate clementi..

Via Wikipedia

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