Artemisia (Artemisia absinthium)

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Disclaimer: l’articolo trattato è stato creato SOLO per scopo informativo. L’uso o l’acquisto di semi o sostanze trattate e/o il loro uso non rendono l’autore dell’articolo responsabile di eventuali conseguenze fisiche.
Normativa sull’assenzio: In Italia, la vecchia monarchia vietò l’assenzio dopo un referendum nel 1931; ma, già nel 1998, gli importatori avevano constatato che il Diritto dell’Unione Europea avrebbe consentito la vendita dell’assenzio nel Regno Unito. Continuarono le loro ricerche, che li portò all’emissione del decreto legislativo dell’Unione Europea DL 25.01.92 N. 107, che consente ora la vendita dell’assenzio in Italia.

Sono un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Asteraceae. L’origine di questo nome non è molto sicura, si pensa infatti che derivi da Artemisia, consorte di Mausolo, Re di Caria, ex Anatolia, l’odierna Turchia. Oppure dal nome della Dea Artemide, la quale venivano consumate foglie di assenzio selvatico come rituale per la sua celebrazione, o dalla parola greca artemes=sano, alludendo alle sue portentose proprietà di guarigione. In genere crescono in zone temperate, in habitat asciutti.
In Italia è conosciuta come una delle erbe di San Giovanni: Artemisia, una strega della Valconca in Emilia-Romagna, abile erborista, suggeriva alla popolazione locale di raccogliere, durante il solstizio d’estate, (la notte di San Giovanni), determinate piante come aglio, mandragore, rosmarino e lavanda, che erano considerate le erbe delle streghe o di San Giovanni. Una volta raccolte se si bagnavano nella rugiada queste piante potevano moltiplicare il loro potere terapeutico e magico.

In Oriente, in particolare in Cina, l’Artemisia absinthium viene utilizzata per una pratica chiamata Moxa o Moxibustione, tradotta letteralmente significa erba che brucia=moe kusa.
La Moxa è una tecnica che può essere usata in sostituzione all’ago puntura: le foglie della pianta vengono raccolti sempre al solstizio d’estate, poi triturati finemente fino a ottenere un filamento lanoso. Con questo composto si possono formare delle palline o dei coni o ancora, con l’aggiunta di carta di gelso, dei bastoncini di 20cm. Vengono posti in corrispondenza di un punto preciso indicato dall’agopuntura, sulla cute per intenderci, poi la parte più alta del cono viene fatta bruciare fino al suo spegnimento. Sotto spoiler una piccola immagine d’esempio.
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E’ una pratica abbastanza dolorosa tanto che può lasciare delle bruciature sul punto di contatto con la polvere.
La tecnica più usata è quella col bastoncino: viene acceso a un’estremità fino a che non diventa incandescente, ma non deve prendere fuoco. Poi viene fatta avvicinare sul punto indicato dall’agopuntura e tenuto a una distanza di 2-3 cm, rilasciando una piacevole sensazione di calore. Questa pratica dura fino a che l’area cutanea interessata non si arrossisce.

Oggi parleremo della Artemisia absinthium, anche detto assenzio maggiore, una specie del genere dell’Artemisia. La particolarità di questa pianta, e la sua notorietà è data dal fatto che viene usata per distillare l’assenzio, una bevanda ad alta gradazione.

La nascita: nel corso della storia dell’uomo si sono riscontrati riferimenti a questa bevanda sia in antichi papiri dell’antico Egitto, a Ebers nel 1600 a.C. , sia nella civiltà Greca, Araba e Indiana, usata tradizionalmente come stimolante, tonico, antielmintico e antimalarico. Ippocrate consigliava la consumazione della bevanda per curare dolori mestruali o per curare i reumatismi. Plinio il Vecchio gli diede il nome di apsinthium, che veniva donato al campione di corse di bighe insieme a del vino, per ricordargli che la gloria ha il suo sapore amaro.
Il suo uso come bevanda risale pressapoco alla fine del settecento, quando nella Belle Epoque francese l‘assenzio, (absinthe), aveva assunto il soprannome di Feè Verte, Fata Verde, per via del suo colore verde brillante e con riferimento al nome Fata per via “dell’incantesimo” che avvolgeva le persone che lo bevevano. Come immagine di apertura divenne un personaggio noto nelle illustrazioni di poster promozionali. La sua nascita vera e propria risale al lontano 1792 quando un medico francese Pierre Ordinaire, esiliato in Svizzera, preparò una bevanda ad alta gradazione, si parla di 68 gradi, con varie erbe in soluzione, tra cui l’assenzio. Si diceva che questa bevanda potesse curare, se non alleviare, la maggior parte dei mali. Questa soluzione conteneva, oltre l’assenzio, anice verde, issopo, dittamo, melissa e varie erbe comuni. Questa bevanda divenne subito famosa e prese il nome enunciato precedentemente di Feè verte.
Alla sua morte Ordinaire lasciò la ricetta dell’assenzio alla figlia, che insieme al marito, aprì una distilleria, trasferita poi in Francia, a Pontarlier, dove ebbe un enorme successo.

Gli assenzi autentici sono due: quello verde(verte) e quello bianco(blanche).
Quello verde è assenzio puro con aggiunta di erbe comuni che sono: radici di angelica (Angelica archangelica), anice (Pimpinella anisum), rizomi di calamo aromatico (Acorus calamus), cinnamomo (Cinnamomum sp.), elenio (Inula helenium), semi di finocchio (Foeniculum vulgate) e maggiorana (Origanum majorana), mentre quello bianco è assenzio puro senza l’aggiunta di erbe comuni. L’alta gradazione è estremamente elevato per permettere alla clorofilla, che ne dà il colore verde, di restare stabile il più a lungo possibile.

Come si ottiene: Le sommità fiorite contengono un olio essenziale ricco di chetoni (tujone) tossici per il sistema nervoso. La bevanda vera e propria si ottiene per distillazione della pianta, previa macerazione in alcool. In questo modo abbiamo l’assenzio puro (blanche). Se si vuole ottenere l’assenzio verde (verte) si tratta il distillato ottenuto con erbe scelte per darli un aroma e colorazione desiderata.

Principi attivi: la tossicità dell’assenzio è da attribuire al Tujone, un terpene presente nelle Artmisie con un profumo simile a quello del mentolo, e ai suoi metaboliti. Questa sostanza è stata studiata a lungo, e si è notato che ha una struttura molecolare simile alla canapa indiana. Secondo gli scienziati non è una coincidenza benché entrambe le sostanze sono terepenoidi.
Il tujone oltre ad avere questa somiglianza strutturale con la cannabis, possiede una lieve affinità per i recettori cannabinoidi senza indurre effetti cannabis-mimetici (con mimetici si indica simile, quindi che non induce effetti simili alla cannabis), anche se questa teoria non è stata supportata sperimentalmente.
Il tujone al suo interno presenta l’alfa-tujone, noto anche come absintolo, il più importante principio attivo, (estratto dall’olio essenziale), della pianta e della bevanda derivata, che secondo documentazioni etnobotaniche questo principio attivo più la pianta hanno proprietà psicoattive. E’ presente in alte dosi nell’assenzio e gli effetti riportati sono dopo l’assunzione della bevanda sono: benessere, agitazione, euforia, ebrezza, stimolazione cerebrale e dei sensi, ma anche vomito, vertigini e convulsioni. Effetti gravi da parte possono portare alla morte.
Ha proprietà antielmintiche e insetticide ed è neurotossico nei topi, ma non è ancora chiaro se sia presente in concentrazioni tali per essere tossico anche per l’uomo. In passato i consumatori accaniti di assenzio potevano contrarre la sindrome di absintismo,
E’ presente in piccole tracce anche nella salvia, più precisamente la Salvia Officinalis.

Ecco come agisce: l’alfa-tujone è riconosciuto come componente tossico ed è possibile che si accumuli nell’organismo, esercitando un effetto psicoattivo e tossico nei consumatori cronici della bevanda. Ma non è l’unico che agisce nell’organismo: si è visto che oltre all’alfa-tujone agisce anche un suo metabolita il 7-idrossi-alfa-tujone che è presente in quantità maggiori nel cervello rispetto al primo ma meno persistente, ipotizzando una metabolizzazione in loco dell’alfa-tujone. Possono essere sommati anche sostanze di aggiunta alla preparazione dell’assenzio quali anice o il rizoma del Calamo Aromatico (Acorus calamus), o anche additivi come il solfato di rame e il cloruro di antimonio.

A causa di questa sua tossicità il tujone oggi è una sostanza controllata nell’ambito dell’Unione Europea.

Oggi l’assenzio, così come l’Artemisia genepì, rimane esclusivamente impiegata per la produzione di aperitivi e digestivi, ma non a scopo medicinale: il Vermouth prende origine dal nome tedesco dell’assenzio (Wermuth).

Normativa sull’assenzio in Italia(documento senza modifiche):
Con le direttive 88/388/CEE e 91/71/CEE relative agli aromi destinati ad essere impiegati nei prodotti alimentari ed ai materiali di base per la loro preparazione, il Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione europea hanno, tra le altre cose, tolto all’assenzio la condizione d’illegalità, permettendo così ai vari Stati membri di adottare normative che riportassero tale liquore nel libero commercio.
In attuazione di tali direttive, il Governo Andreotti VII ha emanato il decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 107 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – Serie Generale n. 39 del 17 febbraio 1992 (Supplemento Ordinario n. 31) ed entrato in vigore il 3 marzo 1992.
Le sue successive modificazioni e integrazioni non hanno sostanzialmente cambiato, nei riguardi dell’assenzio, tale quadro normativo permissivo.
In Italia, in precedenza, vigeva invece un suo pesante divieto di distribuzione e di consumo, stabilito nel 1931 dall’allora regime fascista.

Se volete approfondire l’argomento vi rimando ai siti utilizzati per questo articolo: qui, qui, qui, qui, qui, quo, per la moxa qui e quo.

Un ringraziamento alla Lega Alchimisti per la creazione dell’articolo, in particolar modo a Laido per la gallery e link su info generali sull’assenzio e eagle1 per i link di approfondimento sugli effetti dell’assenzio. Grazie a tutti gli alchimisti che credono a questa nuova rubrica!

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