Lo sbadiglio

Dopo “Lo starnuto”, parliamo di un’altra funzione organica apparentemente inutile (apparentemente perché nessuna funzione organica è inutile nell’uomo): “Lo sbadiglio”.
Lo facciamo quasi 220.000 volte nell’arco della vita, cioè 7-8 volte al giorno. Del resto non ci vuole molto: bastano circa 6 secondi per fare uno sbadiglio.

I movimenti che interessano l’apparato respiratorio (e non solo) sono complessi: tutto inizia con un’inspirazione molto profonda che dilata la faringe, la laringe e il torace e che porta il diaframma ad abbassarsi e la lingua a introflettersi. La bocca si spalanca in una smorfia, le narici si dilatano, le palpebre si stringono fino quasi a chiudersi e le sopracciglia si sollevano. Solo quando i polmoni raggiungono la massima estensione, iniziamo lentamente a espirare, stiracchiando le braccia ed emettendo un suono profondo e poco opportuno.

Ci sono molte teorie che cercano spiegazioni per questo comportamento, ma nessuna di queste è stata empiricamente comprovata, forse anche a causa della difficile riproduzione in laboratorio del fenomeno.

Già nel 1941 uno studioso tedesco aveva individuato quattro tipi di sbadiglio: lo sbadiglio di fatica, che si accompagna a variazioni delle percentuali di gas nei polmoni, lo sbadiglio del risveglio, che faciliterebbe una migliore respirazione, lo sbadiglio di fame, associato a contrazioni della muscolatura addominale, e lo sbadiglio psichico, seguito da una riduzione della frequenza respiratoria, che non sarebbe necessario all’organismo ma che indicherebbe invece stati psicologici come la noia.

Alcuni ricercatori pensano che lo sbadiglio sia un’eredità dei nostri antenati: nasceva dal bisogno di attivare nel cervello un campanello d’allarme per prepararsi alla caccia. Un retaggio dei tempi antichi ma anche della vita prenatale. Ci sono stati casi (vedete gallery) in cui il bebé quando ancora si trovava nel seno materno, all’undicesima settimana, faceva delle smorfie evidenziate dall’ecografia che somigliano a sbadigli. Si prepara ad essere espulso o lo scopo è forse quello di ripulire le vie respiratorie da residuati organici?

Fino a qualche anno fa si credeva che, quando il sangue conteneva un eccesso di anidride carbonica, lo sbadiglio fornisse un afflusso di ossigeno (o deflusso di anidride carbonica) all’organismo, permettendo di fare il pieno di energie. Quindi lo sbadiglio era considerato conseguenza di sforzi fisici, di luoghi piccoli e affollati e di escursioni ad alta quota. Questa teoria si rivelò successivamente non corretta in quanto sbadigliare non aumenta l’assunzione di ossigeno bensì la riduce rispetto alla normale respirazione.

Ne 1987 Robert Provine, neuroscienziato e psicologo all’Università del Maryland (Usa), pubblicò una ricerca in cui dimostrava che la presenza di CO2 nell’aria non è correlabile con la frequenza degli sbadigli.
Il ricercatore in questione prese come campione due gruppi di studenti di college e li sottopose alla respirazione forzata rispettivamente di ossigeno e di ossigeno unito a concentrazioni di anidride carbonica più elevate della norma. Tuttavia, il numero degli sbadigli nei due gruppi non variò. Un altro studio dimostrò che nemmeno un intenso esercizio fisico è in sé motivo di un aumento della frequenza di sbadigli.

Un recente studio offre un’interpretazione differente: sbadigliare permette di attivare un meccanismo di raffreddamento del cervello, che entra in azione in caso di “sovraccarico”. Un po’ come avviene nel motore delle automobili quando, al raggiungimento di una temperatura eccessiva, entra in funzione una ventola.
Gli scienziati hanno fatto un esperimento che vedeva i volontari posti davanti a filmati che mostravano persone intente a sbadigliare. Durante l’esperimento le cavie dovevano respirare in modo diverso: solo con la bocca, solo con il naso, con la bocca mentre il naso era ostruito da una pinzetta e normalmente. Alcuni dei soggetti dovevano inoltre mantenere sulla fronte impacchi caldi, a temperatura ambiente e freddi.
Il 50% dei soggetti che dovevano respirare normalmente o soltanto con la bocca si è fatto “contagiare” dagli sbadigli dei filmati. Al contrario i soggetti che respiravano solo con il naso e quelli che tenevano sulla fronte impacchi freddi non sono stati affetti da “sbadiglio contagioso”, questo perché i vasi sanguigni che attraversano il naso fungono da sistema di raffreddamento del nostro cervello, evitando di dover attivare quel sistema di emergenza che sarebbe appunto lo sbadiglio.

Lo sbadiglio, quindi, è anche contagioso: quante volte, a notte fonda, con gli amici vi siete sorpresi a sbadigliare dopo che qualcun altro lo ha fatto?
Guardare qualcuno che sbadiglia (anche in foto), pensare allo sbadiglio o anche solo dire “sbadiglio” può indurre la voglia di sbadigliare (non mi stupirei se a questo punto qualcuno di voi stesse già sbadigliando :-D . Spero, però, che non sia perché vi sto annoiando ;-) ).
Esistono alcuni comportamenti in psicologia che vengono detti di “imitazione immediata”, che portano il soggetto a riprodurre automaticamente il comportamento visto nell’altro. Un altro esempio può essere quello della risata contagiosa, quando il sorriso ci viene spontaneo anche se non sappiamo il motivo di felicità di chi imitiamo inconsciamente.
Anche quelli di Mythbusters hanno testato questo concetto arrivando alla conclusione che sì, lo sbadiglio è contagioso.

Spiegazioni scientifiche a parte sappiamo che sbadigliare in faccia a qualcuno non è molto educato. Questo comportamento di fronte all’interlocutore è un forte gesto che esprime noia, poco interesse e addirittura fastidio. Sempre Robert Provine dimostrò che sbadigliare è anche sintomo di frustrazione psicologica. Praticamente è un modo per ristabilire un contatto con la realtà, un “resettarsi” per cercare di mantenere l’attenzione in quei momenti in cui vorremmo “staccare la spina” perché non traiamo sufficiente soddisfazione e piacere da quello che stiamo vivendo in quel momento.

Sbadigliare provoca anche una sensazione di benessere legata a una brevissima perdita di contatto con la realtà. Gli scienziati della Rutgers University hanno proposto una connessione tra sbadiglio, starnuto e orgasmo, tutti fenomeni controllati dallo stesso nervo: il vago.
Anche Silvano, in un episodio di Camera cafè, scoperto lo studio, prova a sbadigliare insieme a Patti :rofl: .
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In approfondimento trovate spiegazioni sullo sbadiglio animale, curiosità e superstizioni
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Certe culture attribuiscono superstizioni all’atto di sbadigliare. La più comune è la convinzione che sia necessario coprire la bocca al fine di prevenire la fuoriuscita dell’anima dal corpo.
Similmente gli antichi Greci, come i Maya, credevano che l’anima stesse cercando di fuggire dal corpo in modo da riposare con gli Dei nei cieli. Queste superstizioni potrebbero essere sorte non solo per impedire alle persone di commettere un gesto maleducato come sbadigliare rumorosamente in presenza di altri ma anche in riguardo alla preoccupazione della sanità pubblica.
Polidoro Virgili nel suo De Rerum Inventoribus scrive che era di consuetudine farsi il segno della croce sulla bocca.

Sbadiglio animale
Si riscontra soprattutto nei mammiferi, ma anche i serpenti, gli uccelli e i pesci sbadigliano.
Per i mammiferi lo sbadiglio funziona anche da sincronizzatore dei cicli di sonno della comunità: quando il maschio dominante sbadiglia indica al gruppo che è ora di andare a dormire.
Può essere usato anche come segnale di avvertimento: Charles Darwin, nel libro The Expression of the Emotions in Man and Animals, racconta che i babbuini (come è riscontrabile negli altri primati) sbadigliano per minacciare i loro nemici mettendo in mostra i canini.
Allo stesso modo il pesce siamese combattente sbadiglia solo quando vede un suo simile (uno della stessa specie) o una sua immagine speculare e il loro sbadiglio è spesso seguito da un attacco aggressivo.
Il porcellino d’India lo fa per mostrare aggressività e una posizione dominante sfoggiando gli impressionanti incisivi.
L’ippopotamo compie questo gesto in segno di minaccia: per intimidire l’avversario mostra la possente dentatura.
Non è raro vedere sbadigliare i felini: un ghepardo sbadiglia prima di partire all’attacco, mentre nei gatti sembra essere una richiesta di protezione e rassicurazione.
Secondo gli etologi, nel mondo degli struzzi, lo sbadiglio viene utilizzato dall’esemplare di rango più elevato per comunicare agli altri membri l’assenza di pericolo. 
Il pinguino di Adelia impiega lo sbadiglio come parte dell’accoppiamento. La coppia si dispone faccia a faccia e il maschio si lancia in un esibizione che lo vede col becco spalancato puntato verso il cielo.
Questo comportamento è stato riscontrato anche nel pinguino imperatore pur non condividendo l’habitat con il pinguino di Adelia.
I serpenti sbadigliano sia per riallineare le mascelle dopo un pasto che per motivi respiratori.
Nei cani viene riscontrato spesso dopo aver visto farlo a delle persone e quando sono confusi.
Pure i pesci sbadigliano e incrementano il comportamento quando sono in mancanza di ossigeno o in caso di eccessivo calore.
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Fonti:
http://en.wikipedia.org/wiki/Yawn

http://www.focus.it/Scienza/

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