Youtube, Vimeo etc non rientrano nei regolamenti attuativi del Decreto Romani


Buone notizie per YouTube, Vimeo, i motori di ricerca e tutti gli altri siti web basati su User Generated Content (oppure brutte notizie per i soliti pessimisti e complottisti cronici ;-) ): durante il Question Time sugli audiovisivi, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha rassicurato sulla non applicabilità dei regolamenti attuativi stabiliti dall’AGCOM per il Decreto Romani.

Come riportato da questo articolo di Key4biz.it, il Governo conferma che:

la responsabilità editoriale è da intendersi come un controllo effettivo sia sulla selezione dei programmi, sia sulla loro organizzazione in un palinsesto cronologico: pertanto “I siti internet che non selezionano ex ante i contenuti generati dagli utenti ma effettuano una mera classificazione degli stessi non rientrano nel campo di applicazione della norma” deliberata dall’Autorità per le comunicazioni, e questo in piena sintonia con la direttiva Ue in materia. Salvo che non vi sia “responsabilità editoriale o sfruttamento economico”.

Questo (ok, bastava un po’ di buon senso, ma mai darlo per scontato) significa che, sebbene i siti di UGC usino diversi algoritmi per catalogare, organizzare e presentare i contenuti, non possono essere paragonati a servizi di televisivi (nello specifico Web-TV) e pertanto non saranno assoggettati ai regolamenti AGCOM che prevedono ad esempio una registrazione e autorizzazione specifica, la responsabilità editoriale (cioè, il proprietario del sito è civilmente e penalmente responsabile per i contenuti che pubblica) e l’applicazione degli stessi parametri di misurazione dei messaggi pubblicitari applicativi alla televisione tradizionale.

La questione è stata ampiamente dibattuta e coinvolge diversi ambiti politici e legislativi (Comunità Europea, Governo locale, AGCOM etc) è meglio spiegata in questo post del prof. Pollicino (Univ. Bocconi) riportato da Quintarelli.

Sostanzialmente le regole per cui un soggetto diventa equiparato ad una TV sono le seguenti:
1. responsabilità editoriale, in qualsiasi modo esercitata
2. sfruttamento economico del servizio stesso
3. soglia minima di ricavi derivanti dal servizio di 100.000€ (!!!)
4. svolgimento verso l’Italia dell’attività economica riconducibile al servizio

E’ chiaro che, almeno per i punti 2 e 3, Youtube e gli altri ci ricadono completamente, ma sul primo punto appare effettivamente difficile imputare un effettivo controllo editoriale della programmazione (in modalità lineare o non lineare) dei contenuti: tutto quello che tali siti fanno è accettare, catalogare i contenuti e agire a posteriori per rimuovere quelli ritenuti non adatti o protetti da diritti altrui.

Per il punto 4, la localizzazione geografica, Youtube, ad esempio, ha la sua sede europea in Irlanda e comunque l’Italia non è il mercato specifico cui si rivolge in quanto il servizio è erogato in tutta Europa senza distinzioni se non la localizzazione linguistica e di presentazione.

TIM: multa da un milione di euro per rimodulazione piano base
TIM: multa da un milione di euro per rimodulazione piano base
Svelati gli hacker di Anonitaly
Agcom Vs. pirateria: nuove misure
Skype illegale? Il "si" della Francia.
Sito Non Raggiungibile: la protesta aperta contro AGCOM
Time for Google to leave Italy?
Wikileaks: l'Italia tenta di censurare Internet