Un chip per il dolore cronico


Un chip miniaturizzato contro il dolore cronico

(AGI) – Londra, 17 dic. – Inizieranno l’anno prossimo i primi trial sull’uomo di un dispositivo miniaturizzato che, impiantato vicino alla spina dorsale, elimina il dolore cronico. La notizia e’ riportata dal ‘Daily Mail’, secondo cui il chip, grande quanto la capocchia di un fiammifero, potrebbe avere applicazioni in numerose patologie.
Il dispositivo, sviluppato dall’azienda australiana National ICT, e’ in grado di rilevare i segnali elettrici che portano la sensazione di dolore al cervello e di eliminarli con una piccola scarica fino a 10 volt.
L’apparecchio funziona con una batteria grande quanto una carta Sim ricaricabile in maniera wireless, e secondo i progettisti potrebbe avere diverse applicazioni “Oltre a trattare il dolore cronico alla schiena e le emicranie – hanno spiegato – potrebbe essere usato per eliminare le convulsioni legate all’epilessia e i tremori dovuti al morbo di Parkinson”.

Non è nuova la sperimentazione nei confronti del dolore cronico che secondo le stime colpisce qualcosa come l'8 per cento della popolazione italiana.

In principio erano neurotrasmettitori che rilasciavano ad intervalli predefiniti piccole quantità di analgesico: inizialmente manuali (per il cambio della quantità a seconda della posizione della schiena) e successivamente in modo automatico.
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Dalla tecnologia usata sui telefonini un sistema per aiutare chi soffre di dolore cronico a schiena e arti

La sempre più diffusa tecnologia usata nei cellulari per adattare automaticamente le immagini alla posizione verticale o orizzontale del display, verrà presto utilizzata per donare sollievo alle persone che soffrono di dolore cronico alla schiena e agli arti. Un’equipe di ricercatori dell’unità antalgica dell’azienda ospedaliero universitaria Pisana ha infatti combinato questo specifico software a un neurostimolatore che è stato poi impiantato in un paziente dell’Ospedale di Pisa.

Il dolore cronico, che interessa il tronco e gli arti, rappresenta un grave problema per le sue gravi ripercussioni sulla qualità di vita del paziente. “E’ un dolore continuo, lancinante e intrattabile – spiega Paolo Poli, responsabile del progetto – e richiede un trattamento terapeutico adeguato che ben si adatti alle condizioni del malato”.

Un approccio curativo è rappresentato dalla stimolazione del midollo spinale con un neurostimolatore impiantabile sottopelle, trattamento ormai di routin: il dispositivo trasmette livelli prefissati di analgesia ma spesso i pazienti devono manualmente modificare tali livelli quando cambiano posizione (eretta, supina, prona). In caso contrario il dolore resta alto.

Il nuovo stimolatore, recentemente impiantato in un paziente, che è pienamente soddisfatto dei benefici avuti – afferma il dottor Poli – è stato messo a punto da Medtronic e utilizza una tecnologia che include l’uso di un algoritmo e di un accelerometro, componente innovativa che sfrutta la forza di gravità terrestre per rilevare la posizione del malato e adottare automaticamente il livello di stimolazione richiesto per alleviare il dolore”.

Come funzionaL’accelerometro – commenta Poli – è una tecnologia presente anche in alcuni telefoni cellulari, per riconoscere l’angolazione del telefono e cambiare il monitor da orizzontale a verticale. Allo stesso modo, il nuovo neurostimolatore è il primo che ‘sente’ le posizioni e i movimenti del paziente, apprende le regolazioni impostate e adatta automaticamente la terapia alla posizione”.

Fonte Tiscali[/spoiler]

Quindi si è passato alla ricerca denominata PROCESS (PROspective randomized Controlled trial of the Effectiveness of Spinal cord Stimulation): una neurostimolazione abbinata alle classiche terapie farmaceutiche che dava risultati considerevoli su quasi il 50 per cento dei pazienti trattati in vari angoli del mondo.
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Dolore alle gambe o alla schiena, oggi si cura con la neurostimolazione

Se soffrite di forti dolori alla schiena o alle gambe oggi c’è una nuova cura, la neurostimolazione. Grazie a questa nuova terapia, associata in ogni modo a quelle convenzionali, è possibile combattere efficacemente il dolore neuropatico cronico, un male che colpisce quasi l’8 per cento della popolazione italiana. La neurostimolazione si basa sulla stimolazione elettrica (leggeri impulsi elettrici nella colonna vertebrale) dei nervi che innervano i punti dolorosi.

La ricerca che ha portato a questa conclusione è frutto di uno studio internazionale multicentrico al quale hanno preso parte anche alcuni esperti italiani tra i quali Mario Meglio, direttore dell’Unità operativa di Neurochirurgia funzionale e spinale del Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Pain (Gennaio 2008).

La ricerca, che è stata denominata PROCESS (PROspective randomized Controlled trial of the Effectiveness of Spinal cord Stimulation, studio prospettico controllato randomizzato sull’efficacia della stimolazione del midollo spinale), è stata condotta su circa 100 pazienti seguiti in 12 centri ospedalieri e policlinici universitari internazionali in Australia, Belgio, Canada, Israele, Italia, Spagna, Svizzera e Regno Unito. Dopo sei mesi di sperimentazione si sono ottenuti i primi risultati che dimostravano che la terapia di neurostimolazione, in associata alla terapia medica convenzionale, riusciva a ridurre maggiormente il dolore dei pazienti con un conseguente miglioramento della qualità di vita e delle capacità funzionali.

Il prof. Meglio spiega che il dolore neuropatico, associato a danno nervoso o disfunzioni del sistema nervoso, colpisce quasi l’8 per cento della popolazione, purtroppo però, spesso viene sotto diagnosticato e trattato in maniera inadeguata. L’esperto evidenzia che il dolore neuropatico, che colpisce frequentemente la schiena e le gambe, tra i vari tipi di dolore è uno dei più gravi. Il dolore cronico, se non curato adeguatamente, può influire negativamente su tutti gli aspetti della salute e del benessere del paziente, inoltre, non vi è solo un costo diretto relativo alle cure ma bisogna considerare anche il costo sociale in termini di assenza dal lavoro.

Nel nostro paese, presso il Gemelli di Roma, la SCS (Spinal Cord Stimulation – Stimolazione elettrica del midollo spinale) è utilizzata già da diverso tempo per trattare il dolore cronico che non risponde ad altre terapie.

Come si esegue la SCS? In anestesia locale si posiziona, attraverso un ago, un elettrodo nella colonna vertebrale del paziente vicino al midollo spinale. L’impianto, monitorato attraverso un controllo radiologico, è eseguito con tecniche poco invasive in una sala operatoria rigorosamente sterile. Successivamente, il paziente viene sottoposto a un periodo di stimolazioni di prova, utilizzando uno stimolatore esterno; se al termine di questo periodo si è registrata una riduzione del dolore di almeno il 50 per cento, si procede all’impianto dello stimolatore definitivo. Anche per la seconda fase dell’operazione è sufficiente un’anestesia locale, al paziente viene impiantato un piccolo stimolatore del tutto simile a un pace-maker cardiaco in sede sottocutanea, a livello della parete addominale e del gluteo del paziente.

Il professor Mario Meglio spiega che la sperimentazione condotta presso il Gemelli di Roma, peraltro tuttora in corso, è la prima ad adottare un disegno controllato, randomizzato, multicentrico, per valutare i risultati della stimolazione cronica in pazienti affetti da dolori cronici della schiena e delle gambe, fattori che rappresentano un punto di riferimento certo per il confronto scientifico dei risultati. I risultati ottenuti sono molto incoraggianti, dopo sei mesi di follow-up, il 48 per cento dei pazienti assegnati al gruppo di neurostimolazione ha riportato un miglioramento del dolore alle gambe pari o superiore al 50 per cento rispetto al 9 per cento dei pazienti assegnati al gruppo trattato con la sola terapia convenzionale.

Tutti i 100 pazienti dello studio erano stati sottoposti ad almeno un intervento chirurgico sulla colonna lombosacrale (ernia del disco, stenosi del canale etc.), ciò nonostante, continuavano a soffrire di dolore da moderato a grave ad una o entrambe le gambe, e in misura minore alla schiena. Questi pazienti, inoltre, non erano stati considerati idonei per un ulteriore intervento chirurgico.

Va sottolineato che la Federazione Europea delle Società Neurologiche (EFNS) ha appena pubblicato le proprie raccomandazioni sull’efficacia delle tecniche di neurostimolazione per il trattamento del dolore neuropatico.

Meglio conclude evidenziando che i risultati ottenuti fino ad ora confermano che la neurostimolazione offre a questi pazienti un’opzione terapeutica efficace. La terapia di neurostimolazione dovrebbe pertanto essere aggiunta all’elenco dei trattamenti convenzionali e venire considerata di routine per tutti i pazienti idonei.

Fonte UOL[/spoiler]

L’ultima tappa sembra ora rappresentata da un chip (l’avvicinamento alla modalità cyborg è sempre più veloce) così come spiegato nell’articolo in apertura di questo post.

[spoiler]Mi rendo conto che probabilmente a molti di voi non fregherà “una cippa” di tutto questo, ma da quasi farmacista ho un debole per certe notizie, chiedo scusa in anticipo.[/spoiler]

Fonte AGI NewsOn

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