Capelli lunghi, il film mai realizzato di Mario Monicelli

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C’è un operaietto sui 17 anni che lavora in una grande azienda. È docile, è paziente, è onesto, faticatore, svelto, coscienzioso. Ma è poeta.
Cioè?
Cioè un bel giorno, o meglio un brutto giorno, decide di farsi crescere i capelli.

«Una storia di giovani e una storia d’amore. E una storia che corre verso la catastrofe come tutte le storie che si rispettino», scrive Mario Monicelli di questo suo soggetto inedito, Capelli lunghi.
Un lungo racconto di due vite normali, lavoro-famiglia-bar-amore, nelle quali irrompe la poesia tragica, cocciuta e illusoria del Sessantotto. La rivoluzione che si fa piccina quanto più è piccolo il paese, quanto più piccolo è il mondo di relazioni nelle quali si vive, che è la più difficile: quella dove gli scontri sono veri e la disillusione è vera, e brucia.
Due ragazzi in fuga in moto contro il mondo intero, e tutto per un principio di libertà.
Verso la fine degli Anni Sessanta Monicelli scrive il soggetto di “Capelli lunghi”, inventandosi il personaggio di un giovane operaio capellone, deciso a sfidare la società insieme alla sua compagna tredicenne pur di non tagliarsi la chioma. Un poeta e un eversore dell’ordine costituito, tanto scomodo per la società da spaventare anche il produttore cui viene presentato il progetto, che infatti glielo boccia. E così il film finisce in un cassetto, per vedere la luce solo quaranta anni dopo, in un’altra forma, grazie alla versione a fumetti in 13 tavole di Massimo Bonfatti. Cinema e fumetto del resto sono parenti stretti, come ben sanno disegnatori e cinematografari.
Questo libro ricostruisce le vicende dell’unico soggetto di Mario Monicelli rimasto sulla carta, attraverso un’intervista al regista toscano a cura di Franco Giubilei, il testo originale di Capelli lunghi e la storia a fumetti di Massimo Bonfatti.

Questo è un post che ho nel cassetto da molto tempo, mi sembra sia arrivato il momento adatto per tirarlo fuori.
Ho il fumetto, è una figata.
Monicelli è forse il regista che nei miei sogni più di altri avrei voluto come maestro, anche grazie al suo aspetto fisico, molto nonno burbero, saggio e stiloso. Asciutto e mai retorico.

Cinematografico fino alla fine, tanta, tanta ammirazione.

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