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Il Killer dello Zodiaco

Oggi ho deciso di deliziarvi con la storia, per chi ancora non la conoscesse, di uno dei miei serial killer preferiti: The Zodiac Killer. Personaggio enigmatico e fanatico di crittografia.
[spoiler]Il post è lunghissimo, se non vi piace e non avete voglia di leggere, passate oltre ;)[/spoiler]

Lo Zodiac Killer è un serial killer statunitense attivo nella California settentrionale per dieci mesi alla fine degli anni ’60. Egli stesso coniò questo nome in una serie di lettere di sfida alla stampa datate fino al 1974: queste ultime contenevano quattro crittogrammi o messaggi cifrati, tre dei quali rimangono ancora senza soluzione.
Zodiac uccise cinque vittime note, sebbene abbia affermato nelle sue lettere ai giornali di aver ucciso più di 37 persone, a Benicia, Vallejo, al Lago Berryessa e a San Francisco tra il dicembre 1968 e l’ottobre 1969: furono colpiti quattro uomini e tre donne di età comprese fra i 16 e i 29 anni, due di loro sopravvissero alle aggressioni. A Zodiac sono state attribuite anche numerose altre vittime, senza tuttavia sufficienti prove per confermarle.
L’identità del killer rimane ancora oggi sconosciuta. La polizia di San Francisco ha catalogato il caso come “inattivo” nell’aprile del 2004, ma l’ha riaperto nel marzo 2007: anche in altre giurisdizioni il caso rimane aperto.

La sua carriera inizia a Lake Herman con l’apparentemente casuale omicidio di Betty Lou Jensen e David Faraday, il 20 dicembre 1968, a Benicia, California.
La coppia al suo primo appuntamento venne uccisa, intorno alle 23, con un colpo di pistola alla testa per lui e 5 colpi alla schiena per lei mentre tentava la fuga. Un testimone raccontò di aver visto le due auto vuote parcheggiate in una piazzola di Lake Herman Road e, pochi istanti dopo, di aver sentito un forte rumore, tipo sparo.
I loro corpi furono trovati pochi minuti dopo da Stella Borges, che abitava nei pressi: la donna avvisò il capitano Daniel Pitta e l’ufficiale di polizia William T. Warner. Sul caso lavorò il detective Les Lundblad del dipartimento dello sceriffo della contea di Solano, ma le indagini non portarono a nulla.
Successivamente, verso la mezzanotte fra il 4 e il 5 luglio 1969, al parcheggio del Blue Rock Springs Golf Course di Vallejo, California, a circa 6 km dal luogo del delitto sulla Lake Herman Road, Darlene Ferrin e Michael Mageau vennero assaliti mentre sedevano nell’auto della Ferrin: un’altra auto si avvicinò e parcheggiò accanto alla loro, poi si allontanò quasi subito, quindi tornò dopo circa dieci minuti, parcheggiò dietro di loro per impedire loro la fuga, scese dall’auto e si accostò alla macchina delle vittime dalla parte del passeggero, usando una torcia per accecare i due ragazzi. Quindi sparò loro con una Luger da 9 mm.
Alle 00:40 del 5 luglio un uomo fece una telefonata anonima al Dipartimento di Polizia di Vallejo per riferire l’accaduto, rivendicando la responsabilità dell’aggressione, nonché gli omicidi di Jensen e Faraday di più di sei mesi prima. La polizia rintracciò la chiamata da una cabina telefonica in una stazione di servizio a Springs and Tuolumne, circa mezzo chilometro dalla casa della Ferrin e solo a pochi isolati di distanza dal Dipartimento dello Sceriffo di Vallejo.
La Ferrin venne dichiarata morta all’arrivo in ospedale, Mageau sopravvisse, sebbene il killer gli avesse sparato al volto, al collo e al torace. Inizialmente del caso vennero incaricati i detective John Lynch e Ed Rust del Dipartimento di Polizia di Vallejo, sostituiti poi dal detective Jack Mulanax negli anni settanta.

Il 1 agosto 1969, tre lettere quasi identiche firmate ”Zodiac” vennero recapitate a tre quotidiani locali: Vallejo Times-Herald, San Francisco Chronicle e San Francisco Examiner. In esse, Zodiac rivendicava la responsabilità dei tre omicidi e inoltre includeva su ciascuna un terzo di un crittogramma, per un totale di 408 caratteri (24 righe e 17 colonne), che a suo dire nascondeva la sua identità. Zodiac chiedeva che ciascuna parte fosse stampata sulla prima pagina del rispettivo quotidiano, altrimenti si sarebbe infuriato e avrebbe ucciso una dozzina di persone quel weekend. Le minacce non ebbero luogo, e tutte e tre le parti del crittogramma furono pubblicate.
Tre giorni dopo, il 4 agosto 1969, un’altra lettera venne recapitata al San Francisco Examiner, con il saluto ”Dear Editor This is the Zodiac speaking”. La lettera era una risposta alla richiesta del commissario Stiltz di Vallejo di fornire ulteriori dettagli sugli omicidi per provare di essere realmente il killer di Faraday, Jensen e Ferrin.

L’8 agosto 1969 due lettori del quotidiano, Donald e Bettye Harden di Salinas, riuscirono a risolvere il crittogramma, che non conteneva il nome di Zodiac. Il messaggio recitava:

I like killing people because it is so much fun it is more fun than killing wild game in the forrest because man is the most dangerous anamal of all to kill something gives me the most thrilling experence it is even better than getting your rocks off with a girl the best part of it is that when I die I will be reborn in paradice and all the I have killed will become my slaves I will not give you my name because you will try to sloi down or stop my collecting of slaves for my afterlife ebeorietemethhpiti

Il significato degli ultimi 18 simboli non è stato chiarito. Nel programma televisivo Unsolved Mysteries è stato suggerito che in essi Zodiac si sia firmato con il nome Theodore Kaczynski, ma la cosa non è stata riconosciuta ufficialmente.

Qui potete visionare tutte le epistole ricevute dalle testate giornalistiche, polizia e canali televisivi firmate e confutate Zodiac.

Fino al 27 settembre 1969, non si ebbero più notizie del killer dello Zodiaco.
Bryan Hartnell e Cecelia Shepard stavano facendo un pic-nic sulle rive del Lago Berryessa, su una piccola isola nei pressi di Twin Oak Ridge. Si avvicinò a loro un uomo che vestiva con un costume da boia, con occhiali scuri a coprire i buchi per gli occhi e sul petto un simbolo bianco, lo stesso usato per firmare le lettere di Zodiac, con una pistola Hartnell .45 ACP. L’uomo mascherato dichiarò di essere evaso dal carcere di Deer Lodge, in Montana, dopo aver ucciso una guardia e rubato un’auto, e spiegò che aveva bisogno della loro auto e dei loro soldi per fuggire in Messico. Aveva portato delle corde con cui ordinò alla Shepard di legare Hartnell, prima di legarla a sua volta di persona. Zodiac controllò anche i nodi fatti a Hartnell e li strinse avendo visto che la ragazza li aveva lasciati allentati. Hartnell credeva a quel punto che si trattasse solo di una rapina alquanto bizzarra, quando Zodiac estrasse un coltello e pugnalò entrambi, quindi tornò su Knoxville Road, tracciò sullo sportello dell’auto di Hartnell il simbolo del cerchio attraversato dalla croce e vi scrisse sotto: Vallejo 12-20-68, 7-4-69, Sept 27-69-6:30 by knife
Alle 19:40 l’uomo telefonò all’ufficio dello sceriffo della Contea di Napa da una cabina per riferire l’accaduto: la chiamata fu rintracciata dalla Napa Car Wash sulla Main Street di Napa a 43 km dalla scena del crimine. Gli investigatori poterono rilevare delle impronte digitali recenti dall’apparecchio, ma non riuscirono a farle corrispondere a quelle di alcun sospetto.
Un uomo e suo figlio, che erano andati a pesca sul lago lì vicino, trovarono le vittime attirati dalle loro grida di aiuto e chiamarono i ranger del parco. Dave Collins e Ray Land, del Dipartimento dello Sceriffo della Contea di Napa, furono i primi ufficiali delle forze dell’ordine ad arrivare sul luogo dell’aggressione. Cecelia Shepard era ancora cosciente quando Collins arrivò e poté fornigli una descrizione dettagliata dell’aggressore. Hartnell e Shepard furono portati al Queen of the Valley Hospital di Napa in ambulanza. La Shepard cadde in stato di coma durante il trasporto in ospedale e non riprese più coscienza: morì due giorni dopo, mentre Hartnell sopravvisse e poté riferire la sua testimonianza alla stampa. Il detective Ken Narlow, assegnato al caso, lavorò per risolvere il mistero fino al suo ritiro nel 1987.

L’11 ottobre 1969 un uomo entrò nel taxi guidato da Paul Stine all’incrocio fra Mason Street e Geary Street, a San Francisco, e chiese di essere portato in Washington and Maple Street, nel quartiere di Presidio Heights. Per ragioni sconosciute, Stine si fermò all’isolato successivo, in Cherry Street: l’uomo gli sparò un colpo alla testa con una 9mm, poi gli prese il portafogli e le chiavi dell’auto e gli strappò un pezzo di camicia. Venne visto da tre ragazzini dalle finestre della loro casa all’altro lato della strada alle 21:55; i ragazzi chiamarono la polizia mentre ancora il crimine era in atto. Osservarono l’uomo pulire l’auto e quindi allontanarsi a piedi verso Presidio, a nord. La polizia arrivò qualche minuto dopo, e i tre giovani testimoni riferirono che il killer doveva essere ancora vicino. A causa di un misunderstanding equivoco nella descrizione del sospetto, che rimane ancora oggi senza una spiegazione, l’agente Don Fouke, si accorse, una volta arrivato sulla scena del crimine di essere passato a pochi metri di distanza dal killer qualche minuto prima. Fouke concluse che Zodiac stava tornando alla sua destinazione originaria verso Presidio, perciò tornarono indietro per cercarlo, ma il killer era già svanito. Le ricerche non portarono a nulla. I tre ragazzini fornirono un identikit dell’assassino di Stine: Zodiac venne descritto di un’età approssimativa di 35-45 anni. I detective Bill Armstrong e Dave Toschi furono assegnati al caso; il Dipartimento di Polizia di San Francisco si ritrovò alla fine ad avere una stima di 2.500 sospetti nel corso degli anni.

Il 14 ottobre 1969 il Chronicle ricevette un’altra lettera da Zodiac, che stavolta conteneva un lembo della camicia di Paul Stine come prova che egli era effettivamente l’assassino; nella stessa lettera era contenuta la minaccia di sparare ai ragazzini che andavano a scuola.
Alle 2 di notte del 22 ottobre 1969 qualcuno che affermò di essere Zodiac chiamò il Dipartimento di Polizia di Oakland, chiedendo che uno dei due celebri avvocati, F. Lee Bailey o Melvin Belli, apparisse nel talk show della mattina condotto da Jim Dunbar. Bailey non era disponibile, ma Belli accettò. Il conduttore Dunbar pregò gli spettatori di lasciare le linee telefoniche dello studio libere, affinché Zodiac potesse mettersi in contatto con loro: alla fine, qualcuno che affermò di essere Zodiac telefonò diverse volte per parlare con Belli e dichiarò di chiamarsi Sam. Belli accettò di incontrarlo a Daly City, ma il sospetto non si presentò. Gli agenti di polizia che avevano già sentito la voce di Zodiac perché avevano risposto alle sue precedenti telefonate ascoltarono la voce di “Sam” e furono concordi nel dire che non era Zodiac. Ulteriori telefonate che Belli ricevette dal sospetto furono rintracciate e si scoprì che provenivano dal Napa State Hospital, dove si scoprì che “Sam” era un paziente affetto da malattia mentale.

L’8 novembre 1969 Zodiac spedì un biglietto con un altro crittogramma di 340 caratteri. Il giorno successivo spedì una lettera di sette pagine in cui affermava che due poliziotti lo avevano fermato e avevano persino parlato con lui tre minuti dopo che aveva ucciso Stine. Estratti della lettera vennero pubblicati sul Chronicle il 12 novembre, inclusa questa affermazione di Zodiac; quello stesso giorno, Don Fouke scrisse un memorandum in cui spiegava ciò che era successo quella notte. Il crittogramma di 340 caratteri non è mai stato decifrato. Molte possibili “soluzioni” sono state suggerite, ma non possono essere accettate perché non rispettano completamente le convenzioni di codificazione.

Il 20 dicembre 1969 Zodiac spedì una lettera all’avvocato Belli in cui incluse anche un altro pezzo della camicia di Stine; Zodiac scriveva che voleva che Belli lo aiutasse.

Nella notte del 22 marzo 1970 Kathleen Johns stava guidando da San Bernardino a Petaluma per andare a trovare sua madre. Era incinta di sette mesi e con sé aveva la figlia di dieci mesi. Mentre si dirigeva verso ovest sulla Highway 132 vicino Modesto, un’auto dietro di lei cominciò a lampeggiare e a suonare il clacson. La Johns accostò al bordo della strada e si fermò. L’uomo nell’auto parcheggiò dietro di lei, disse che aveva notato che la gomma posteriore destra della macchina della donna si stava allentando e si offrì di aggiustarla: Kathleen accettò. Dopo che ebbe finito il lavoro, l’uomo rientrò nella sua macchina e si allontanò; quando la Johns rimise in moto l’auto e ripartì la gomma si staccò del tutto. L’uomo, che non si era allontanato di molto, si fermò, fece marcia indietro e si offrì di portarla alla stazione di servizio più vicina per chiedere aiuto. La Johns salì nell’auto dell’uomo con la bambina. Guidando passarono oltre senza fermarsi a parecchie stazioni di servizio: proseguirono per circa tre ore, girando nei pressi di Tracy, e quando la donna chiedeva all’uomo perché non si fermasse, egli cambiava argomento.
Quando il guidatore si fermò a un incrocio, la Johns saltò via dall’auto stringendo fra le braccia la figlia e si nascose in un campo. L’uomo scese per cercarle, ma quando vide che si stava avvicinando un camion fuggì via. Kathleen Johns raggiunse in autostop la stazione di polizia di Patterson; lì, mentre narrava l’accaduto all’agente di servizio, vide il manifesto con l’identikit dell’assassino di Paul Stine e riconobbe in esso l’uomo che aveva rapito lei e sua figlia. L’auto della donna venne ritrovata incendiata.
Esistono versioni differenti del rapimento della Johns. La maggior parte afferma che l’uomo avesse minacciato di uccidere lei e la sua bambina mentre le portava in giro in auto, ma almeno un referto della polizia lo nega. Il resoconto della Johns al reporter Paul Avery del Chronicle indica che il suo rapitore scese dall’auto e si mise a cercarla al buio con una torcia; tuttavia, nelle due denunce che fece alla polizia, affermò che egli non lasciò il veicolo. Alcuni resoconti affermano che l’auto della Johns venne spostata e poi le venne dato fuoco, mentre altri al contrario affermano che si trovava nel punto in cui la donna l’aveva lasciata. Le varie discordanze tra i racconti della Johns negli anni hanno portato molti studiosi a chiedersi se ella sia stata effettivamente una vittima di Zodiac.

Zodiac continuò a comunicare con le autorità attraverso lettere e biglietti di auguri inviati alla stampa per il resto del 1970.
In una lettera imbucata il 20 aprile 1970 Zodiac scrisse: “Il mio nome è _____________”, seguito da un messaggio cifrato di 13 caratteri. Quindi affermò di non essere responsabile per il recente attentato con una bomba in una stazione di polizia di San Francisco, ma aggiunse ”there is more glory to killing a cop than a cid [sic] because a cop can shoot back”. La lettera includeva uno schema di una bomba che Zodiac affermò di voler usare per far esplodere uno scuolabus. In calce, aveva scritto: “Io (simbolo di Zodiac)=10, SFPD=0”.
Zodiac inviò altre lettere contententi indizi, rivendicazioni e punteggi.
Allegata ad una lettera del 26 giugno 1970 c’era una mappa della San Francisco Bay Area: in corrispondenza del Monte Diablo Zodiac aveva tracciato un cerchio attraversato da una croce, simile al simbolo comparso nelle precedenti lettere. In cima al cerchio aveva tracciato uno zero, quindi un 3, un 6 e un 9, a formare il quadrante di un orologio. Una scritta indicava che lo zero “era fissato a Mag. N”. Nella lettera vi era inoltre un messaggio cifrato di 32 caratteri che, affermò il killer, assieme al codice, avrebbe condotto al luogo in cui si trovava una bomba che aveva seppellito e programmato perché scoppiasse in autunno, la bomba non fu mai trovata.
In un’altra lettera datata 26 luglio 1970 Zodiac in un post scriptum disse: “P.S. Il codice del M. Diablo riguarda radiante + # pollici lungo il radiante”. Nel 1981 Gareth Penn, uno studioso del caso Zodiac, scoprì che un angolo radiante, tracciato sulla mappa secondo le istruzioni del killer, puntava esattamente ai luoghi di due attacchi di Zodiac.

Il 27 ottobre 1970, il reporter del Chronicle Paul Avery (che si stava occupando del caso Zodiac) ricevette una cartolina di Halloween firmata con una lettera “Z” e con il simbolo di Zodiac già usato in precedenza. Scritta a mano sulla cartolina c’era l’annotazione “Peek-a-boo, you are doomed”. La minaccia venne presa sul serio ed ebbe un articolo in prima pagina sul Chronicle. Poco dopo, Avery ricevette una lettera anonima che lo metteva in guardia sulle somiglianze tra le attività di Zodiac e l’omicidio irrisolto di Cheri Jo Bates, che era avvenuto quattro anni prima al college di Riverside, California, nell’area di Los Angeles, più di 640 km a sud di San Francisco: il 30 ottobre 1966, la Bates trascorse la serata nell’edificio della biblioteca del campus fino alla sua chiusura alle 21. I vicini riportarono di aver udito un grido intorno alle 22:30. La ragazza fu trovata morta la mattina seguente a poca distanza dalla biblioteca, tra due case abbandonate in lista per essere demolite per ristrutturazione del campus. I fili della calotta dello spinterogeno della sua Volkswagen erano stati strappati. Era stata brutalmente picchiata e pugnalata a morte. Un orologio da uomo della Timex con il cinturino strappato fu ritrovato nelle vicinanze. L’orologio aveva le lancette ferme alle 00:24, ma è probabile che l’attacco fosse avvenuto molto prima; furono inoltre scoperte orme di una scarpa simile a quelle militari; un mese dopo, il 29 novembre 1966, delle lettere quasi identiche battute a macchina furono spedite alla polizia di Riverside e alla redazione del giornale Riverside Press-Enterprise. Intitolando la lettera “The Confession”, l’autore rivendicò l’omicidio della Bates, fornendo dettagli del crimine non diffusi al pubblico, e avvisando che la Bates “non è la prima e non sarà l’ultima”.

Nel dicembre del 1966 venne ritrovata una poesia intagliata sul lato inferiore di una scrivania nella biblioteca del Riverside City College. Il linguaggio e la calligrafia della poesia, intitolata “Sick of living/unwilling to die”, assomigliavano a quelli delle posteriori lettere di Zodiac: essa fu firmata con ciò che si presumono essere le iniziali “rh”. Sherwood Morrill, il principale esaminatore di documenti della California, consultato in seguito, affermò che secondo lui la poesia era stata scritta da Zodiac.
Il 30 aprile 1967 — a sei mesi esatti dall’omicidio della Bates — il padre della ragazza, Joseph, il Press-Enterprise e la polizia di Riverside ricevettero tutti lettere quasi identiche: con una scrittura scarabocchiata, le copie inviate al Press-Enterprise e alla polizia recitavano ”Bates had to die there will be more”, con un piccolo scarabocchio sul fondo che assomigliava alla lettera “Z”. La copia inviata a Joseph Bates recitava “She had to die there will be more senza la “firma” con la Z.
Il 13 marzo 1971, quasi quattro mesi dopo il primo articolo di Paul Avery sul caso Bates, Zodiac inviò una lettera al Los Angeles Times: in essa attribuì alla polizia, invece che ad Avery, la scoperta delle sue “attività” di Riverside, ma, aggiunse, “they are only finding the easy ones, there are a hell of a lot more down there”.
La connessione tra Cheri Jo Bates, Riverside e Zodiac rimane comunque incerta. Il Dipartimento di Polizia di Riverside sostiene che l’omicidio della Bates non è stato commesso da Zodiac, ma ammette che alcune delle lettere su di lei possono essere state scritte da lui per farsi attribuire, a torto, il merito.

Il 22 marzo 1971 in una cartolina ricevuta dal Chronicle e indirizzata a “Paul Averly” e attribuita a Zodiac, questi sembrò prendersi la responsabilità della scomparsa di Donna Lass da South Lake Tahoe, California, il 26 settembre 1970. Composta da un collage di lettere dell’alfabeto ritagliate da pubblicità e pagine di riviste, in essa vi era anche un’immagine pubblicitaria di Forest Pines e il testo “Sierra Club”, “trovata vittima 12”, “guardate tra i pini”, “perlustrate l’area di Lake Tahoe” e “in giro nella neve”. Il simbolo di Zodiac del cerchio attraversato da una croce era al posto dell’indirizzo del mittente. La polizia e l’ufficio dello sceriffo trattarono inizialmente il caso della Lass come un semplice caso di persona scomparsa, ritenendo che fosse semplicemente partita di sua volontà. Donna Lass non venne mai più ritrovata. Venne scoperto un sito che a un primo esame sembrò essere stato usato come luogo di sepoltura vicino Claire Tappan Lodge, a Norden, California, nel terreno del Sierra Club, ma gli scavi portarono alla luce solo un paio di occhiali da sole.

In un articolo sul Vallejo Times-Herald del 13 novembre 1972, il detective di Santa Barbara Bill Baker sosteneva che l’omicidio di una giovane coppia nella Contea di Santa Barbara li 4 giugno 1963 poteva essere stato opera di Zodiac (cinque anni e mezzo prima del primo omicidio accertato di Zodiac, a Lake Herman Road).
Robert Domingos e la sua ragazza Linda Edwards furono uccisi con arma da fuoco su una spiaggia vicino Lompoc, California. La polizia ipotizzò che l’assalitore avesse cercato di legare le vittime, ma quando esse riuscirono a liberarsi e tentarono di scappare, avesse loro sparato ripetutamente alla schiena e al torace con un’arma calibro .22. Quindi aveva trascinato i corpi in una capanna nei pressi e aveva cercato, senza riuscirci, di bruciarla.
Alcuni ritengono che l’omicidio di Domingos e della Edwards sia opera di Zodiac a causa delle somiglianze tra questo caso e l’attacco di Zodiac a Lake Berryessa.

Dopo la cartolina di Forest Pines, Zodiac rimase in silenzio per quasi tre anni, dopodiché il Chronicle ricevette un’altra sua lettera, timbrata 29 gennaio 1974, che lodava il film L’esorcista, definendolo “the best saterical comidy” che avesse mai visto. La lettera includeva anche un frammento di verso da The Mikado e un simbolo, diverso da quello usuale, in fondo, il cui significato non è mai stato spiegato dagli esperti. Zodiac concludeva con un nuovo punteggio, “(simbolo di Zodiac)=37, SFPD=0″[30].
Il Chronicle ricevette ancora un’altra lettera, timbrata 14 febbraio 1974, che informava il direttore che le iniziali del Symbionese Liberation Army, gruppo di guerriglia urbano che proprio in quei giorni aveva attirato su di sé l’attenzione del mondo intero rapendo l’ereditiera Patricia Campbell Hearst, formavano una parola che in norreno significava “uccidere”. Tuttavia, la calligrafia non venne ritenuta autentica di Zodiac.
Il Chronicle ricevette poi una lettera anonima timbrata 8 luglio 1974, che si lamentava di uno dei suoi rubricisti, Marco Spinelli. Era firmata “il Fantasma Rosso”. La paternità di Zodiac di questa lettera è ancora controversa.
Passarono ancora quattro anni senza comunicazioni — presunte o verificate — da parte di Zodiac. Una lettera del 24 aprile 1978 venne inizialmente ritenuta autentica, ma fu dichiarata un falso da tre altri esperti calligrafi meno di tre mesi dopo; in anni recenti, tuttavia, il giudizio sulla stessa lettera è stato da qualcuno ancora rovesciato, e c’è chi la ritiene autentica.
Da quel momento, più nulla. Il Killer dello Zodiaco svanì senza farsi più sentire.

La SFPD dichiarò il caso “inattivo” nell’aprile 2004, adducendo il gran numero di casi e la mancanza di risorse.
Il caso fu riaperto a marzo 2007, e le prove vennero inviate alla polizia di Vallejo per effettuare altri test del DNA. L’indagine su Zodiac rimane in corso anche in altre giurisdizioni.

Gli ultimi investigatori della SFPD sul caso Zodiac furono gli ispettori della Omicidi Michael N. Maloney e Kelly Carroll. Essi furono i primi a effettuare test del DNA sulle lettere di Zodiac, che portarono a un profilo genetico parziale. I test sembrano aver definitivamente scagionato il principale sospettato, Arthur Leigh Allen, e anche il sospettato di Mike Rodelli, un investigatore dilettante, e cioè un noto uomo d’affari di San Francisco che viveva vicino al luogo in cui è stato ucciso Paul Stine.

Sebbene molte persone, nel corso degli anni, siano state sospettate di essere Zodiac, solo su una, Arthur Leigh Allen (18 dicembre 1933 – 26 agosto 1992), la polizia indagò seriamente. Nel luglio 1971 un amico di Allen riferì i suoi sospetti su di lui al Dipartimento di Polizia di Manhattan Beach, California, e il rapporto venne immediatamente inoltrato al San Francisco Police Department. Interrogato, Allen affermò senza esserne stato sollecitato che i coltelli insanguinati che erano nella sua auto il giorno dell’attacco di Zodiac al Lago Berryessa gli erano serviti per uccidere dei polli; quando gli fu chiesto se avesse letto The Most Dangerous Game, da cui era stata ripresa l’idea dell’uomo come “animale più pericoloso da cacciare”, rispose di sì e che gli aveva fatto una grande impressione.
Allen fu l’unico sospettato contro cui la polizia ebbe abbastanza prove a carico per eseguire non uno ma tre mandati di perquisizione: il 14 settembre 1972, il 14 febbraio 1991 e il 28 agosto 1992, due giorni dopo la sua morte. Allen negò sempre tutto, ma contro di lui c’era un gran numero di prove circostanziali.
La polizia però non trovò mai prove certe del fatto che Allen fosse il Killer dello Zodiaco, e il Dipartimento di Polizia di Vallejo decise di non incriminarlo, sebbene egli fosse già stato condannato per reati sessuali e nella sua casa, nella perquisizione del 1991, fossero stati trovati armi e esplosivo. Infine, la calligrafia di Allen non corrispondeva a quella dei messaggi di Zodiac, le sue impronte non corrispondevano a quelle sospettate di essere di Zodiac e nessuna prova concreta di un suo coinvolgimento negli omicidi fu mai trovata: recenti test del DNA, nel 2002, su sospette lettere di Zodiac non diedero risultati positivi. Tuttavia, né Vallejo né San Francisco esclusero mai Allen dalla lista dei sospetti anche dopo i risultati dei test.

Il mito Zodiac sopravvive tuttora. Nel 2009, una donna americana, Deborah Perez, agente immobiliare, ha rivelato a tutte le tv Americane di aver scoperto di essere la figlia di Zodiac e di averlo seguito in un paio dei suoi delitti, all’epoca ancora una bambina. Lei sostiene di aver sentito degli spari ma suo padre gli disse che erano solo dei petardi. Il presunto Zodiac sarebbe secondo questa versione un certo Guy Ward Hendrickson, un insospettabile carpentiere dal carattere burbero ma premuroso. Morì nel 1983 a 68 anni. Le prove che lo potrebbero inchiodare sono gli occhiali del tassista, ultima vittima di Zodiac, che avrebbe rubato dopo il delitto. La sua descrizione, infatti, potrebbe corrispondere all’Identikit disegnato nel 1970 per la sua taglia di ricercato. Deborah Perez sarebbe in grado anche di decifrare i messaggi in codice che Zodiac inviava alla Polizia americana. Tuttavia in seguito ha successivamente dichiarato di essere la figlia illegittima di John F. Kennedy quindi la sua dichiarazione non è considerata più tanto credibile.

Dalla sua storia del Killer dello Zodiaco sono scaturiti diversi film (Zodiac, 2007 ad esempio, con Jake Gyllenhaal e R.D. Junior), episodi di serie TV, Libri, fumetti, Band, album e brani musicali.

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