Il disco di Festo

LEGANERD 034383

Trovato a Creta nel 1908 dai due archeologi italiani Pernier e Halbherr e risalente all’epoca minoica, questo reperto è un vero e proprio rompicapo, ben lungi dall’essere risolto.
Fatto di terracotta, del diametro di 16 cm, presenta alcuni simboli (45 su un totale di 241, più una linea diagonale) su entrambi i lati, che sono tutt’ora sconosciuti, e non sono mai stati trovati in nessun’altro scavo, sull’isola e fuori. Una curiosità: i simboli sono stati destinati all'Unicode ed occupano i campi 101D0-101FF del Piano 1.

Ad oggi sono state avanzate migliaia di possibili interpretazioni:

Storicamente, è stato proposto quasi di tutto: preghiere, una storia di narrativa o d’avventura, un “salteri”, una chiamata alle armi, un gioco da tavolo, e un teorema geometrico. In questo senso alcune delle più fantasiose interpretazioni sono dei classici esempi di pseudoarcheologia. (…)
Mentre molti sostenitori di ricerche non accademiche credono ancora che il mistero possa essere risolto, la comunità scientifica pensa che ogni ulteriore tentativo di decifrazione sia votato all’insuccesso, poiché, secondo l’orientamento più accreditato, non vi è abbastanza materiale disponibile per un’analisi significativa (salvo che imprevisti progressi riguardo ai segni non portino a qualche diverso percorso di indagine). È infatti improbabile che qualunque nuova decifrazione senza conferma esterna (come un confronto pienamente riuscito con altre iscrizioni) sia accettata come conclusiva.

Un bel puzzle per gli appassionati di crittografia, dunque.

Ma il disco presenta un’altra caratteristica, ben più interessante, a mio avviso: si tratta a tutti gli effetti del primo caso storicamente accertato di stampa a caratteri mobili.
Ora, è comunemente accettato che questa sia un'invenzione di Johannes Gutemberg del 1455, anche se ci sono prove di un precursore coreano di duecento anni precedente; ma qui stiamo parlando di un artefatto datato 1600 a.C. (per fare un paragone sarebbe stato come trovare un transistor sotto un tempio Etrusco), per quale motivo l’uomo ha deciso di abbandonare una tecnologia così all’avanguardia, allora?

Jared Diamond, nel suo best seller nonché premio Pulitzer, “Armi Acciaio e Malattie”, ci da una spiegazione del perché un’innovazione del genere, sia svanita nel nulla, senza lasciare molte tracce: il nocciolo della questione sarebbe da cercare nell’utilità e nei benefici che avrebbe portato questa scoperta.

La carta non era stata inventata, si usava l’argilla; e l’umanità era ben lungi da scoprire il ferro, o comunque metalli non malleabili, che ne impedissero la deformazione sotto pressa. Inoltre ancora non c’era un vero e proprio alfabeto, che consentisse di semplificare il linguaggio e scomporlo nelle sue parti elementari, quindi la quantità di caratteri necessari sarebbe stata immensa. In più era interesse delle caste dominanti che la scrittura fosse un segreto per l’elite, cosa che consentiva loro di tenere soggiogato il popolo; era quindi importante per loro che fosse difficile da imparare e da tramandare a voce. Tutte queste cose, secondo il premio Pulitzer, furono decisive per la sorte del disco, e sostanzialmente l’uso e la necessità sono fondamentali perché un’idea si stabilisca tra le popolazioni.

Consiglio a chiunque il libro, che contiene molti spunti di riflessione, in una prosa asciutta e ben comprensibile, ci da uno spaccato degli ultimi tredicimila anni di storia delle infamie dell’uomo.

Cercando sulla rete ho scoperto oggi che ne è stata tratta una serie di documentari, che sono facilmente reperibili sulla rete, anche sul tubo.

Wiki.

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