Wikileaks, cracker all’attacco

Il sito di controinformazione sarebbe finito vittima di professionisti del cracking. Coincidenza, poco prima della pubblicazione della ciclopica raccolta di documenti sulla guerra in Iraq

Roma – Wikileaks è caduto vittima di un attacco hacker perpetrato da “persone molto abili”, dicono i curatori del sito di controinformazione più chiacchierato degli ultimi mesi. La “breccia” aperta nei server di un servizio specializzato nella diffusione di informazioni riservate è stata aperta poco prima che il team di Wikileaks si preparasse a far esplodere l’ennesima “bomba” mediatica, una raccolta di oltre 390mila documenti confidenziali riguardanti la guerra in Iraq scatenata da Stati Uniti e nazioni alleate.

I documenti, neanche a dirlo, solo stati comunque rilasciati (in anticipo sui tempi previsti) scatenando un nuovo sommovimento nei mezzi di comunicazione, impegnati ad analizzare i dati in essi contenuti – si parla di 66mila civili uccisi, torture, e scarso controllo da parte delle autorità statunitensi sulla condotta dei suoi soldati – o anche a prendere di mira il founder di Wikileaks Julian Assange, che abbandona un’intervista della CNN in conseguenza dei toni “personalistici” imposti dalla giornalista dell’emittente USA.

La nuova bomba mediatica di Wikileaks è esplosa, gli archivi del “più grande leak di documenti militari classificati” sono online, ma prima della loro pubblicazione l’infrastruttura telematica del servizio ha rischiato grosso: l’attacco hacker è stato confermato da “fonti anonime” interne a Wikileaks, e ha preso di mira il server XMPP di Amsterdam usato per veicolare le comunicazioni su instant messaging cifrato. I cracker sono riusciti a mettere le mani sulle chiavi private usate per la suddetta cifratura, dice la fonte anonima, costringendo Wikileaks a spostare la sua infrastruttura di “chat” in un altro server questa volta in Germania. Ora è tutto tornato alla normalità, ma lo staff di Wikileaks mette in evidenza la professionalità degli hacker, evidentemente motivati o assoldati da organizzazioni (governi?) interessate a penetrare all’interno delle comunicazioni riservate di Wikileaks.

L’attacco, dicono le persone informate sui fatti, non ha nulla a che fare con la tendenza del sito a finire offline per “operazioni di manutenzione”, né sembra avere connessioni con il recente sacco di Cryptome. I cracker che pochi giorni fa hanno preso di mira il sito di controinformazione – impegnato sul fronte della libera diffusione di documenti secretati ben prima della nascita di Wikileaks – erano “scolaretti che avevano messo le mani sulla password”, dicono le fonti, mentre gli hacker di Wikileaks erano veri e proprio professionisti consapevoli di quel che facevano.

Via PI

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