Scat: canto improvvisato

Più o meno tutti almeno una volta credo, abbiamo sentito anche solo di sfuggita questa famosissima canzone di Scatman John.
Che piaccia o meno questo signore negli anni 90 ha portato all’attenzione delle classifiche commerciali, forse nel modo sbagliato, un genere canoro fino ad allora poco conosciuto: il canto Scat.

Lo scat è una forma di canto, quasi sempre improvvisato, appartenente alla cultura musicale del jazz.
Il canto scat è l’imitazione di strumenti musicali con la voce. Per questo non prevede l’uso di parole compiute, bensì di fonemi privi di senso dal suono accattivante, che il cantante utilizza in chiave ritmica oltre che melodica.
Con lo scat la voce acquista la stessa assoluta libertà articolatoria del fraseggio jazzistico degli altri strumenti.

La leggenda narra che l’inventore dello scat fu il grande Louis Armstrong il quale, nel 1926, durante la registrazione del brano Heebie Jeebies, con il suo gruppo “The Hot Five”, si trovò a dover improvvisare una parte della canzone con sillabe inventate perchè gli era caduto il foglio con le parole dal leggio.

Ogni cantante di scat usa una propria sillabazione caratteristica (scat words) che, insieme con il timbro della voce, lo identifica immediatamente.
Fra i più importanti esponenti del canto scat oltre a Louis Armstrong possiamo trovare: Louis Prima, Cab Calloway, Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Robert Wyatt a naturalmente John Paul Larkin (al secolo Scatman John).

Anche l’Italia strano ma vero in questo caso può vantare uno dei più grandi esponenti contemporanei del genere: Gegè Telesforo, di cui aveva già parlato pazqo QUI.
Vi consiglio caldamente di ascoltarlo perchè è davvero notevole.

Ovviamente il pezzo di Scatman John era unicamente uno spunto per parlare dello scat, il vero scat non è quello. Per cui se foste davvero interessati ad approfondire musicalmente l’argomento vi consiglio di ricercare online qualche pezzo degli artisti sopra citati, magari cominciando proprio dal nostro Gegè.