Storia degli arti artificiali


“The New Bionic Man Has Plastic Muscles And Silicon Senses”, popularmechanics, febbraio 1999
Nel settembre del 2003, un braccio artificiale bionico che può essere mosso e controllato con il pensiero, realizzato in collaborazione con il Neural Engineering Center for Artificial Limbs (NECAL), è stato impiantato dagli specialisti del Rehabilitation Institute di Chicago su un paziente di 56 anni che due anni prima aveva perso entrambe le braccia all’altezza delle spalle in un incidente sul lavoro mentre riparava le linee dell’alta tensione.

Per poter utilizzare il braccio bionico, Jesse Sullivan ha dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico preventivo per trasferire le terminazioini nervose tranciate dalla spalla ai muscoli del torace.
A sei mesi dall’innesto, i chirurghi hanno impiantato sulle terminazioni gli elettrodi collegati all’arto artificiale. ”Adesso – spiega Todd Kuiken, uno dei medici dell’istituto di Chicago – quando Sullivan pensa di stringere un oggetto, subito avviene uno scambio di informazioni tra i nervi delle spalle e i muscoli pettorali. I sensori applicati su queste aree trasmettono gli impulsi alla mano artificiale, attraverso sottilissimi cavi, che compie l’azione voluta”.

Una tecnologia che in futuro potrebbe cambiare la vita di chi ha subito un’amputazione o è paralizzato. ”Per muovere qualcosa può bastare la forza del pensiero, sia che si tratti della sedia a rotelle, del mouse di un pc o di un arto artificiale”, ha concluso l’esperto. Lo scopo cui mira quest’intervento, ancora ad uno stadio sperimentale, è permettere agli invalidi il controllo di strutture meccaniche (le protesi) nella maniera più naturale possibile.

“Introducing Jesse Sullivan, the World’s First Bionic Man”, RIC.org

Sempre grazie al lavoro del RIC e al braccio bionico neuro-controllato, Claudia Mitchell, 26 anni, ex marine, che ha perso il braccio sinistro in seguito ad una caduta in moto è diventata la prima donna bionica del mondo ,

La Mitchell ha mostrato le funzionalità della protesi durante una conferenza stampa a Washington, “dando il cinque” a Jesse Sullivan, il primo uomo bionico.

Grazie al nuovo arto artificiale, la Mitchell può svolgere attività di sostegno ad altri amputati dell’Esercito al National Naval Medical Center and Walter Reed Army Medical Center.

“Prima dell’intervento dubitavo di poter riavere indietro la mia vita”, ha dichiarato, “questo braccio bionico e il Rehabilitation Institute of Chicago mi hanno restituito un’esistenza più gratificante di quanto avessi mai immaginato. Sono felice, fiduciosa e indipendente: come veterano militare, spero che la tecnologia bionica fornisca benefici a tutti i reduci di guerra con amputazioni”.


Questo è un estratto di un bellissimo articolo inserito nel blog viaggioallucinante2punto0.blogspot.com che racconta l’ evoluzione della ricerca sulla costruzione e l’ impianto su esseri umani di arti artificiali, robotici e non.
Ogni paragrafo è correlato da un link di approfondimento inserito nel titolo.