Gianfranco Marziano


Gianfranco Marziano è un celebre fra pochi… scrive canzoni molto belle che suona e canta (molto male)… la sua è una notorietà costruita negli anni, sullo scambio di cassette registrate. Incide (a casa sua, con tecnologia presa in prestito) dischi che nessuno compra ma che tutti vogliono masterizzarsi. È un autore di testi capace di raggiungere vette di autentica poesia per precipitare volontariamente in una volgarità talmente gratuita da farti spalancare le braccia. È un sensore di nuove cafonaggini, un esperto di musicisti falliti… scova il fallimento e l’aspetto tragicomico del singolo (e dunque della società) nella trama di una camicia da mercatino o nella crepa di un’espressione facciale. Per questo tratta l’intero scibile umano come un enorme campionario di piccole meschinità in cui tutti possiamo riconoscerci e ridere.
(Diego De Silva, scrittore)

Cosa si contesta a Marziano? Spesso la volgarità gratuita: bestemmie, parolacce, frasi sconnesse, piccoli inutili deliri contro la religione. Tutto gratuito, cioè, tutto eccessivo, non necessario. Ma è proprio questo che me lo fa apprezzare, come onesto cantore di questo particolare mondo mutato. Gianfranco Marziano è veramente spaventato delle cose che dice, non è lieto di raccontarle (anche se ironico è il tono). Conosce la sofferenza che quel mondo e quelle persone si portano dietro.
(Antonio Pascale, giornalista e scrittore)

Disclaimer!
[spoiler]Probabilmente questa è la puntata più tosta della rubrica talpazqiana: bestemmie, schifezze, sconcerie e turpiloquio. I sensibili sono avvisati, ma le cose le faccio di pancia e non voglio pensarci più.[/spoiler]

Gianfranco Marziano non è un cantautore come altri: fa musica, scrive i suoi testi, ma la sua è un’opera sociologica più che semplice esercizio (poco) estetico. Tutto deriva dalla sua realtà, dal disagio del Salernitano, dalla disoccupazione perenne, dai personaggi che ha incrociato nella sua vita, tutti diversi e tutti accomunati da un unico fil rouge. Lui non è, e non vuole essere, nè un eroe, nè un esempio, nè un leader: è solo uno specchio limpido della realtà, che all’inizio scandalizza, poi diverte e poi colpisce come un tuono che ti esplode in testa quando ci si rende conto dell’accuratezza e della forza dei suoi testi, mai “a caso”. E come se non bastasse, ha un talento straordinario con la chitarra: vola con disinvoltura di genere in genere, accarezzando progressive, rock, hard-rock, metal, trashmetal, jazz e fusion, tra fraseggi colti e assoli sfrenati. A mio parere potrebbe essere uno dei migliori chitarristi in Italia, ma l’Italia non lo sa e lui probabilmente non vuole che si sappia.
La sua discografia è bella corposa ed è disponibile totalmente online sul suo Sito Ufficiale, così come lo sono i tantissimi racconti da lui registrati e le varie perle di umorismo balordo come quelle sul Culturismo, sulla Religione e sulla Maicrosoft (roba NT da Lega Nerd).
Sicuramente, oltre a non esser facilmente digeribile musicalmente, si trova un enorme difficoltà anche nel capire i testi. I partenopeofoni sono avvantaggiati, nel caso necessitiate di chiarimenti, sono a vostra disposizione.

Per cominciare:
Terra Terra
Tutte le male e le buone parole
Pezzente

Però, non perdete di vista il sito ufficiale e spulciatelo a fondo. Le chicche sono tantissime.
(oltretutto, consiglio di leggere i libri scritti dal Faraone e i diversi articoli -uno QUI- disponibili in rete).
Ne avrete per un bel po’.

[P&T Sounds] è la rubrica musicale a cura di @taldeital, @pazqo, @chopinhauer e @Xenakis che racconta la musica fuori dal coro che valga la pena ascoltare.