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Le catacombe dei Cappuccini a Palermo

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Se amate i luoghi turistici un po’ diversi dal solito, oggi vi consiglierò quello che secondo me è uno dei più inquietanti e affascinanti d’Italia: Le catacombe dei Cappuccini a Palermo.

Le catacombe del convento dei Cappuccini si trovano a Palermo, in Via Cappuccini 1, e sono annesse alla Chiesa di S. Maria della Pace.
Sia la Chiesa che le Catacombe risalgono al XVI secolo.

Le gallerie della cripta furono scavate alla fine del ‘500 e formano un ampio cimitero di forma rettangolare.
Vi riposano religiosi, bambini, donne nubili, militari e nobili e ancora oggi si possono osservare per la gran parte rivestiti dei loro indumenti (dell’epoca) che li hanno accompagnati all’ultima dimora.

Le mummie (più di 8000), in piedi o coricate, vestite di tutto punto, sono divise per sesso e categoria sociale, anche se la maggior parte di esse appartengono ai ceti alti, poiché il processo di imbalsamazione era costoso. Nei vari settori si riconoscono: i prelati; commercianti e borghesi nei loro vestiti “della domenica”; ufficiali dell’esercito in uniforme di gala; giovani donne vergini, decedute prima di potersi maritare, vestite col loro abito da sposa; gruppi famigliari disposti in piedi su alte mensole, delimitate da sottili ringhiere simili a balconate; bambini; ecc.

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Il metodo di imbalsamazione prevedeva prima di tutto di far “scolare” la salma per circa un anno, dopo averle tolti gli organi interni. Quindi il corpo più o meno rinsecchito, veniva lavato con aceto, riempito di paglia, e rivestito con i suoi abiti. Altri metodi, utilizzati specialmente in periodi di epidemie, prevedevano un bagno di arsenico o di acqua di calce.

Questa pratica continuo fino al 1885, anno in cui i frati cominciarono a rispettare il divieto delle essiccazioni, con una importante eccezione, la mummia di Rosalia Lombardo.

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Nata a Palermo nel 1918 e ivi morta il 6 dicembre 1920. Si ritiene che il suo decesso sia stato causato da un’infezione bronchiale. A causa di un processo di imbalsamazione scoperto solo nel 2009, a cura del Prof. Alfredo Salafia (lo stesso che imbalsamò Francesco Crispi), la bambina appare intatta (seppur solo per il volto e non per il resto del corpo) destando l’impressione che stia dormendo, tanto da attribuirle il soprannome di “Bella addormentata”.[/spoiler]

E per citare “Non ci resta che piangere”: “Fratello, ricordati che devi morire!”
Tra l’altro, questa è anche una delle funzioni del cimitero: fornire uno spunto di riflessione sulla caducità della vita, sulle vanità terrene, e sull’inutilità dell’attaccamento degli uomini alle loro fattezze esteriori.

Fonti: varie (Wikipedia in primis) e ricordi personali

[spoiler]P.S. Con questo allegro e riposante post, vi saluto temporaneamente per andarmene 1 settimana in montagna, non taggate “a cazzo de cane” mentre non ci sono, e se trovo una connessione internet vengo a dare un’occhiata! See you later! ;-)[/spoiler]

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