Altro metodo per raffreddare la terra


Tutto comincia con il problema del riscaldamento globale sul nostro pianeta. La situazione è grave: le continue emissioni di gas serra da parte delle attività umane hanno portato negli ultimi anni all’innalzamento della temperatura media. Per invertire questa tendenza la soluzione sarebbe ovviamente diminuire le emissioni, ma il processo di riduzione è molto lento e costoso perché va contro l’attuale modello di sviluppo industriale ed energetico delle nazioni.

Di recente la sonda Venus Express dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha rivelato la presenza su Venere di strati di diossido di zolfo là dove proprio non dovevano esserci, stando alle nostre conoscenze sul ciclo dello zolfo nell’atmosfera venusiana: infatti a 50 chilometri dal suolo il diossido di zolfo dovrebbe iniziare a unirsi con il vapore acqueo fino a formare delle nuvole di acido solforico, e a 70 chilometri tutto il diossido di zolfo rimasto dovrebbe essere scomparso perché dissociato dalla radiazione proveniente dal Sole, lasciando solo l’acido solforico. Eppure il diossido di zolfo è stato trovato a 90 chilometri di altitudine.

Tutto ciò è rimasto un mistero finché un gruppo di ricercatori americani, francesi e taiwanesi è riuscito a simulare al computer l’intero processo e ha dedotto che lo strato anomalo a 90 chilometri di quota è il prodotto della dissociazione dell’acido solforico evaporato dagli strati più bassi. In sintesi, a 50 chilometri si forma effettivamente acido solforico in goccioline a partire da diossido di zolfo e vapore acqueo ma poi questo evapora risalendo nell’atmosfera e alla quota di 90 chilometri viene dissociato dalla radiazione solare riformando diossido di zolfo che rimane intatto. Il risultato viene descritto in un articolo su “Nature Geoscience”.

Questo risultato, oltre a estendere le conoscenze sull’atmosfera di Venere, è di primaria importanza nel progetto di Crutzen. Infatti il suo tentativo di raffreddare il pianeta potrebbe non risultare così efficiente, soprattutto sulla lunga distanza. L’acido solforico blocca i raggi solari, ma il diossido di zolfo no. E scoprire che nel giro di qualche tempo l’acido solforico si ritrasforma in diossido di zolfo significa avere un effetto di breve durata, che non giustificherebbe la spesa e gli eventuali rischi per la salute che il diossido di zolfo potrebbe portare. Insomma, Venere sta facendo già l’esperimento per noi, evitandoci le brutte sorprese di un tentativo alla cieca sulla nostra Terra.

Dopo questo post di ieri

Project Earth – Space Sun shield

mi sono imbattuto in quest’altro progetto avente lo stesso scopo

http://www.stukhtra.it/?p=4335

Via :bazinga: grazie a AterNix

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