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L’Esplosione di Halifax

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Immaginate di essere a casa vostra, sbracati dopo una lunga giornata di lavoro. Aprite un sito di notizie “La Korea del Nord fa esplodere una bomba potente 10 volte quella di Hiroshima”. Chiudete il sito e aprite un NSFW di Lega Nerd maledicendovi per non averlo fatto prima.

Quante volte abbiamo vissuto una scena simile? Io decine di volte, benedetti NSFW di Lega Nerd. Ma cambiamo un attimo il contesto.

La guerra sta per finire, Lega Nerd non esiste ancora e il sito di notizie sarebbe in realtà un giornale (il Time), che titolerebbe circa così:

The explosive power of the Little Boy bomb was seven times that of the Halifax Explosion.

Ma tutto il resto sarebbe uguale.

È l’agosto del 1945 e, finalmente, gli uomini hanno un altro metro di paragone per le esplosioni. Perché fino a Hiroshima, l’esplosione di Halifax fu il metro di paragone.

E oggi andremo a parlare proprio di questo: esplosioni che iniziano per H, metri di paragone e del perché sia una cattiva idea tenere molta roba che esplode in uno spazio ristretto, vicino a una città popolosa, durante una guerra.

 

 

 

Un Porto Trafficato

È il 6 dicembre del 1917, l’Europa sta trattenendo il respiro.

La Russia è appena caduta preda del comunismo e si sta ritirando dalla guerra, Francia e Inghilterra sono terrorizzate: i tedeschi possono spostare almeno un altro mezzo milione di soldati perfettamente addestrati sul fronte occidentale.

Gli alleati hanno visto i tedeschi all’opera, e hanno paura, questa guerra rischia di non finire mai o, peggio, di finire con una sconfitta.

L’Inghilterra ha mobilitato tutto il suo impero, navi su navi di materiali e soldati attraversano gli oceani per portare rifornimenti all’esausto esercito di sua maestà.

 

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Halifax, nella Nuova Scozia, è un punto nevralgico di questo apparato.

Da qui partono convogli e convogli di materiale diretti verso l’Europa, così come vi ritornano navi cariche di soldati canadesi feriti o in licenza.

Il governo canadese, alleato degli inglesi, ha anzi aumentato la capacità del porto, in maniera tale da poter inviare più rifornimenti e in maniera più efficiente.
Halifax ha subito un vero e proprio boom, la città ha raggiunto i 65.000 abitanti in pochi anni, senza contare le migliaia di soldati e personale dell’esercito.

La mattina è fresca, l’aria è limpida e le navi attraccano e partono senza sosta.

Tra di loro ce ne sono due in particolare, una è belga ed è la SS Imo, che sta partendo per New York per recuperare un carico, la seconda è francese ed è la SS Mont-Blanc e sta entrando in porto per unirsi a un convoglio così da essere protetta contro gli U-Boot tedeschi.

La Imo è praticamente vuota, ma la Mont-Blanc no, sta per dirigersi verso l’Europa ed è carica, in particolare sta trasportando 200 tonnellate di TNT, 35 tonnellate di gasolio ad alto numero di ottani e 2300 tonnellate di acido pirico.

In pratica è una bomba galleggiante.

 

 

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Etched plate of Halifax Harbour in An Historical and Statistical Account of Nova-Scotia, by Thomas Chandler Haliburton (Halifax: Printed and published by Joseph Howe, 1829; Smithsonian Libraries copy)

 

 

 

L’Incidente

La Imo era in ritardo a causa di alcune lungaggini nell’approvvigionarsi di carbone e perché le reti antisiluro erano state sollevate in ritardo. Il pilota quindi spinse le macchine cercando di recuperare tempo, superando di gran lunga la velocità obbligatoria all’interno del porto.

Dall’altra parte la Mont-Blanc avanzava tranquilla, aveva richiesto una scorta visto il carico che trasportava ma le era stata negata e quindi andava per conto suo senza navi ad aprire la pista.

Il pilota della Imo, William Hayes, è un veterano del porto e sa il fatto suo, nonostante l’alta velocità pilota la nave con sicurezza sul lato sinistro del canale. Mentre penetra il Narrows (il canale del porto) incrocia però la SS Clara che sta viaggiando sul lato sbagliato del canale, la Imo è così costretta a spostarsi verso il centro per evitare la collisione.

La manovra si compie senza problemi ora però la Imo è al centro del canale e, prima che abbia il tempo di spostarsi di nuovo verso sinistra, incrocia la SS Stella Maris che sta navigando al centro.

A causa della velocità l’unica manovra possibile per evitare la collisione è spostarsi ancora più verso destra invadendo quindi il lato destro del canale.

Contemporaneamente la Mont-Blanc procede sul lato destro puntando le banchine di attracco e all’improvviso si trova davanti la Imo lanciata a tutta velocità.

Il capitano della Mont-Blanc segnala alla Imo che si trova nel lato sbagliato del canale ma la Imo segnala che non è in grado di spostarsi in tempo.

Il capitano della Mont-Blanc allora ordina di fermare i motori mentre spinge la nave verso il lato destro, contemporaneamente la Imo cerca di deviare la sua traiettoria e spostarsi di nuovo al centro per evitare la collisione.

Ma è tutto inutile.

 

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L’Esplosione

La Imo colpisce la Mont-Blanc con abbastanza forza da far cappottare alcuni barili di gasolio posti sul ponte. Per qualche secondo non succede nulla, poi lo sfregare dei due scafi di metallo genera una serie di scintille che incendiano i vapori di gasolio, il ponte della Mont-Blanc prende fuoco.

I marinai accorrono cercando di domare le fiamme, ma è un’impresa impossibile. Bastano pochi minuti perché la tolda sia invasa dalle fiamme. La temperatura cresce al punto che gli altri bidoni di carburante raggiungono il punto di ebollizione e vengono sparati verso il cielo come dei missili.

Il capitano della Mont-Blanc ordina di abbandonare la nave e lancia l’allarme verso il porto e la costa.

La gente di Halifax intanto, attirata da quelli che sembrano fuochi d’artificio, si assiepa nelle stradine cercando di avvicinarsi a vedere lo spettacolo.

L’allarme lanciato dalla Mont-Blanc cade nel vuoto, principalmente perché è lanciato in francese. Così come i marinai francesi che cercano di disperdere la folla non vengono compresi.

Intanto i pompieri di Halifax raggiungono il canale e cercano di domare le fiamme nonostante i ripetuti appelli del capitano.

Il fuoco intanto avanza raggiungendo la stiva della nave dove sono accumulati due milioni e mezzo di kg di esplosivo. La pressione e la temperatura crescono rapidamente.

Alle 9.04 l’esplosivo detona.

 

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La Reazione

L’onda d’urto polverizza 2,5 km quadrati di città, case, chiese, fabbriche, uffici, stazioni e circa 1600 persone semplicemente scompaiono.

A Truro, 100 km più in là, i vetri delle finestre esplodono.

 

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“Women walking from Africville towards Halifax, on Campbell Road near Hanover Street.”
Credit: James & Son, Nova Scotia Archives, courtesy of the City of Toronto Archives (2451).

 

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“Ruins of the Army & Navy Brewery operated by Halifax Breweries Limited at Turtle Grove, Dartmouth.” Credit: Nova Scotia Archives / negative: N-1271 (modified from the original). Coloured by Canadian Colour.

 

L’intero corpo dei pompieri di Halifax è stato inghiottito dal muro di fuoco.

L’area del porto di Halifax è polverizzata, la zona intorno è devastata, le strutture crollate o in fiamme, decine di navi danneggiate dall’esplosione. L’intero corpo dei pompieri di Halifax è stato inghiottito dal muro di fuoco.

 

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Una mappa che descrive i danni causati dall’esplosione.

 

La città è nel caos ma, fortunatamente, si è in guerra e la popolazione è stata addestrata a reagire in caso di attacco tedesco. Le forniture di gas vengono bloccate per evitare ulteriori esplosioni, il personale delle marine inglesi, canadesi e americane mandano i loro chirurghi di bordo agli ospedali ancora in piedi per aiutare con i feriti, i marinai vanno casa per casa a cercare i feriti e trasportarli mentre le scuole diventano ospedali da campo.

 

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“View looking south showing damage caused by the Halifax Explosion.”
Credit: Library and Archives Canada / C-019944, Item 5.

 

Il Canadian Army Medical Corp trasforma una nave americana la USS Old Colony in un ospedale galleggiante, mentre le navi ancora in piedi si muovono ad aiutare quelle troppo danneggiate evacuando i feriti e recuperando coloro finiti nelle gelide acque del porto.

Gruppi di marinai raggiungono le altre navi piene di munizioni che stavano bruciando e, in mezzo agli incendi, gettano in acqua tonnellate di casse piene di esplosivo scongiurando ulteriori esplosioni.

Con le stazioni telegrafiche distrutte alcuni ingegneri ferroviari corrono alle successive stazioni lanciando l’allarme e chiedendo soccorsi che, fortunatamente erano già in marcia.

 

 

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“A view of the devastated neighborhood of Richmond in Halifax, Nova Scotia after the Halifax Explosion, looking toward the Dartmouth side of the harbor. The steamship Imo, one of the ships in the collision that triggered the explosion can be seen aground on the far side of the harbour–Halifax after 6th December 1917.” (Photo and caption Nova Scotia Archives and Records Management)

 

 

 

I Soccorsi

La pronta reazione del personale militare e della marina limitò i danni dell’esplosione. Vennero rapidamente creati rifugi per le oltre 25.000 persone che erano rimaste senza casa nel gelido inverno canadese.

 

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La notte stessa una tempesta di neve colpì Halifax e i militari dovettero lavorare per liberare le strade oltre che per cercare feriti e dispersi prima che congelassero.

Civili e militari lavorarono fianco a fianco.

 

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For the Garrison, the explosion was in some ways their finest hour… and they proved their mettle under conditions as trying as anything experienced by their battle-hardened comrades.

Chiunque avesse competenze mediche o di primo soccorso raggiunse gli ospedali travolti dal flusso di feriti. Gli ospedali militari vennero immediatamente aperti ai civili mentre gli ingegneri militari trasformavano qualunque struttura idonea in un ospedale.

I treni vennero riorganizzati per mandare feriti verso le città vicine e importare forniture mediche e cibo. Mentre da tutta la provincia arrivavano medici e infermiere volontarie. Entro 48 ore ogni ferito di Halifax aveva ricevuto almeno un controllo. A questo punto l’emergenza si spostò verso la creazione di rifugi ma il peggio era passato.

 

 

 

 

Conclusioni

Superata l’emergenza la città iniziò la ricostruzione, la guerra poteva ancora durare molti anni e Halifax era un porto necessario allo sforzo bellico.

L’esplosione era stata devastante e gli effetti terribili, ma sul posto c’erano uomini che avevano combattuto in Francia e sapevano come gestire la distruzione portata dalla guerra moderna.

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L’esplosione di Halifax fu l’esplosione di natura umana più potente fino all’arrivo delle bombe atomiche e colpì così tanto l’immaginario da essere usata come metro di paragone fino a Hiroshima.

In mezzo a tanta distruzione ci furono tante storie di coraggio e abnegazione, nonché tanti uomini e donne che mantennero il sangue freddo e applicarono le procedure, salvando migliaia di vite. Tanti eroi che nessuno ricorda.

Ma un eroe invece ce lo ricordiamo, che è anche il motivo per cui ho scoperto questa storia. Il suo nome è Vincent Coleman, era un telegrafista, lavorava alla stazione di Halifax, e sapeva cosa trasportava la Mont-Blanc.

Avrebbe potuto scappare e mettersi al sicuro, ma non lo fece. Mandò un ultimo telegramma, ben sapendo che da li a poco la stazione telegrafica sarebbe stata cancellata dall’esplosione.

E questo fu il motivo per cui i soccorsi erano già in marcia e i treni fermi.

Hold up the train. Munitions ship on fire and making for Pier 6… Goodbye boys.

 

 

 

 

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