Rami Malek è Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody: “Ho esplorato il lato umano di un dio della musica”

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Rami Malek e Gwilym Lee hanno presentato a Roma Bohemian Rhapsody, il film che racconta l’ascesa, il successo e la leggenda dei Queen. Ecco cosa ci hanno raccontato.

Chiunque ami la musica non può non conoscere Bohemian Rhapsody, una delle canzoni più famose di sempre, spesso inserita nella top ten dei migliori brani rock: sei minuti di puro genio creativo, che spazia dalla musica classica all’opera, fino al celebre assolo di chitarra di Brian May. Pezzo rivoluzionario (per la prima volta le radio trasmisero in massa un brano lungo più di tre minuti), nato dalla mente di Freddie Mercury, che fuse in una tre canzoni a cui cercava di dare forma da anni, non poteva che essere questo il titolo di un film dedicato all’ascesa dei Queen.

Nelle sale italiane dal 29 novembre, Bohemian Rhapsody, diretto da Bryan Singer, è il frutto di dieci anni di lavoro: passato di mano in mano (in un primo momento Freddie Mercury avrebbe dovuto avere il volto e la verve irriverente di Sascha Baron Cohen, poi uscito di scena per divergenze artistiche con Brian May), il film racconta il successo e la leggenda dei Queen e, soprattutto, del suo frontman, l’istrionico Freddie Mercury – voce unica e inconfondibile, probabilmente la più grande che il rock abbia mai avuto -, scomparso nel 1991.

 

 

Per interpretarlo è stato scelto Rami Malek, star della serie tv Mr. Robot, che con Mercury ha in comune la mascella importante, mentre il ruolo di Brian May, eminenza grigia dietro l’operazione, è stato affidato a Gwilym Lee, che, con la parrucca di scena, è incredibilmente somigliante al chitarrista della band inglese.

Impegnati in un tour mondiale, che toccherà lo zenit il prossimo 23 ottobre, con l’anteprima ufficiale alla Wembley Arena, sede di due storici concerti dei Queen, gli attori hanno trovato il tempo di passare anche in Italia, dove, a Roma, hanno parlato di come sono riusciti a trasformarsi in due delle rockstar più amate di sempre.

 

 

Diventare Freddie Mercury

Quando ti affidano il compito di interpretare un vero e proprio dio della musica, è normale sentirsi sotto pressione: Rami Malek, voce profonda e sguardo perennemente stupito, non nasconde di sentire ancora adesso una grande tensione:

Vi chiedo di chiudere gli occhi per un attimo e provare a dare una risposta alla domanda: è stato difficile interpretare Freddie Mercury? È stato estremamente difficile!

Non voglio dire che sia stato un peso, ma la natura mitologica di quest’uomo ha fatto sì che significasse così tanto per la gente, che fosse quasi un dio dal punto di vista musicale, che potete immaginare quanto sia stato difficile per me.

Per questo motivo è stato importante rendere giustizia all’eredità che ci ha lasciato: mi sono quindi immerso in quello che era Freddie Mercury. Questo ha voluto dire un anno e mezzo di lezioni di canto, di piano, di studio dei suoi movimenti e del suo accento.

Quando sono entrato a far parte del film non c’erano ancora finanziamenti, così ho pagato di tasca mia e sono andato a Londra per immergermi totalmente in questo personaggio.

 

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Diventare Brian May

Se per Malek è stato complicato diventare Mercury, per Lee lo è stato ancora di più interpretare Brian May, che non solo è vivo e vegeto, ma era spesso presente sul set:

Anche Brian è un personaggio intimidatorio

ha ammesso l’attore, continuando:

L’idea di interpretare qualcuno che è amato e adorato da così tanta gente fa paura. Ogni volta che c’era la sensazione di essere travolto, mi concentravo su ciò che dovevo fare, su quello che era possibile ottenere.

L’appoggio di Brian è stato eccezionale, anche perché la cosa più importante che dovevo imparare a fare era suonare la chitarra, dare l’impressione che sapessi farlo realmente. Suonare come se quella fosse la cosa che avevo fatto per tutta la vita.

Quando mi avvicino ad un personaggio, di solito, per capire come interpretarlo parto da dentro, dai suoi sentimenti, dalla sua psicologia, per poi crearlo dal punto di vista esteriore.

Ma con una persona come lui, come May, che tutti conosciamo, ho dovuto fare il contrario, partendo dall’esterno. Sul set, quando mi ha visto per la prima volta truccato e vestito da lui, ha bussato alla mia porta, l’ha aperta e mi ha fissato: aveva di fronte se stesso più giovane.

Poi, dopo qualche minuto di silenzio, mi ha sistemato la parrucca. Brian è una persona che presta attenzione anche al minimo dettaglio, ma non mi sono mai sentito giudicato da lui. Il consiglio più prezioso che mi ha dato è stato: non dimenticare mai che io sono una rockstar.

 

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Un Freddie Mercury inedito

Bohemian Rhapsody parte dalla formazione della band nel 1970 e si chiude con il concerto Live Aid del 1985 al Wembley Stadium di Londra: oltre alle esibizioni, ai video e alle interviste che tutti i fan conoscono, il film cerca di raccontare anche le ombre dietro le luci del palco, aspetto che ha costretto Malek a scoprire un Freddie Mercury inedito:

Tutti conoscono l’aspetto macho, audace e impertinente di Freddie Mercury, ma credo che nessuno conosca la sua parte più intima. Personalmente non sapevo del suo rapporto con Mary Austin, che si fosse fidanzato con lei.

Ho scoperto tantissime cose durante processo di interpretazione: non conoscevo nemmeno il suo vero nome, Farrokh Bulsara. Ho cercato l’elemento attraverso il quale identificarmi con lui, con questo giovane nato a Zanzibar, studente in India, poi tornato a Zanzibar e in fuga verso l’Inghilterra.

L’immigrato che cerca la propria identità è una cosa che ci accomuna, avendo io una famiglia che viene dall’Egitto. L’essere umano alla ricerca della propria identità, anche sessuale: è questo ci ha unito.

 

Per Malek l’accettazione del diverso è un aspetto fondamentale:

Ci sono situazioni in cui devi accettare un ruolo perché hai le bollette da pagare, ma c’è sempre una sensibilità personale: non ho mai voluto fare qualcosa di cui non essere orgoglioso.

Ho sempre cercato di interpretare quei ruoli che potessero, in qualche modo, alterare la percezione delle persone e allo stesso tempo essere fonte di intrattenimento.

Mi interessano ruoli che mi permettano di dare un qualche contributo. Oggi, ancora più che in passato, non accetto ruoli fini a se stessi, o che servano semplicemente a non farmi dimenticare dal pubblico.

Ho sempre amato la sfida, in maniera positiva, come artista. Amo collaborare con persone che amano le sfide, che siano in grado di metterti alla prova. Freddie ha influenzato così tante persone da cambiare la loro storia.

È stato un uomo alla ricerca di una propria identità, di un senso di appartenenza. Salito sul palco, trasferiva tutto questo al pubblico.

 

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Ricreare il Live Aid del 1985

La parte finale del film è interamente dedicata al Live Aid del 1985, storico concerto, organizzato da Bob Geldof, in cui alcuni degli artisti più influenti della musica, dai Black Sabbath a Paul McCartney, passando per David Bowie, si sono esibiti per raccogliere fondi in favore dell’Etiopia.

Ricostruire quell’esibizione è stato complesso, come ha confermato Malek stesso:

Ogni giorno sul set è stato difficile, perché ho cercato di essere Freddie, di esprimere cosa provasse. Tutto era molto importante.

La scena del Live Aid è stata difficile perché abbiamo dovuto ricreare il concerto in modo perfetto. A ogni scena pensavo: chissà cosa avrebbe fatto lui.

Nulla è stato semplice, l’abbiamo ripetuta decine di volte, fino a raggiungere la perfezione. È stata la prima scena che abbiamo girato: sono salito sul palco cantando Bohemian Rhapsody, poi il giorno dopo We are the Champions, poi We Will Rock You.

Ogni giorno una canzone nuova, fino a quando non ho chiesto di interpretare dall’inizio alla fine tutta la sequenza del concerto. Hanno posizionato tre gru con tre macchine da presa, più un’altra marea di macchine da presa, mentre eravamo osservati da fan dei Queen sul set.

Abbiamo cantato tutte le canzoni in sequenza, come è accaduto realmente, con un crescendo di energia che mi ha fatto capire quanto sia stato importante quel concerto per tutta la band. Il Live Aid ci ha consolidato come gruppo e come attori, ci ha dato un’adrenalina che ci ha fatto sentire quasi disumani: a fine scena ci siamo stretti e guardati negli occhi.

È stato un qualcosa che ci ha galvanizzato e spinto a dare il massimo durante tutta la lavorazione del film.

 

Bohemian Rhapsody uscirà nelle sale italiane il 29 novembre.

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