Digital Design Days: Intervista al fondatore Filippo Spiezia

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Vi abbiamo già parlato dei Digital Design Days, l’evento internazionale dedicato al design digitale, all’innovazione aperta, alle tecnologie d’avanguardia e alla creatività che terrà a Milano dal 16 al 18 marzo la sua terza edizione. Ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con il suo fondatore, Filippo Spiezia.

 

 

Ciao Filippo, piacere di conoscerti. Raccontami come e quando è iniziata per te la professione di digital designer: ho avuto il piacere di assistere alla nascita del web/digital design in Italia a fine anni ’90, lavori nell’ambito da allora o ti sei approcciato più recentemente?

Ciao Antonio, anche per me è un piacere conoscere persone appassionate di design digitale. Più che assistere alla nascita del settore credo di averne fatto parte: sono nato con la matita in mano, ho sempre fatto il grafico e ho avuto la fortuna di potermi avvalere di internet fin dall’inizio.

Ho approfittato della “bolla” della new Economy per trasferirmi negli Stati Uniti, nei luoghi di origine e di sviluppo del design digitale, cercando di imparare il più possibile. Tra gli USA e Londra ho fatto gran parte della mia esperienza, fino ad approdare a Portland, OR con Second Story, agenzia dove è originariamente nata l’arte dello stortytelling digitale.

 

Quando il webdesign era ancora visto come una strana pratica per autodidatti e non esistevano corsi o scuole dedicate all’argomento si discuteva molto sull’importanza per ogni digital designer di dividersi correttamente tra lato tecnico e lato creativo: cosa ne pensi? È più importante per te la parte tecnica di questa professione o quella creativa? Può esistere un webdesigner che non sa nulla di programmazione o, al contrario, uno che non sa nulla di design?

Sono completamente autodidatta, quando ho iniziato non c’erano scuole, c’era soltanto qualche libro che mi procuravo dagli Stati Uniti. Oggi qualche scuola c’è ma a mio avviso manca ancora la formazione professionale, ci sono pochi corsi che consentono di imparare seriamente.

A mio avviso i mezzi e le opportunità disponibili online permettono di imparare più velocemente rispetto ai corsi o alle scuole o altro simile.

 

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Non che io non ami le scuole, ma la tecnologia corre talmente veloce che appena hai finito un corso sei già rimasto indietro rispetto alla realtà.

Ovviamente questo concetto vale soprattutto per la tecnologia.

Per quanto riguarda l’ultima domanda penso che possa esistere un webdesigner che non sa nulla di programmazione e viceversa. L’importante è che ognuno sia specializzato nel proprio ruolo, non ci si può improvvisare, occorre professionalità.

 

Cosa consiglieresti a qualcuno che volesse fare i primi passi in questo ambito? Quali scuole o corsi consigli, oppure è meglio cercare di entrare in qualche studio come apprendista fin da subito?

Per un digital designer oggi è importante certamente la formazione, quindi come dicevo prima con i corsi disponibili, le scuole, ecc. comunque delle basi solide è necessario averle.

Ciò che conta ancora molto a mio avviso, è la passione personale, la voglia l’ambizione e cercar di capire entrando nelle agenzie, collaborando negli studi, facendo il free lance…

Ciò che uno vuole fare é cercare il modo per impararlo, tra online, corsi, anche “rompendo le scatole” agli artisti internazionali approfittando degli eventi.

Gli eventi sono un’occasione unica per incontrare gente che lavora con clienti internazionali e ha un’esperienza di lavoro pazzesca, quindi con quattro domande ben assestate a un professionista si risolvono secondo me mesi di corso.

Gli eventi sono anche una fonte di ispirazione, danno input su tante cose nuove da imparare, Partecipare a un evento come i Digital Design Days è davvero una grandissima opportunità.

Raccontami come e perché è nato Digital Design Days: la condivisione delle informazioni è fondamentale in questa professione sin dalla sua nascita, come contribuisce DDD a questo in Italia e non solo?

I Digital Design Days nascono dalla mancanza di un evento di altissimo livello nel settore in Italia. Per dirla tutta, nascono dalla mia necessità personale di disegnare il miglior evento proponibile a un designer, come lo sono anche io.

Ci sono tanti eventi, ma nessuno come noi così specializzato e ad un livello così alto.

Ai DDD sono presenti speakers che in Italia non sono mai venuti e dove, oltre a imparare, prendere ispirazione e stupirsi, l’obiettivo è anche quello di fare networking, quindi avere la possibilità di conoscere altre persone, trovare dei partner, costruire dei team, trovare collaboratori, trovare clienti, trovare agenzie.

I Digital Design Days nascono con lo scopo di posizionarsi come migliore evento mai realizzato, offrire opportunità ai partecipanti, creare una sorta di conversazione tra il meglio che c’è nel mondo e il meglio che c’è in Italia.

In questa edizione non abbiamo speaker italiani tuttavia lo scopo è stimolare la conversazione tra il meglio che c’è fuori e il meglio che c’è in Italia, creare collaborazioni, sinergie e opportunità tra questi due mondi.

La conversazione non avviene solo sullo stage ma nasce anche bevendo una birra nell’area relax. In Italia abbiamo una buona cultura del design digitale, tuttavia possiamo ancora imparare molto dal resto del mondo; i tre giorni di marzo vanno a creare questa opportunità e, per qualcuno come è già capitato in passato, anche nuove collaborazioni con l’estero. Potrei citarne a decine.

 

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L’appuntamento è per il 16, 17 e 18 marzo con i Digital Design Days 2018.

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