Shadow of the Colossus – Remake

La celebre avventura per PlayStation 2 firmata da Fumito Ueda nel 2005 torna in un’edizione del tutto rivista graficamente per PlayStation 4. Scoprite come ci è sembrato con la nostra recensione.

Tredici anni, tanto è servito a Shadow of the Colossus per fare il suo ritorno con un remake che mira a svecchiare e attualizzare la veste tecnica del titolo, lasciando inalterato tutto il resto e, di conseguenza, il fascino senza tempo del capolavoro del maestro Fumito Ueda. Di Shadow of the Colossus avevamo già parlato in tempi non sospetti qui sulle pagine di Lega Nerd due anni fa, in occasione dell’uscita di The Last Guardian, ma onestamente è da quando il remake è stato annunciato sul palco di Sony allo scorso E3 che non vedevo l’ora di poterci giocare nuovamente e di tornare a parlarne.

 

 

Sony Interactive Entertainment si è affidata alle sapienti mani di BluePoint Games (stessa software house che ha realizzato Gravity Rush: Remastered e Uncharted: The Nathan Drake Collection) per dare nuova linfa vitale al titolo e renderlo giocabile anche su questa generazione di console. Uscito originariamente per PlayStation 2 nel 2005 il titolo era infatti già arrivato anche su PlayStation 3 in un’edizione rimasterizzata insieme ad ICO, ma questo è un vero e proprio remake in cui il gioco, tecnicamente, è stato riscritto da zero.

Curiosi di scoprire se l’operazione sia riuscita bene? Allora non vi resta che proseguire con la lettura della nostra recensione! Vi ricordiamo che Shadow of the Colossus – Remake sarà disponibile in esclusiva per sistemi PlayStation 4 a partire dal 6 febbraio 2018.

 

 

Un impervio sentiero conduce a una valle proibita, un paradiso ora decaduto. Un destriero attraversa l’enorme ponte di gelida pietra, sospeso su lunghi pilastri, oltre il quale svetta un enorme tempio noto come Sacrario del Culto. Cavalca, senza timore, portando nel tempio il nostro protagonista, Wander, e una pallida fanciulla avvolta in un drappo funebre. Il nome di quel cavallo è Agro, e sarà protagonista di questa avventura tanto quanto Wander.

Un foro circolare filtra la luce del sole e le permette di fluire attraverso il soffitto, illuminando un altare di pietra al centro del gigantesco spazio ai cui lati svettano le statue di sedici idoli. La pallida fanciulla che egli ha condotto fin lì da chissà dove, morta a causa di un destino maledetto,  ci viene mostrata nel momento in cui Wander la posa, dolcemente, sull’altare. A un tratto l’armonia decadente di quel momento viene spezzata dalla voce di un’enigmatica divinità nota come Dormin, che riconosce in Wander il portatore dell’antica spada.

Dormin, la cui voce è maschile e femminile allo stesso tempo, ci concede una speranza di riportare in vita la pallida fanciulla. Una speranza che ha però un costo. Dovremo far cadere tutti e sedici gli idoli che svettano nel tempio. Vagano infatti, per quella terra desolata che si estende a perdita d’occhio, sedici Colossi, creature spaventose che solo colui che possiede l’antica spada può sconfiggere, che rappresentano l’incarnazione di ogni statua. E si corre il rischio di pagare un prezzo molto alto.

 

 

 

 

Quella di Shadow of the Colossus è una narrazione silenziosa che però riesce ad urlare la forza di concetti quali il coraggio, il sacrificio, l’amicizia e l’amore.

Quella di Shadow of the Colossus è una narrazione silenziosa che però riesce ad urlare la forza di concetti quali il coraggio, il sacrificio, l’amicizia e l’amore. Una storia contemplativa che si innesta perfettamente in un gameplay unico nella sua semplicità. Per arrivare alle battaglie con ciascun Colosso dovremo orientarci nelle vaste lande di un paradiso terrestre ormai in rovina seguendo la luce proiettata dalla nostra spada. Una volta arrivati dovremo mettere a frutto il nostro ingegno per capire, di volta in volta, quale sia il modo migliore per sconfiggere queste enormi bestie apparentemente inespugnabili.

L’enorme fascino del game design di questo titolo sta proprio nella sue semplicità, nel dare al giocatore tutti gli elementi necessari per arrivare dall’inizio alla fine. Ci bastano Wander e Agro, una spada e un arco, la luce e l’oscurità che fanno da base alla filosofia del dualismo che contraddistingue l’opera. BluePoint Games ha lasciato completamente inalterati tanto la narrazione, con le sue affascinanti inquadrature, quanto il gameplay del titolo.

Le tante diverse sfumature che caratterizzano il terzo vero protagonista del gioco, le Lande Proibite, non sono mai state così vere.

Ma su quell’ossatura ha ricostruito completamente ogni texture e modello poligonale così da rendere la veste grafica del titolo al passo coi tempi. Sembra di giocare davvero ad un gioco del 2018 e quelle che su PlayStation 2 sembravano aree poco definite ora lasciano spazio all’alternanza di vere ambientazioni mozzafiato, dalle verdi pianure alle aride distese di sabbia fino a laghi d’acqua cristallina. Le tante diverse sfumature che caratterizzano il terzo vero protagonista del gioco, le Lande Proibite, non sono mai state così vere. Grazie al nuovo sistema di gestione delle fonti di luce e a una cura maniacale per ogni minimo filo d’erba e corso d’acqua, il tutto lasciando intatta la magnifica colonna sonora originale.

 

 

Lo spirito originale del gioco è rimasto dunque intatto, così come la sua struttura, il sistema di movimento e combattimento di Wander, la conformazione delle location e il design dei Colossi. La stessa cura maniacale per i dettagli che ha contraddistinto il rifacimento delle ambientazioni vale anche per i nostri avversarsi, che mai come questa volta appaiono vivi e lasciano un senso di amarezza dopo la fine di ogni battaglia. Il pelo dei Colossi, unica zona dei loro mastodontici corpi su cui Wander può arrampicarsi per scovarne i punti deboli, ora si muove in modo realistico e non uniforme, un po’ lambito dal vento, un po’ per gli scossoni e per gli altri movimenti inconsulti dei Colossi.

BluePoint Games centra completamente l’obiettivo, dunque. Restituisce ai fan che hanno già giocato Shadow of the Colossus una versione graficamente al passo coi tempi che non tradisce in nulla lo spirito e la struttura originale del titolo e dona a chi non l’ha mai giocato per questioni anagrafiche e non solo la possibilità di farlo nel miglior modo possibile oggi. Su PlayStation 4 Pro è anche possibile scegliere se giocare il titolo in modalità Cinematic (che enfatizza la qualità grafica bloccando il frame-rate a 30fps ma portando la risoluzione fino a 4K in HDR se si dispone di un pannello con tali caratteristiche) o Performance (che lasciando la risoluzione a 1080p garantisce tutta la fluidità di 60fps granitici).

Considerando anche il prezzo budget, ci sentiamo di consigliare senza riserve l’acquisto di Shadow of the Colossus – Remake a chiunque possieda una PlayStation 4.

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89
ME GUSTA
  • Spirito del gioco originale inalterato
  • Tecnicamente maestoso
FAIL
  • Qualche popup e leggerissime sbavature (che saranno di certo corrette al day one)
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