Il ritorno della Nintendo Difference

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Facciamo il punto sull’annuncio a sorpresa di Nintendo Labo, l’ultima trovata esclusiva per Switch della casa di Kyoto.

Mentre tutti si affrettavano a scrivere qualcosa e a sentenziare su Nintendo Labo, ho preso il mio tempo per riflettere e per vedere diverse reazioni di addetti ai lavori e non, cosa ormai diventata prassi ogniqualvolta i nipponici della grande N tirano fuori dal cilindro qualcosa di inaspettato, insolito ma sempre carico di fascino.

Questa volta abbiamo assistito – seppur in modo ridotto, visto che ormai la console ibrida è pienamente affermata sul mercato internazionale – ad una pletora di reazioni non molto dissimili da quelle viste all’annuncio di Switch, e volendo scavare ancora di più nel passato, anche a quelle che si erano viste all’epoca della gloriosa Wii.

C’è poco da fare, a Nintendo piace essere divisiva e giocare da outsider.

I pareri di cui parlavamo sopra fondamentalmente si dividono tra chi urla al miracolo e chi si irrita a tal punto da sputare fuoco e fiamme contro Nintendo, rea di non seguire i dettami del mercato e di rappresentare un freno all’evoluzione tecnologica. Insomma, mentre tutti gli altri sono lì a urlare al 4K HDR, 60fps e compagnia cantante, in quel di Kyoto si è deciso ancora una volta di seguire un’altra strada, una strada non battuta.

Questo è un male? No, per il parere di chi vi scrive. Ma ora mettiamo da parte tutte queste premesse su cui torneremo a riflettere in chiusura e procediamo con ordine: che cos’è di preciso Nintendo Labo? Per chi si fosse perso l’annuncio la scorsa notte (potete vedere il trailer qui sotto comunque) si tratta di dei kit di sviluppo contenenti tutti i mezzi necessari per assemblare oggetti in cartone da combinare ai Joy-Con di Nintendo Switch per dar vita a idee originali che prenderanno il nome di Toy-Con.

 

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Si tratta di un modo diverso di concepire il videogioco.

Si tratta di un modo diverso di concepire il videogioco, cosa a cui la casa di sviluppo più longeva della storia ci ha abituati da tempo, quel concetto che definiamo come la Nintendo Difference, e che più volte è stato ribadito essere ormai la filosofia fondante della società. Il concept di Labo fonde la componente meccanica, se vogliamo analogica, manuale, in cui si andranno ad assemblare fisicamente i pezzi di cartone, a quella virtuale, un software per Switch con una serie di mini giochi a tema, basati sulle nostre creazioni.

Sebbene il target sia evidentemente composto da bambini e famiglie, siamo sicuri che ben più di un adulto si divertirà con la canna da pesca o il piano/tastiera a tredici tasti, piuttosto che con il robot o la motocicletta. Non possiamo addentrarci chissà quanto in speculazioni che vadano oltre i dati attualmente a nostra disposizione e il trailer riportato qui sopra, ma da Nintendo, se non altro, non ci si può aspettare che un approccio di qualità con questo nuovo arrivato. E sì, di qualità anche se metà gioco è fatto letteralmente di cartone.

Non credo proprio che si tratti di un progetto campato per aria e sebbene il cartone sia, per forza di cose, meno resistente della plastica o di altri materiali, di certo saranno venduti dei ricambi a prezzi accessibili. Il costo del pacchetto è ovviamente alto per via del software e si allinea con quello di altre operazioni simili (mi viene da pensare ai vari toys-to-life quali gli Skylanders di Activision piuttosto che LEGO Dimensions).

 

 

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Riportare la gente a fare qualcosa di pratico, a usare mani e testa per progettare qualcosa, è un bel modo di innovare il mercato videoludico.

Riportare la gente (che si tratti di bambini o adulti) a fare qualcosa di pratico, a usare mani e testa per progettare qualcosa, o anche solo seguire le istruzioni di montaggio per avere poi tra le mani qualcosa con cui giocare e non un mobile IKEA, può essere una bella chiave di lettura per innovare un po’ il mercato dei videogiochi.

Perché dobbiamo essere sinceri e guardare in faccia la realtà, tolto il tentativo sicuramente più riuscito che in passato ma pur sempre abbastanza fallimentare di riportare in auge la realtà virtuale e, appunto, l’arrivo di Switch, di innovazioni negli ultimi anni in ambito videoludico ce ne sono state ben poche.

 

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E se pensate che il 4K HDR oggi sia innovazione, e che l’8K lo sarà domani, avete il cuore di pietra e vi siete dimenticati cosa significhi realmente giocare.

E se pensate che il 4K HDR oggi sia innovazione, e che l’8K lo sarà domani, avete il cuore di pietra e vi siete dimenticati cosa significhi realmente giocare. Se criticate l’operazione Labo di Nintendo avete preso a calci nello stomaco il bambino che eravate, e se provate a dargli una mano a rialzarsi e vi fate una chiacchierata con lui – forse – vi accorgerete che questa nuova idea della casa di Kyoto è una figata e se foste dei bambini non vorreste altro. Non di certo il 4K e le ombre dinamiche. Per cui, come spesso accade quando si parla di Nintendo ma, più in senso lato, quando si parla di videogiochi, prima di criticare a prescindere giochi o prodotti che non ci piacciono, forse dovremmo chiederci se siamo noi il target a cui si rivolgono. E in questo caso non sono certo gli hardcore gamer che tanto criticano questa operazione, come non lo erano neanche per Wii.

 

 

Per ora è tutto ancora nel campo delle ipotesi, è ovvio. Abbiamo visto la canna da pesca e il piano, il robot e la casa, ma chissà quante altre bizzarre creazioni di cartone potremo fare in futuro grazie a Nintendo Labo. Magari verrà implementato anche un sistema che dia agli “inventori/giocatori” la possibilità di condividere i propri progetti, di sicuro qualche matto si avventurerà nel creare forme con stampanti 3D e in generale con altri materiali, ma ciò che è certo è che questa nuova creazione delle menti della casa di Kyoto stimolerà molto la creatività e noi siamo estremamente curiosi di vedere in cosa evolverà.

Make, Play, Discover. Decisamente un bel motto per un gioco.

 

 

 

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