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Star Wars: Dimmi come combatti e ti dirò chi sei

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Gli stili di combattimento in Star Wars spesso sono stati messi in secondo piano e addirittura nei film non vengono nemmeno distinti gli uni dagli altri, ma in realtà forniscono ad un occhio molte più informazioni di quanto si possa pensare.

Ci sono numerose considerazioni che si possono fare a proposito degli stili di combattimento utilizzati in Star Wars.

Facciamo un po’ di luce sui principali stili di combattimento e sui più abili utilizzatori di questi ultimi.

 

 

Shii-Cho

La forma primaria, la più antica del combattimento con spada laser, è la forma della determinazione, chiamata Shii-Cho o via del Sarlacc; è la forma base che tutti i Jedi conoscono e infatti è quella insegnata ai giovani Padawan per farli familiarizzare con la lama per poi col tempo, crescendo, scegliere altri stili più adatti.

 

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Kit Fisto in Star Wars – La Vendetta Dei Sith

 

Si capisce quindi che non è di certo lo stile più competitivo bensì quello che viene utilizzato quando ogni speranza è persa e non ci sono più carte da giocare, in quanto il più sicuro.

Ne abbiamo una chiara dimostrazione nel film “Star Wars – La Vendetta Dei Sith”, dove è utilizzato da Kit Fisto, Nautolan maschio originario di Glee Anselm, nel combattimento contro Palpatine insieme a Mace Windu, Saesee Tiin e Agen Kolar.

 

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Makashi

Eleganza e potenza invece sono le prerogative del Makashi o forma della contesa, chi segue quindi la via dell’ Ysalamir deve essere aggraziato e preciso, come il conte Dooku che per migliorare la sua tecnica oltre i limiti scelse anche di personalizzare la sua tecnica utilizzando un’impugnatura ricurva per facilitarne i movimenti e aumentare equilibrio permettendogli nella Guerra dei Cloni anche di affrontare due avversari alla volta, avversari del calibro di Anakin Skywalker e Obi-Wan Kenobi.

 

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Perfetto per il combattimento contro altre spade laser, il più grande punto di forza del Makashi, la sicurezza in se stessi, è anche la sua più grande debolezza quando inevitabilmente sfocia nell’arroganza, uno dei motivi che ha determinato la disfatta di Darth Tyranus.

 

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Soresu

La terza forma di combattimento al contrario della seconda è eccellente per difendersi da blaster e altri generi di armi a distanza, il Soresu, forma della resistenza è uno stile difensivo che prevede attacchi che fanno ondeggiare la lama molto vicino al corpo in modo da proteggerlo dai colpi dei nemici.

 

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Il maestro Kenobi affronta il generale Grievous

 

La via del Mynock si può utilizzare a pieno solo se se ne comprende il fondamentale significato filosofico di calma, attesa e macchinazione del combattimento in ogni piccolo dettaglio, metaforicamente un utilizzatore di questa forma è definito “nell’occhio del ciclone” circondato quindi da una bufera di attacchi ma intangibile.

La dimostrazione più significativa si può vedere in  “Star Wars – La Vendetta Dei Sith” quando il maestro Kenobi affronta il generale Grievous, riuscendo a contrastare un nemico dotato di più armi e anche di maggiore forza bruta.

 

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Ataru

La forma opposta al Soresu è il l’Ataru, via del Hawk-Bat, chiamata forma dell’aggressività, si basa unicamente sull’offensiva e richiede un continuo incanalamento della forza all’interno del corpo del combattente per aumentarne le capacità fisiche e permettergli quindi di sfruttare al meglio ogni figura di questa modalità.

 

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Il più esperto utilizzatore in questa forma è Yoda, chi se non lui, evidentemente svantaggiato dal punto di vista fisico per statura ed età avanzata, tramite questo stile si guadagna il posto di Jedi più potente del consiglio.

Nonostante questo titolo però non gli permetterò di offuscare un altro maestro dell’Ataru, nonché mio maestro preferito della trilogia prequel: Qui-Gon Jinn.

 

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Shien/Djem So

Unendo poi la potenza del Makashi alla filosofia del Soresu si ottiene uno degli stili più avvincenti dell’universo Star Wars: la forma della perseveranza, Shien/Djem So.

La via del Drago Krayt per tanti anni ha aiutato Anakin Skywalker a mantenere equilibrio e determinazione nei confronti del suo grande potere che una volta divenuto oscuro l’ha inevitabilmente sovrastato, facendo emergere il personaggio di Darth Vader, modificando ulteriormente il Djem So, praticandolo impugnando la spada a una mano, sfruttando l’altra per combattere simultaneamente con lama e potere della forza, e unendo le evoluzioni acrobatiche di questo stile alla potenza e aggressività del Joyo di cui parleremo in seguito, difendendo il Sith più temuto della Galassia.

 

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Niman

Tra difesa, attacco, contesa e perseveranza all’interno dell’Ordine Jedi c’è bisogno anche di Moderazione, la via del Rancor, con il suo stile Niman, è la forma più diplomatica, che si adatta maggiormente a ogni tipo di situazione ed evenienza, non a caso è utilizzata da uno dei più saggi e “politically correct” dei maestri Jedi, Coleman Tremor, personaggio molto interessante fondamentale mediatore di numerose dispute intergalattiche e Jedi di grande coraggio che viene ucciso, poco prima di affrontare Dooku, da un colpo alla testa sparatogli da Jango Fett nella battaglia di Geonosis in “Star Wars-L’ Attacco Dei Cloni”.

 

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Juyo

L’ultima delle sette forme di combattimento Jedi è anche quello che più si avvicina al Lato Oscuro, la forma della ferocia, di cui abbiamo parlato poco fa, il Juyo, solo un Jedi di grande abilità e integrità morale dotato di un assoluto senso di giustizia e rettitudine può padroneggiare la via del Vornakr senza essere sopraffatto dal Lato Oscuro della Forza che si alimenta grazie alle tecniche aggressive fomentate dall’ira del combattente. L’unico membro del consiglio che riesce a prevalere a ogni scontro contro il proprio lato oscuro è Mace Windu, a cui mi piace attribuire il titolo di più “cazzuto” di tutti i Jedi.

 

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Oltre a questi stili classici di combattimento, il patrimonio Jedi di forme è stato ampliato da molti altri generi tra cui la lama doppia, il Sokan, lo Shien e il Jar’ Kai, con annesse variabili e modificabili per manovre e velocità di movimento. Non approfondirò ulteriormente l’argomento in questo articolo però perché per sviluppare la mia tesi basta questo quadro generale delle forme convenzionali.

 

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Alla luce di queste nuove affermazioni possiamo constatare che il modo di combattere rispecchia moltissimo il combattente.

Scegliere una forma significa abbracciarne la filosofia e a sua volta determinare l’evoluzione del proprio carattere al punto di creare un legame tra stile, spada e Jedi, tanto che, a mio parere, un grande trauma o un profondo cambiamento possa anche essere seguito dalla scelta di una nuova Via, un po’ come il cambio di Patronus in Harry Potter, il Patronus rappresenta il tuo spirito guida, la tua strada e ciò che sei ma non è detto che resti lo stesso per tutta la vita.

Obi-Wan dopo la battaglia di Naboo e la morte del maestro Qui-Gon ha una svolta parecchio drastica abbandonando lo stile insegnatogli dal suo maestro per il Soresu, Anakin una volta diventato Dart Fener come ho detto prima modifica il suo stile rendendolo più aggressivo.

Insomma ogni Jedi o Sith per rendere al massimo e sbloccare a fondo il proprio potere deve trovare la sua Via.

 

 

 

Il lato oscuro di Rey

Gli attacchi di affondo di Rey ricordano le movenze di Palpatine.

Per concludere vorrei condividere con voi il movente che mi ha spinto a scrivere questo approfondimento: il trailer del nuovo Star Wars che vi lascio anche qui sotto, sicuramente molti di voi avranno letto o sentito le varie teorie sul Lato Oscuro latente interno alla protagonista Rey, i suoi attacchi d’affondo, per quanto grezzi come il suo stile d’altronde, ricordano le movenze di Palpatine, ecco quindi la domanda che mi sono posto:

Nel trailer si intuisce che Luke accetta di addestrare Rey, non sembra nemmeno il primo incontro tra i due e durante l’allenamento è evidente che lo stile dell’allieva diventa più raffinato, ma non solo, la sua forma cambia radicalmente, elegante, precisa tanto la fermare un fendente a pochi centimetri da una roccia, non è più aggressiva e alla ricerca del corpo dell’avversario; che Luke stesse cercando di proteggere Rey dal suo Lato Oscuro imponendole uno stile basato su grazia e controllo come il Makashi?

Non ci resta che mantenerci aggiornati e andare al cinema il 13 Dicembre a vedere la prima di “Star Wars – Gli Ultimi Jedi”.

 

 

 

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