La Ragazza Nella Nebbia: l’ingannevole esordio alla regia di Carrisi

La Ragazza Nella Nebbia

A distanza di due anni dall’uscita del libro La Ragazza Nella Nebbia, il titolo diventa un film di genere diretto dal suo stesso autore, Donato Carrisi. Una pellicola suggestiva che affonda le radici sulla mostruosità della nostra società, la spettacolarizzazione della criminalità e la perdita del senso di giustizia nei confronti di una vera e propria caccia al mostro.

Arriva oggi nelle sale il primo lavoro da regista di Donato Carrisi, La Ragazza Nella Nebbia, pre-apertura della XII. Festa del cinema di Roma. Lo stimato autore pugliese di fama internazionale rispolvera il suo background da sceneggiatore e di lavoro sul set cimentandosi in una sfida molto difficile.

La prima volta da regista, la trasposizione di un proprio libro, l’adrenalina e l’ansia al tempo stesso. In bilico tra il disastro e il capolavoro. Ma La Ragazza Nella Nebbia non è né l’uno – per fortuna – e nemmeno l’altro. E, in fondo, non ha mai avuto la presunzione di esserlo.

 

La Ragazza Nella Nebbia
La Ragazza Nella Nebbia è un piccolo miracolo del cinema di genere italiano, potendo fare affidamento su una storia dalla fitta ragnatela di intrecci, un cast preparato e una produzione complice del lato più malefico dell’autore Carrisi.

 

Donato Carrisi segue la scuola dei migliori, attingendo dalle radici del noir americano letterario, passando per i grandi thriller degli anni novanta, come il Seven di David Fincher e Il Silenzio degli Innocenti di Jonathan Demme, ma al tempo stesso strizza l’occhio a una serialità di genere, come il caposaldo di David Lynch Twin Peaks.

E l’Avechot – una paesino di montagna che si potrebbe trovare in qualsiasi parte del mondo – sembra essere proprio una Twin Peaks o una Wayward Pynes dove, una volta entrati, è quasi impossibile uscire.

 

 

La Ragazza Nella Nebbia

 

 

Circolare, circondata dagli alberi, silenziosa, talmente tanto perfetta e misurata da sembrarci ostile.

Circolare, circondata dagli alberi, silenziosa, talmente tanto perfetta e misurata da sembrarci ostile. La normalità di Avechot è la sua stessa anomalia, parola che è diventata chiave di lettura per ogni romanzo di Carrisi, e che in questa pellicola diventa il fulcro per poter risolvere il caso dietro la misteriosa scomparsa della piccola Anna Lou.

Ed è anomalo già l’inizio della pellicola. Uno squillo nella notte. Un uomo avvolto nella nebbia. Lo studio di uno psicologo. L’uomo entra e dentro c’è qualcuno ad attenderlo. Un altro uomo sconvolto, che ha appena subito un incidente. Eppure, nonostante il forte impatto, ne uscito indenne. Ma allora, di chi è quel sangue sulla camicia?

Così come nei suoi romanzi, Donato Carrisi ci invita a diventare investigatori insieme ai suoi personaggi del film, cercando nei dettagli la strada per arrivare alla verità. Ma attenzione, la verità non è sempre quella che appare e nei racconti di Carrisi, citando lo stesso David Fincher in riferimento ai suoi film, la verità mente, sempre!

 

La Ragazza Nella Nebbia

 

Anna Lou è una ragazzina dai lunghi capelli rossi e con le lentiggini. Non si sarebbe mai allontanata volontariamente da casa. Anna Lou non ha grandi sogni, se non quello di avere un gattino tutto per sé, è un ragazzina normale, senza cellulare e con un’educazione religiosa molto rigida.

La sua scomparsa, due giorni prima di Natale, allarma immediatamente tutta Avechot, richiamando l’attenzione di un investigatore di città: l’Agente Vogel (Toni Servillo). Dal far teatrale, Vogel è più interessato a dare allo spettatore uno show, più che trovare un vero colpevole. E il colpevole non può venire da fuori. No, il mostro si deve trovare in città.

La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro… E io le do quello che vuole.

La Ragazza Nella Nebbia mette in scena un vero e proprio reality che siamo abituati a vedere troppe volte, dove la notizia sensazionale fa più gola della reale giustizia, e dove diventare vittime è tanto facile quanto diventare carnefici. La finzione che attinge dalla realtà, ma è sempre la realtà a superare la finzione e tutti i protagonisti di questa vicenda hanno qualcosa da nascondere. Quel male che è dentro ognuno di noi, forza motrice di ogni storia come si deve.

 

 

La Ragazza Nella Nebbia

La prima regola che un grande romanziere deve seguire è quella di copiare sempre!

 

Afferma il professor Martini (Alessio Boni), ordinario uomo di città che si trasferisce ad Avechot con la famiglia per poter ripartire da zero. Ed il professor Martini, e le sue lezioni, avranno un ruolo fondamentale nella storia.

Martini è l’agnello sacrificale di questa storia

Martini è l’agnello sacrificale di questa storia. Un uomo semplice, poi complesso, poi nuovamente semplice. La sua stessa presenza diventa metafora per questo racconto, rappresentando le diverse sfumature e interpretazioni che possiamo dare alle parole. 

Una grande interpretazione per Boni che riesce ad entrare subito in sintonia con il personaggio, quasi fondendosi con esso. Tanto inquietante quanto affascinante per la maestria messa per riportare, dalla carta allo schermo, uno dei più bei personaggi creati da Donato Carrisi.

Superiore perfino a Toni Servillo, sicuramente ottimo volto per poter rappresentare il teatrale Vogler, ma che troppo si lascia incastrare dagli stilemi di una recitazione fin troppo impostata, a volte risultando perfino poco credibile.

 

La Ragazza Nella Nebbia

 

Troppo forzato, invece, Jean Reno, il quale ha voluto cimentarsi in una recitazione in lingua italiana, ma che troppo spesso sembra essere più occupato e concentrato sui problemi di linguaggio piuttosto che sulle sfumature interpretative del suo personaggio.

La regia di Carrisi è pulita, suggestiva, ricreando i paesaggi e l’emozioni dominanti all’interno del suo romanzo. Una fotografia scura e ben studiata, così come la raffinata colonna sonora, su ogni personaggio. A volte sembra che si strizzi un po’ troppo l’occhio alla fiction, ma presto ci si rende conto che il tutto è un effetto voluto, a voler ricreare quel circo mediatico di speculazioni sulle tragedie: scomparse, omicidi, violenze.

Un inizio forse troppo costruito quello de La Ragazza Nella Nebbia

Un inizio forse troppo costruito quello de La Ragazza Nella Nebbia, che risente dei giovanissimi esordi da regista teatrale di Donato Carrisi, ma che sa riprendersi due sequenze “più tardi”, trascinando in una storia dalle mille sfumature, dove nulla è ciò che appare e che tutto può capovolgersi da un momento all’altro. 

 

 

La Ragazza Nella Nebbia

 

 

Una sceneggiatura impeccabile, così come la stesura dello stesso romanzo, che sa ricreare l’emozioni del libro, riuscendo in quel tragico meccanismo chiamato “trasposizione”. Eppure, anche Carrisi non è esente da quei piccoli sacrifici che, inevitabilmente, il passaggio da libro a cellulosa chiede di fare.

Alcuni personaggi vengono troppo lasciati nelle mani degli attori, come nel caso di Servillo, non sempre centrando il cuore del personaggio creato su carta o, poco approfonditi, come nel caso del ruolo di Lorenzo Richelmy, ma può comunque far affidamento su una buona recitazione.

Leggero meno focus sul concetto di verità filtrata dall’occhio dei media che, seppur restando al centro della storia, non riesce a essere tanto efficace, tagliente ed esplosiva, quanto lo è su carta.

 

La Ragazza Nella Nebbia
Ma Donato Carrisi riesce comunque nel miracolo: portare un film di genere in Italia, tratto da un libro e con una grossa distribuzione estera.

Un’opera prima di un autore “nato” scrittore e che può fare affidamento su un immenso cast che ha creduto, fin dall’inizio, in questo lungo salto nella nebbia.

E come la nebbia, la paura magistralmente raccontata da Carrisi, si insinua nella mente, nella carne, nelle ossa dello spettatore. Il male è ovunque, il male è chiunque. Il male è ciò che manda avanti il mondo, la realtà senza la quale non avremmo le storie.

 

 

Donato Carrisi con La Ragazza Nella Nebbia non solo conferma le sue grandi doti da narratore.

Donato Carrisi con La Ragazza Nella Nebbia non solo conferma le sue grandi doti da narratore, da maestro delle ombre e suggeritore, ma si mostra essere anche un abile fotografo di mostri, di sensazioni e terrori, portando sullo schermo quei piccoli grandi orrori che vivono proprio sotto i tappeti delle nostre belle abitazioni.

E speriamo che la nebbia sia solo un inizio e che presto, molte altre storie, ci verranno sussurrate su pellicola dall’autore italiano.

 

La Ragazza Nella Nebbia arriva al cinema il 26 ottobre.

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