Un po’ di cose strane su “Come ti ammazzo il Bodyguard”

La storia del cinema americano è piena di coppie strane che, per un motivo o per l’altro, si ritrovano a dover fare squadra per salvare il mondo/portare a casa la pellaccia.

Che siano film comici, film d’azione o più o meno sentimentali, il genere del “buddy-movie” non accenna a mostrare la corda, e ogni pretesto è buono per inserire due star – più o meno distanti tra loro come caratteristiche o carriera – all’interno della stessa pellicola, creando contrasti interessanti o quantomeno divertenti.

Non sfugge a questa categoria Come Ti Ammazzo il Bodyguard (The Hitman’s Bodyguard in originale) che facendo il verso al celebre “Guardia del corpo” con Whitney Houston e Kevin Costner mette accanto… due uomini, meno romanticamente legati ma di sicuro esplosivi.

 

 

Nel film diretto dall’australiano Patrick Hughes (Expendables 3) si recuperano molti degli stereotipi che hanno decretato il successo di pellicole come quella (e di altre strane accoppiate), ma si frullano in modo consapevole, come ormai quasi tutte le produzioni di un certo livello fanno: insomma, nel 2017 c’è bisogno di essere auto-consapevoli, visto che il pubblico ha già visto praticamente di tutto.

Come ha dichiarato la star Ryan Reynolds:

Penso che il divertimento sia soprattutto nel vedere molti dei luoghi comuni del film d’azione applicati in modo diverso dal solito e piuttosto cinico. Molte battute sono state improvvisate sul set e questa parte del lavoro è stata estremamente divertente.

Certo, viviamo in un mondo in cui anche la decostruzione dei generi ha raggiunto quasi il livello di saturazione; dopo aver inventato dei veri e propri format-blockbuster negli Ottanta, portati al limite nei Novanta e riletti in modo critico nei Duemila, cosa succederà?

 

 

Chissà. Certo è che certi film come Deadpool riescono con irriverenza a tenere botta e risultare molto riusciti anche con esagerata meta-narrazione.

Come ti ammazzo il bodyguard invece rientra nei territori più “consueti” della strizzata d’occhio che accompagna l’azione, sempre e comunque lanciata a mille allora e che fa progredire la trama.

In altre parole, ci sono dei cliché che si possono affrontare di petto ed altri che invece non possono essere scansati, perché sono quelli che compongono un solito blockbuster come vuole essere il nostro film in oggetto.

Con la sua solita verve, Samuel L. Jackson ha sottolineato come in realtà il film spinga quasi più il pedale della “romance” (proprio così, non la maschia “bromance”) il che rende le cose ancora più pazzesche.

Penso che le relazioni umane siano quello che rende speciali i personaggi, quasi a livello sentimentale. Qualcosa del genere “Ehi, un fottuto killer può provare dei sentimenti e avere una relazione? Può attaccarsi a qualcuno appena conosciuto?” non lo vedi tutti i giorni. Il mio non è il solito assassino, neppure quello “comico”. Penso sia una cosa figa.

 

Cosa c’è di più scontato (anche se funzionale) di rendere una donna contesa tra i due protagonisti maschili? Semplice, visto mille volte, efficace. Stavolta però si gioca con regole diverse.

Come ti ammazzo il Bodyguard prova a guardare un po’ più in là della solita trovata e amplia il raggio delle vite dei protagonisti, rivelandone lati nascosti o comunque intaccando l’aura “stereotipata” dei ruoli che rivestono.

La vita privata del personaggio, insomma, aiuta a definirlo meglio, senza creare ulteriori linee narrative già battute in passato.

 

Per il resto, che dire? Non si può sfuggire da quei dettagli che rendono una trama di “un film di esplosioni” solida o quantomeno ricca di suspense.

Ecco allora che Jackson è un cattivo, ma testimone-chiave nel processo internazionale contro un dittatore VERAMENTE cattivo (cit. sigla del cartoon di Action Man) che ha la faccia di Gary Oldman, e chi altri?

E, guarda caso, gli viene assegnato un bellimbusto che lo scorti fino nel cuore dell’Europa sano e salvo (Reynolds) nonostante lui sia praticamente imbattibile.

Ma, guarda caso! a meno che non riescano ad arrivare prima di una certa ora di un certo giorno, il processo rischia di saltare e il cattivone rimarrebbe impunito…

Cosa contro il tempo, dunque, condita da esplosioni, battute caustiche, un po’ di problemi di famiglia, odi et amo tra i due maschi alfa, e un torrente di pallottole.

 

Jackson ha sempre sostenuto di preferire film action svagati che film drammatici, soprattutto dove le coppie si lasciano e il dolore fluisce copioso dal grande schermo.

“Non è intrattenimento, amico, è stressante per me e anche per chi lo vede!

Il vecchio SLJ è della scuola di pensiero che la maggior parte della gente vada al cinema per svagarsi e voglia passare due ore divertendosi, uscendo col sorriso. Una filosofia prettamente yankee e del mainstream hollywoodiano, ma certo non disprezzabile.

Lui, poi, è uno specialista nell’intrattenere in modo divertente riuscendo a fare al tempo stesso una montagna di cadaveri nella stessa pellicola.

Questo però non è bastato a tenere a freno delle polemiche, soprattutto in USA, dove (con tutto il rispetto) c’è sempre qualcuno che tira fuori il razzismo qualsiasi cosa accada…

Dunque a qualcuno non è andata già la trama del tipo “Figo bianco protegge anziano killer nero con moglie ispanica”, considerandolo un coacervo di stereotipi pazzeschi. Perché chiaramente un film sta tutto nella sua trama in una riga (o, come direbbe il buon Blake Snyder, nella sua formula logline).

 

 

Credeteci o meno, l’accusa è partita da una giovane professoressa universitaria della Ohio State, associata alla cattedra di “Women’s, Gender, and Sexuality Studies”.

“Perché un personaggio di colore che passa per trasgressivo, deviato e senza morale deve essere protetto da un bellimbusto bianco?”

Si è chiesta, e qualche magazine online le ha fatto rimbalzare il grido qua e là, ripreso pure da qualche collega.

Una roba che forse neppure il buon Sam Jackson avrebbe voglia di ascoltare… o magari ci farebbe una bella risata sopra dicendo alla prof: “That’s only entertainment, sistah!”

 

 

Nota conclusiva: i cliché nell’action che non vuole cliché

Chiudiamo tornando al discorso iniziale, quello della revisione critica dei tratti caratteristici dei film d’azione.

Sia per quanto riguarda le cose “fuori dal film” che dentro la sua stessa trama si possono notare in Come Ti Ammazzo Il Bodyguard degli evidenti tropi (i meccanismi narrativi ricorrenti nelle opere di fiction, sia strutturali che extra-opera)

Eccone alcuni:

Follow The Leader – Qualcosa di successo viene imitato

Come si vede chiaramente dalla locandina che sbeffeggia il film sulle bodyguard per eccellenza, Guardia del Corpo (1994) tutta la campagna di lancio è stata improntata ad uno stile parodico ed esagerato che si ricollega a Deadpool. Oh, wait…

 

 

Typecasting – Attore “attaccato e condannato” allo stesso ruolo

Beh, mi sembra lampante: Samuel Jackson è Samuel Jackson (il duro dal “motherfucker” facile, costantemente in overacting) e Ryan Reynolds è Ryan Reynolds (lo sfigato coraggioso dal cuore d’oro, terra-terra).

Senza contare che Gary Oldman torna a fare il supercattivo bastardo come eravamo tanto abituati a vederlo prima del Sirius Black di Harry Potter. Adoro questi momenti di quiete prima della tempesta!

 

 

Cast Show Off – Un attore mette in mostra (in modo gratuito) un talento

Sam Jackson si mette a cantare spesso e volentieri nel film, e lui adora cantare non appena ne ha l’occasione…

 

Non avete ancora visto Come ti Ammazzo il Bodyguard? Correte al cinema, motherfuckers!
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