Da Avatar a Transformers: L’ultimo Cavaliere – i migliori film nativi 3D

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Michael Bay torna al cinema con il suo quinto capitolo sui Transformers, questa volta interamente girato in IMAX 3D. Nella storia del cinema sono diversi i grandi blockbuster dell’intrattenimento che si sono susseguiti al cinema accompagnati dalla magia del 3D. Ma quali sono quelli girati nativamente in 3D? E quali sono i migliori tra questi?

Transformers: L’ultimo Cavaliere, quinto capitolo della saga Transformers, è arrivato lo scorso giovedì al cinema. Michael Bay, per celebrare l’ultimo capitolo che lo vedrà come regista, ha girato tutto il film interamente con telecamere IMAX 3D.

Michael Bay ha saputo inserire un nuovo tassello nella storia cinematografica degli effetti speciali.

Sebbene il film non sia stato particolarmente amato dalla critica e abbia suscitato alti a bassi nel pubblico, sicuramente Bay ha saputo inserire un nuovo tassello nella storia cinematografica degli effetti speciali.

 

 

3D

 

Michael Bay porta una grande innovazione ma anche un senso di deja-vù riportandoci al 2009 con l’arrivo dell’Avatar di James Cameron al cinema.

Così come Bay ha pensato il suo Transformers per la tecnologia IMAX, che piano piano sta prendendo sempre più piedi tra diversi autori, così James Cameron aveva pensato il suo Avatar per il 3D in un periodo in cui il 3D non era ancora così abusato.

 

3D

 

Il 3D porta quella magia in più. Una specie di polvere di fata che, come quella di Peter Pan, consente di volare all’interno del film. Ma attenzione: la diffusione, proprio dopo Avatar, del 3D ha creato quel brutto fenomeno della conversione che ha ridotto di gran lunga la credibilità del 3D.

Non a caso, adesso, siamo talmente infarciti di 3D, diventato sempre più becero e superfluo, che perfino i registi come Christopher Nolan preferiscono l’IMAX che non gioca unicamente sulla tridimensionalità, ma bensì su uno spettro visivo largamente maggiore e un sonoro che portano lo spettatore non semplicemente verso una visione arricchita da qualche effetto che sembra manifestarsi in sala, ma verso un vero e proprio viaggio sensoriale.

Per dirlo in termini più “tecnici”:

l’obiettivo della tecnologia IMAX è quello di aumentare la risoluzione delle immagini usando delle pellicole cinematografiche più larghe con fotogrammi da ben 70 mm esposte orizzontalmente.

Quindi, se nel 35mm l’immagine è larga 48,5 mm e alta 22,1 mm, nell’IMAX saranno larghe 69,6 mm e alte 48,5 mm.

A differenza di quanto molti pensano, una pellicola se girata in IMAX non viene allargata, ma riprodotta nella sua forma naturale. Al contrario, se un film girato in IMAX viene proiettato in una sala normale, non viene ridotta l’immagine, ma bensì tagliata, croppata.

 

 

3D

Crop factor da IMAC 1.43:1 a Standard 2.4:1

 

La vera morte del 3D, se così vogliamo chiamarla, è stata la conversione. Per convertire un film in 3D ci vuole almeno qualche milione e un investimento di tempo non indifferente.

Una conversione in 3D potrebbe far slittare l’uscita di un film se fatta ad opera d’arte, anche di un anno. Quindi molte produzioni per risparmiare tempo e denaro si affidano alla cara mano d’opera cinese che, con 50.000 dollari e un paio di mesi al massimo, convertono il film. Il risultato? Avete presente Alice in Wonderland di Tim Burton che, oltre a essere un film altamente discutibile, aveva gli unici effetti in 3D ridotti a qualche tazza voltante? Ecco, avete capito.

 

Storia ben diversa quella che più interessa a noi quando parliamo di grande cinema di intrattenimento: il film nativo in 3D.

Che ci crediate o meno, il 3D è molto più vecchio di quanto si possa immaginare. Il primo film risale al 1903, tra l’altro primo remake della storia del cinema, ed è L’arrivée du train, realizzato con la primissima tecnologia della stereoscopia, inventata nel 1832 da Sir Charles Wheatstone.

La tecnica si basava semplicemente sulla visione binoculare del sistema visivo umano, generando la stessa illusione di tridimensionalità di un’immagine, fotografia o filmato.

Questo poteva avvenire attraverso l’uso di uno stereoscopio. Lo stesso stereoscopio ha avuto moltissime evoluzioni fino ad arrivare ai nostri comuni occhiali Real3D a polarizzazione circolare.

 

3D

 

Ovviamente dal 1832 ad oggi il 3D ha avuto numerosi evoluzioni ed è stato usato soprattutto negli anni ’50 per film d’animazione e negli horror, rendendo ancora più inquietante l’esperienza dello spettatore, come per esempio ne Il Delitto Perfetto (Dial M for Murder) di Alfred Hitchcock.

I nostri sono gli anni del sistema Polarizzato che prevede lo scorrimento di una doppia pellicola su due proiettori sincronizzati: lo spettatore utilizza poi i famosi occhiali con lenti polarizzate che allineano, automaticamente, l’immagine finale.

L’Anaglifo Dual 35 mm usato fino agli anni ’20 utilizzava invece pellicole singole sulle quali venivamo impresse entrambe le immagini che poi venivano differenziate per ogni occhio attraverso un filtro colorato (il classico rosso/verde o rosso/ciano), .

 

3D Shutter Glasses 699x466

Shutter Glasses

 

Dopo questa velocissima e molto blanda infarinatura generale vediamo quali sono le dieci pellicole native 3D che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato positivamente impressionato lo spettatore.

 

 

Il Mostro della Laguna Nera
di Jack Arnold, 1954

Uno dei classici film manifesto del 3D degli anni ’50, dove per la prima volta un mostro era stato progetto proprio per il 3D e ogni particolare dell’impianto scenico veniva aumentato dalla tecnologia.

Sequenze marine ben curate, suspense e 3D armonizzati insieme per far saltare il pubblico dalla sedia.

Sicuramente se andiamo a guardare la narrativa, soprattutto i dialoghi, la pellicola lascia non poco a desiderare, ma nell’era del 3D resta un vero e proprio cult.

 

3D

 

 

Il Delitto Perfetto
di Alfred Hitchcock, 1954

Alfred Hitchcock non è stato solamente il re della suspense, ma ha saputo regalare al cinema, negli anni d’oro del 3D, un film che è rimasto una vera è propria perla. Chi lo avrebbe mai detto che un genio come Hitchcock avrebbe ricorso alla terza dimensione? Ebbene, questo film ne è la prova tangente!

Peccato che la pellicola arrivò sul morire dell’ondata del 3D, ottenendo la giusta considerazione solo diversi anni dopo. Certo, non è uno dei capolavori di Hitchcock, ma nel suo genere la pellicola sa regalare degli ottimi brividi e per essere un 3D degli anni ’50, la sua realizzazione è notevole.

 

3D

 

 

Avatar
di James Cameron, 2009

Che la storia possa piacere o meno, è innegabile riconoscere il genio creativo e tecnico di James Cameron in questo film. Dopo aver sperimentato nel 2003 l’uso della Reality Camera con Ghosts of the Abyss, James Cameron con Avatar segna una vera e propria rivoluzione per il “nuovo cinema in 3D”, sviluppando una tecnologia nuova e potenziata, sia per catturare l’immagine che per renderla allo spettatore.

Cameron, nei suoi pregi e difetti, è stato in grado di farci immergerci nel mondo fatato di Pandora, creando un vero e proprio universo all’interno della cinematografia d’intrattenimento.

 

 

 

Coraline
di Henry Selick, 2009

Quando il genio di Neil Gaiman si incontra con quello di Henry Selick nasce un piccolo gioiello come Coraline, capace di unire grandi e piccini. Coraline è uno dei grandi esempi dell’animazione in cui il 3D, assieme alle tecniche miste della Motion Capture (come i questo caso) e CGI, riesce a trovare la sua miglior forma d’espressione.

In questo film, nel particolare, il 3D riesce a creare una tale profondità che piccoli dettagli, come gli occhi a forma di bottone della piccola protagonista, sembra quasi di poterli toccare.

 

https://www.youtube.com/watch?v=LO3n67BQvh0

 

 

UP
di Pete Docter e Bob Peterson, 2009

E dalla Laika Entertainment si passa ad un’altra grande casa creatrice di idee ed emozioni animate, la PIXAR. Beh, si deve avere davvero un cuore di pietra per restare impassibili e non versare nemmeno una lacrima in questo film.

Ritornando la discorso di prima, il 3D qui serve a suggellare la perfezione di una narrazione animata, dando ancora più intensità alle forme e ai colori. Portando lo spettatore a volare insieme alla bellissima casetta di Carl!

 

 

 

Toy Story 3
di Lee Unkrich, 2010

Ancora una pellicola per casa PIXAR, una di quelle che in tutta la sua saga bisognerebbe citare in qualsiasi classifica cinematografica.

Toy Story ha accompagnato migliaia di bambini e, nel suo terzo capitolo, li ritrova, proprio come Andy, cresciuti e destinati a “dar via” i propri giocattoli per fare il proprio ingresso nell’età degli adulti. Anche in questo caso, come un UP,  il 3D è un aggiunta che consente di soffermarsi ancora di più sui piccoli dettagli che costellano l’intera pellicola.

La tecnologia consente quasi di immergersi in quel piccolo mondo e camminare assieme e Buzz e Woody, proprio come se fossimo anche noi i protagonisti del film. E poi, gli occhialetti 3D sono un’ottimo scudo per nascondere le lacrime a fine pellicola.

 

 

 

Dragon Trainer
di Chris Sanders e Dean DeBlois, 2010

Forse e la prima volta che un film DreamWorks ha sfidato Pixar, riuscendo quasi a stenderla a tappeto. Dragon Trainer è un grande esempio di animazione, di narrazione e di costruzione dell’immagine.

Altra pellicola in grado di appassionare bambini e adulti e dove il 3D ha giocato un ruolo fondamentale per tutte le sequenze girate nel cielo, portandoci in groppa al bizzarro Sdentato, e facendo provare le brezza delle capriole e piroette tra le nuove. Un’avventura all’insegna dell’amicizia che ma che sa parlare anche delle diversità e dei pregiudizi, di saperci credere fino in fondo e… ovviamente, che sa insegnare come cavalcare un vero drago.

 

3D

 

 

Hugo Cabret
di Martin Scorsese, 2011

E dopo Avatar è il caso di citare un’altra pellicola da Oscar, capace di portarci letteralmente a spasso nel tempo e nelle pietre miliari del cinema. Un viaggio visto dagli occhi di un bambino, ma dove sequenze come l’arrivo del treno in stazione e la pericolosa discesa dall’orologio, riescono a trasmettere ansia ed eccitazione.

Un film che ha saputo ben sfruttare la tecnologia 3D, usando come arma d’attacco assieme al cammino meta-cinematografico che il regista ci fa compiere assieme al suo giovane protagonista.

 

3D

 

 

Gravity
di Alfonso Cuarón, 2013

Arrivando in dirittura d’arrivo non possiamo citare un altro grande film che, come Avatar, ha saputo riscrivere totalmente le carte del 3D. Se Christopher Nolan ci ha portato in uno spazio ancora più immenso, utilizzando l’IMAX, Alfonso Cuarón preferisce il 3D e la sensazione di vivere le stesse emozioni, la stessa ansia e sensazione di soffocamento della protagonista.

Il 3D in questo caso ci porta nella navicella spaziale e, come un simulatore, è capace di ricreare e far rivivere gli stessi percorsi e movimenti della protagonista allo spettatore. Il merito di Gravity è quello di aver costruito un’esperienza tridimensionale sicuramente priva di precedenti. Un nuovo inizio per il cinema di intrattenimento capace di vincere perfino l’Oscar.

 

 

 

 

The Walk
di Robert Zemeckis, 2015

Se esiste una storia che merita di essere narrata in 3D, è sicuramente quella di Philippe Petit e della sua grande impresa: attraversa le Torri Gemelle su di un filo. Nel 1974 il funambolo Petit si spinse a tal punto, compiendo un’impresa senza precedenti.

A distanza di 41 anni, Robert Zemeckis fa provare allo stesso spettatore la sensazione di restare sospesi nel vuoto a 400 metri d’altezza. Il 3D ci porta alla stessa altezza del protagonista, riuscendo perfino a trasmettere la sensazione di vuoto e vertigini.

Zemeckis crea un vero e proprio vertigo, lasciandoci in sospensione assieme al protagonista. Un gioco mortale. In bilico sul filo del rasoio. Un misto tra ansia e adrenalina, che da una parte invita a sporgersi sempre di più e dall’altra fa indietreggiare. Un film estremamente concentrato e che sfrutta al massimo la tecnologia 3D. Peccato solo che, a fine proiezione, gli occhi sono non poco provati.

 

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