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Il Lager dei Balocchi

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«C’era una volta… Un re! diranno subito i miei piccoli nerd lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.»

Venite piccoli nerd, sedete qui intorno, oggi andremo a raccontare una storia, la storia di un burattino.
“Perché?” direte voi.
Beh per vari motivi, ma principalmente perché da questa storia impareremo qualcosa.

Forse alcuni di voi non lo sanno, ma ci sono persone che vedono dei significati esoterici nelle favole, beh, sappiate questo: non importa quanto vi sforziate di dare dei significati nascosti a qualcosa, l’economia sarà sempre in grado di fare peggio di voi.
Molto, molto peggio.

E in questa novella puntata di Nerdeconomy, modellizzazioni semiserie nel mondo nerd, parleremo di robot assassini, campi di concentramento e Gardaland, tutte cose che mettono allegria (tranne le prime due, o l’ultima… se siete brutte persone).

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Le Avventure di Pinocchio

Le Avventure di Pinocchio è forse il libro di letteratura italiana più conosciuto al mondo. Tutti l’abbiamo letto o abbiamo per lo meno visto il cartone animato della Disney.
A detta di tutti alcuni disinformatori le Avventure di Pinocchio sono un romanzo di formazione (ossia quei romanzi dove l’eroe matura attraverso svariate vicissitudini) e non una cronaca puntuale di come era l’Italia del 1800.
Nella storia, Pinocchio impara a comportarsi come un bravo bambino, e viene premiato con la perdita della vita eterna, della resistenza a colpi e urti, la possibilità di non nutrirsi, patire il freddo etc. Grazie tante!

Ma andiamo avanti.

La storia è ambientata in Italia prima dell’unificazione, è un dettaglio importante, tenetelo a mente. Molti luoghi hanno una controparte reale, molti luoghi sono reali. Ci sono elementi curiosi nella storia, c’è un serpente gigante, ci sono animali parlati e grillini fastidiosi.
Sono cose strane è vero, ma non impossibili, magari sono esistiti e poi sono morti, è il ciclo della vita.
Sono scomparsi i draghi, possono essere anche scomparsi i serpenti giganti e il gatto e la volpe (e questo ci da speranza anche sui grillini fastidiosi). Non abbiamo ancora trovato i cimiteri dei draghi, chi mai potrebbe trovare un mucchietto d’ossa di una volpe parlante nelle pieghe della storia?
Eppure c’è qualcosa che non può essere scomparso da solo, qualcosa che non era una semplice coppia di creature pucciose dalle ambigue conoscenze di economia e di agronomia, qualcosa di troppo grande per scomparire semplicemente.
Il Paese dei Balocchi.

Che fine ha fatto? Ma soprattutto, cos’era? E cosa c’entrano le avventure di un burattino in tutto ciò? Non so rispondere a nessuna di queste domande in maniera intelligente, ma la nerdeconomia forse si.

 

Il Paese dei Balocchi

Iniziamo da una semplice domanda: quanto costa far funzionare il Paese dei Balocchi e quanto guadagna? Beh, non lo sappiamo, ma possiamo approssimare.

Quanto costa far funzionare il Paese dei Balocchi e quanto guadagna?

Il modo migliore di farlo è trovare qualcosa di simile, usarlo come modello e poi diminuire i risultati grati al principio di prudenza.
Il Paese dei Balocchi è un parco dei divertimenti, qual è il più bel parco dei divertimenti italiano? Ovviamente Gardaland!
Lo sapevate che secondo il Theme Index dei parchi dei divertimenti mondiali Gardaland è l’ottavo parco europeo e il primo parco italiano?
Lo sapevate che esiste un index dei parchi dei divertimenti? Sapevatelo!

Quindi faremo i conti in tasca a Prezzemolo, che tanto è un rettiliano quindi io e lui andiamo d’accordo (ci siamo sbronzati assieme una volta all’isola di Mann).

Ho scelto Gardaland anche per un altro motivo, oltre a essere il più grande è uno dei parchi più performanti, quindi va bene per il nostro principio di prudenza e lo useremo come modello per il nostro Paese dei Balocchi.

Per prima cosa calcoleremo quanto costa mantenere un visitatore dentro Gardaland.

Qui i conti si fanno fumosi in quanto Gardaland non rilascia un bilancio, non è quotato in borsa quindi non è obbligato a farlo.
Scartabellando però ho trovato l’Ebitda di Gardaland. Cos’è l’Ebitda?
L’Ebitda sta per “Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation, and Amortization” ossia “guadagni senza contare gli interessi, le tasse, il deprezzamento dei beni e gli ammortamenti”.
È un parametro di riclassificazione del conto economico, misura, a grandi linee, quanto guadagna un’attività operativamente, in pratica ciò che vende meno ciò che gli costa produrre ciò che vende, senza conteggiare altre spese accessorie slegate dalla produzione.
Non è il massimo ma in mancanza di un bilancio voce per voce è il meglio che abbiamo.
L’ebitda di Gardaland è di circa 35.5 milioni di euro (dati 2013).
Abbiamo i ricavi e l’ebitda possiamo stimare le spese di gestione: 99.6 – 35.5.
Le nostre spese operative sono circa 64.1 mln di euro l’anno.

Ora abbiamo un ulteriore problema, parte di queste spese saranno costi fissi (quindi poco suscettibili ad aumentare all’aumento del numero di visitatori, sono spese che si pagano sempre, ad esempio: affitto dell’area, il personale etc.) e parte costi variabili, ossia molto legati al numero di persone/giorno “prodotte” (tutto ciò che è consumabile e non riutilizzabile, ad esempio il cibo, l’elettricità, l’acqua, la raccolta rifiuti etc.).
Quante sono le une e quanto le altre?
Di nuovo, non ne ho idea, facciamo che essere prudenti, facciamo 75% fisse e 25% variabili tanto per stare tranquilli.
Quindi i costi variabili sono 16 milioni. Spalmiamole sul numero di visitatori. Ogni anno Gardaland riceve circa 2.7 mln di visitatori. Ogni visitatore quindi costa a Gardaland circa 6 euro di costi variabili.
Allora questo numero è foriero di molte approssimazioni. Ad esempio quanto si ferma la gente a Gardaland? Non ho trovato dati esaustivi quindi direi che il grosso si ferma un giorno. Quindi un giorno\persona costa 6 euro di costi variabili.
È un numero reale? Forse… come confronto sappiamo che il biglietto per Gardaland costa 37-40 euro, quindi potrebbe starci (notate che poi devo anche pagare le spese fisse con il ricavo del biglietto).

Vi ricordate il principio di prudenza? Dimezziamo questa spesa così ci facciamo rientrare le approssimazioni.
Giorno\persona = 3 euro.

Pinocchio nel Paese del Break Even Point

Perché ci interessa sapere quanto costa far girare il nostro Paese dei Balocchi?
Perché così possiamo scoprire quanti “visitatori” deve avere come minimo per esistere.
Ci serve però un ulteriore dato, ossia il costo del biglietto.

Come tutti sappiamo non c’è biglietto per il Paese dei Balocchi, è tutto gratis! Al netto che poi diventi un ciuco. Al che vieni venduto e il gestore del parco ottiene un guadagno.
Che guadagno? Beh, dipende da quanto vale un ciuco.
Ho fatto un giro su alcuni forum di gente che parlava di ciuchi, gente simpaticissima, è incredibile quante cose si imparino scrivendo cretinate facendo nerdeconomia.
Ma il valore di un ciuco odierno a noi interessa poco (comunque è abbastanza basso se vi interessa), a noi interessa il valore di un ciuco all’epoca di Pinocchio.

Quindi sono andato alla fonte, ossia al museo della storia del mulo. Ok, il mulo non è un ciuco, ma il museo della storia del ciuco non l’ho trovato, in compenso valevano poco quindi possiamo usarli come approssimazione.
Purtroppo i dati più vicini alla nostra epoca sono del 1897, che non è l’epoca di Pinocchio, ma è circa l’epoca in cui è stato scritto il libro, tocca accontentarsi:

By 1897, the number of mules had expanded to 2.2 million, worth $103 million. With the cotton boom, primarily in Texas, the number of mules grew to 4.1 million, worth $120 each.

 

120$ a ciuco mulo, ho preso il valore più alto.

Però i costi di Gardaland sono del 2013, mentre i guadagni del 1897, come fare?
Usando il consumer price index, il quale ci dice che 120$ del 1897 equivalgono a 3360$ del 2013.
Vi dico già che è un valore molto alto, oggi un asino costa 1000-1500 euro.
Però siamo in prudenza, quindi lo teniamo buono.
Bene, abbiamo tutto quello che ci serve per trovare il Break-Even Point.

Secondo il racconto ogni ragazzo sta nel Paese dei Balocchi 5 mesi, quindi costa, come costi variabili: 30*5*3 = 450 euro.
Dopo questi 5 mesi il ragazzo viene venduto come ciuco con un guadagno netto di circa 2900.
Quindi quanti ciuchi devo produrre per coprire le spese fisse? Spese fisse 64 mln * 0,75 = 48 mln (ma le dimezziamo per il principio di prudenza) -> 24 mln.
24 mln / 2900 = 8275.

Quindi per essere in pareggio il Paese dei Balocchi deve processare circa 8300 ciuchi l’anno.
Perché abbiamo cercato il Break-Even? Perché il parco non vuole guadagnare ma solo andare in pari? A queste domande risponderemo tra poco.

Nota non ho usato il tasso di cambio Euro/$ perché sono pigro perché siamo li.

I Significati Nascosti

Ricordate quando all’inizio si parlava dei significati nascosti nell’opera? È il momento di rileggere l’opera in chiave economica. Per prima cosa: perché cerchiamo il Break-Even?
Beh perché il Paese dei Balocchi è un posto molto strano.
Abbiamo un imprenditore, che è stato capace di mettere su un sistema che attira migliaia di bambini ogni anno e, dopo 5 mesi di cuccagna, li trasforma in ciuchi per il resto dei loro giorni.

Da un punto di vista economico tutto ciò non ha senso, perfino io so che il modo migliore di guadagnare con dei minori, se non si hanno vincoli o remore, è la prostituzione.
Quindi ci deve essere un altro motivo, un uomo che mette in piedi un sistema simile non è uno stupido, sa bene che potrebbe fare molti più soldi in altri modi, se fa così deve avere un’altra ragione.

Il signore del Paese dei Balocchi non vuole guadagnare soldi, lui semplicemente vuole disfarsi dei bambini.

Nemmeno di tutti i bambini, solo dei più ignoranti, di coloro che a scuola non ce la fanno, di quelli che potrebbero essere considerati un peso per la società, vite inutili, in un mondo dove l’eugenetica non esisteva ancora.

Per quello non gli interessa guadagnare.

E se non si limita semplicemente a ucciderli è perché deve trovare il modo di fare soldi per tenere in piedi tutta la baracca, per trasformare questi bambini in beni produttivi, il Paese dei Balocchi non è un campo di lavoro, ma il sistema “Paese dei Balocchi – ciuchi nei campi” invece lo è.
Notate che 8300 bambini l’anno è un numero molto basso, è il numero minimo. Gardaland processa 2,7 milioni di persone l’anno, quindi le potenzialità del Paese dei Balocchi sono molto superiori a 8300.
8300 bambini l’anno sono 22 bambini al giorno. Sono tanti?
Non lo so, a titolo di confronto Mauthausen processava 11 persone al giorno, facendo la media.

Conclusioni

Quindi cosa c’è di vero nel paese dei balocchi e nella favola di Pinocchio? Probabilmente molto, anche se non tutto.

Quindi cosa c’è di vero nel paese dei balocchi e nella favola di Pinocchio?

Ripensiamo alla fiaba, molte cose sono strane (ad esempio il serpente gigante, o il gatto e la volpe), ma non sono così assurde, potrebbero essere capitate e scomparse per conto loro.

Mentre il Paese dei Balocchi quello no, quel posto doveva essere enorme, doveva processare migliaia, forse decine o centinaia di migliaia, di bambini generando migliaia e migliaia di ciuchi. Il Paese dei Balocchi faceva numeri che nemmeno Mauthausen dei tempi d’oro riusciva a fare.
E il tutto con una tecnologia di cent’anni prima (niente treni e niente elettricità tanto per dirne un paio), e senza l’appoggio di una dittatura, di uno Stato o di esercito.
Un posto così non scompare come un vecchio gatto o una vecchia volpe, o come un serpente gigante.
Un posto così scompare se viene invaso da un esercito di liberazione.

Ma a quel tempo non c’erano eserciti. Non esisteva nemmeno il Regno d’Italia.
C’erano tanti piccoli staterelli, nessuno abbastanza forte da opporsi al Paese dei Balocchi.
Quindi perché non si sente più parlare del Paese dei Balocchi dopo che Pinocchio ne è scappato?
Perché nessuno ne fa più menzione? Forse la spiegazione potrebbe essere questa.

Geppetto è un uomo solo, che crea Pinocchio perché non ha un figlio.
È molto probabile che non abbia un figlio perché quello (o quelli) che ha avuto sono diventati un ciuco insieme a migliaia di altri coetanei nel genocidio giornaliero perpetrato dal Paese dei Balocchi.
Ma Geppetto ha una freccia in più al suo arco, può creare un simulacro di vita dal legno.
E se puoi creare un robot senziente di legno allora hai un grande potere come ci dimostra Fables.
Pinocchio altro non è che un’arma. Pensateci, Pinocchio è perfettamente addestrato al close combat (come dimostra quando sulla spiaggia cartella di botte un gruppo di coetanei che volevano picchiarlo), è abile nella fuga (scappa sempre ai carabinieri), nonostante tutte le sue disavventure se la cava sempre.
Fortuna? Forse… o forse addestramento.
Dopotutto esistono altri burattini senzienti (kind of, quelli di mangiafuoco che però non sono in grado di ribellarsi e fare del male a nessuno o se ne andrebbero da mangiafuoco), e tutti li riconoscono come burattini, ma Pinocchio no.

Pinocchio frequenta la scuola per un anno come un normale essere umano. Tutti lo trattano come un essere umano. Perfino l’uomo del Paese dei Balocchi lo confonde per un bambino vero e lo porta con lui.
E questo ci spiega anche perché Pinocchio fa le marachelle, perché è cattivo, è cattivo perché è chiamato a un compito ingrato. Pinocchio è la pallottola d’argento che metterà fine al regno di terrore dell’uomo a capo del Paese dei Balocchi.
Mescolato a un gruppi di ragazzini discoli raggiunge il Paese dei Balocchi, con le sue doti di combattimento e di infiltrazione e con la sua anima nera, pronto a mettere fine a questo incubo.

E da Pinocchio in avanti nessuno sente più parlare del Paese dei Balocchi, una volta uccisa la mente, l’intero sistema si deve essere sgretolato, in ultima analisi era tenuto in piedi non da ricavi economici, ma semplicemente dall’odio di un uomo solo.

Dopotutto, come ci insegna Westworld, se hai dei robot senzienti, indistinguibili dagli esseri umani, puoi farci solo due cose: far divertire i potenti oppure ucciderli.

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