Kong: Skull Island – Dove i veri protagonisti non sono fatti di carne e ossa

Kong: Skull Island

Uno dei mostri sacri del cinema sta per fare il suo epico ingresso nuovamente sul grande schermo con Kong: Skull Island. L’epico blockbuster della Legendary Pictures, uno dei film più attesi dell’anno, arriva al cinema e sembra segnare l’inizio di un’era molto interessante per il monster movie.

Ennesimo reboot dell’epico gorilla alto come un palazzo, visto per la prima volta sul grande schermo nel 1933, Kong: Skull Island è per l’esattezza l’ottava pellicola ufficiale dedicata a King Kong. Questa volta però il regista Jordan Vogt-Roberts non allestisce nessun teatrino distruttivo sull’Empire State Building. Tutto viene ambientato nella misteriosa Skull Island, e a quanto pare Kong è l’ultimo dei “mostri” di cui l’essere umano deve aver paura.

Nato da una costola di Godzilla, Kong: Skull Island da ufficialmente inizio all’era del MonsterVerse, universo cinematografico dedicato alle mastodontiche creature che per anni hanno dominato la cinematografia orientale e occidentale del monster movie.

 

L’idea nasce proprio nel 2014 con il Godzilla di Gareth Edwards, il caro terrificante capostipite dei kaijū, e ben presto vedremo anche lui nuovamente protagonista al cinema sia in Godzilla: King of Monsters (2019) che nel crossover con Kong, Godzilla vs. Kong (2020).

 

Kong: Skull Island, come già dal trailer si poteva presagire, più che un monster movie sembra essere a tutti gli effetti un war movie. Una sorta di Apocalypse Now ambientato in una giungla ben più insidiosa, ma dove la follia e il fanatismo umano nei confronti della guerra è sempre lo stesso.

Questa volta al posto dello storico colonnello Walter Kurtz, interpretato da un indimenticabile Marlon Brando, troviamo Samuel L. Jackson nei panni di Preston Packard, eroe di guerra pluridecorato e ancora non rassegnato all’esito della guerra in Vietnam, che nella folle missione del dottor William Randa (John Goodman), vede una valvola di sfogo per tornare immediatamente sul campo.

 

 

Kong: Skull Island

 

 

William Randa ha dedicato un’intera vita a provare che i mostri esistono davvero. A pochi giorni dal ritiro delle truppe dal Vietnam, Randa riesce a essere finanziato per un’apparente missione geologica sulla misteriosa Skull Island. Accompagnato da scienziati e militari, Randa si affida anche all’esperienza dell’esploratore James Conrad (Tom Hiddlestone).

Ciò che aspetta i partecipanti della missione va ben oltre qualsiasi tipo di immaginazione.

Fin dall’inizio Kong: Skull Island apre lo spettatore verso le primissime e centrali tematiche del film: fanatismo bellico e smania di conoscenza. Ma prima ancora di conoscere questo tipo di tematiche attraverso i personaggi, il regista spiazza totalmente lo spettatore aprendo la pellicola, con un salto di quasi trent’anni nel passato, con il suo protagonista principale.

 

E sembra quasi che Jordan Vogt-Roberts voglia instaurare un dialogo con lo spettatore.

E sembra quasi che Jordan Vogt-Roberts voglia instaurare un dialogo con lo spettatore e avvertirlo di tenere gli occhi molto aperti perché non sempre la realtà viene rispecchiata da ciò che sembra.

Kong: Skull Island è, indubbiamente, un viaggio all’interno delle viscere della natura. All’interno dell’essenza delle persone, degli animali, scavando fin dentro gli istinti più brutali e portando alla luce chi, tra scimmia e uomo, è la vera bestia.

La missione di Randa diventa, dopo nemmeno quindici minuti dall’inizio del film, una lotta per la sopravvivenza. Ma la sopravvivenza di chi?

 

 

Kong: Skull Island

 

 

Logico pensare che quando andiamo a invadere il territorio di qualcuno, quel qualcuno si ribella e prova a scacciarci. Con quale diritto vogliamo rendere quella terra nostra e abbattere i legittimi proprietari di quel luogo?

Le molteplici riflessioni che potrebbero partire da questo semplice concetto, alla base di un monster movie come Kong: Skull Island, sono infinite e ci portano ben oltre la fantasia del film. Non è, in fondo, un caso se l’ambientazione fa riferimento a un periodo storico particolarmente complesso come la guerra in Vietnam.

Kong: Skull Island sorprende per la sua struttura drammatica che vuole andare, e almeno ci prova riuscendoci in parte, più in profondità sul tipo di discorso politico e storico che affronta, ma ciò che veramente colpisce della pellicola, come giusto che sia, è il suo impianto visivo.

 

Epico come un film di guerra. Sorprendente come un monster movie di alta qualità. Kong: Skull Island è l’inizio vero un nuovo modo di interpretare il cinema di intrattenimento.

 

Fin dalle prime sequenze ci troviamo di fronte a una pellicola dal fortissimo e coinvolgente appeal. Il ritmo serrato, la storia ricca di piccoli colpi di scena, soprattutto all’interno della fauna che anima Skull Island, la composizione dell’immagine tra fotografia e computer grafica, rende il film scorrevole e accattivante anche per lo spettatore meno attratto dal genere.

Si è subito dentro il film, partecipi in prima persona della storia che non ha punti morti. Una struttura abbastanza semplice, ma molto efficace, che scorre perfettamente lungo tutta la sua durata, riempiendo due ore di pieno e suggestivo intrattenimento.

 

Il ritmo incalzante rende lo spettatore positivamente impaziente

Il ritmo incalzante rende lo spettatore positivamente impaziente. Goloso, vorace nel voler scoprire ancora di più sulla storia di Skull Island, sulla storia di Kong e tutti quei “mostri” che in realtà hanno animato il nostro mondo – lanciando ulteriori punti di sviluppo per i futuri film – ben prima dell’arrivo dell’uomo.

 

 

Kong: Skull Island

 

 

Spettacolare è l’uso dei colori, particolarmente caldi e che ricordano, ancora una volta, il capolavoro del 1979 di Francis Ford Coppola. L’arrivo di Kong è epico. L’immagine viene totalmente dominata da Kong, facendo immediatamente capire che l’unico vero protagonista di questa pellicola è lui.

Il lavoro fatto sulla struttura di Kong è incredibile e assolutamente realistico. Non si ha mai la sensazione di posticcio ma sembra davvero di essere di fronte a un’animale incredibile. E lo stesso tipo di approccio si ha nei confronti delle altre meraviglie, terrificanti o meno, dell’isola.

Un lavoro minuzioso affinché tutto quanto – salvo qualche eccezione – sia credibile per lo spettatore.

 

Kong rappresenta tutto il mistero e la meraviglia che ancora esistono nel mondo.

Afferma il regista Vogt-Roberts, riassumendo l’essenza di questa pellicola che viene guardata proprio come meraviglia dallo spettatore. Uno stupore continuo che si tramuta più in immagini che in vere interazioni tra i personaggi. Se Kong, in effetti, e Skull Island sono i veri protagonisti della pellicola, i personaggi di carne e ossa lasciano al quanto desiderare.

Samuel L. Jackson è superbo come sempre, ma ancora una volta, andando a guardare soprattutto i film degli ultimi anni, rimane incastrato nel solito ruolo di rabbia, follia, cinismo ed egoismo.

 

Kong: Skull Island

 

John Goodman, dopo la sensazionale performance in 10 Cloverfield Lane, non viene espresso al meglio a causa di un personaggio troppo di funzione e lasciato in sordina; a differenza di John C. Reilly che tra gli attori umani è quello che sorprende di più. Pur essendo un personaggio secondario, la veste più bonacciona e meno cinica di Reilly è fantastica. Un personaggio divertente, realistico, umano. Un personaggio sviluppato, che ha una sua funzione, ha un suo approfondimento concreto. Si basa su una reale costruzione e caratterizzazione.

La vera delusione viene riversata sui personaggi di Tom Hiddlestone e Brie Larson che fanno, inevitabilmente, pensare alla scelta degli attori unicamente per il nome e per far numero.

 

Il buonismo di Conrad e della fotografa Mason Weaver è terribilmente forzato

Il buonismo di Conrad e della fotografa Mason Weaver è terribilmente forzato. Le frasi sono fin troppo d’effetto e le scene di avvicinamento a Kong, che richiamano ovviamente tutta la cinematografia dell’enorme gorilla, sono false. Alla bontà di Mason, al coraggio di Conrad non si riesce mai a crederci davvero. I personaggi mancano di caratterizzazione e di azione, quindi, perdono il loro valore e funzione sullo schermo.

 

 

Kong: Skull Island

 

 

In questo caso ne risentono anche gli scontri tra uomo – natura e, sicuramente, lo scontro più avvincente, anche qui andando a omaggiare tutte la cinematografia di Kong dagli anni ’30 ad oggi, è proprio quello finale tra Kong e la vera mostruosa minaccia dell’isola.

 

Kong: Skull Island è il miglior tributo contemporaneo a Kong che ci fa dimenticare, una volta per tutte, le brutture cinematografiche di qualche anno fa.

 

Interessante è la linea orizzontale che prende fin dall’inizio la pellicola e che si traduce verso una prospettiva nuova, fresca e differente per questo genere cinematografico.

 

Kong: Skull Island

 

Kong: Skull Island è lo scoperchiare il vaso di Pandora. La scena post-credit, unica dove i personaggi di Hiddlestone e Larson hanno un senso compiuto, è indubbiamente una conferma a tutto ciò.

Il MonsterVerse sembra promettere bene, e voler scendere in profondità con l’origine di queste bestie mitiche. La nostra conferma l’avremo, sicuramente, tra un paio d’anni con il nuovo arrivo di Godzilla.

 

Kong: Skull Island sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 9 Marzo.

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