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La tomba di Talpiot

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Il 28 marzo 1980 a Talpiot, nei pressi di Gerusalemme Est, circa 5 km a sud della Città Vecchia di Gerusalemme, durante gli scavi per la costruzione di un quartiere residenziale viene rinvenuta per caso una tomba risalente al I secolo. Conteneva 10 ossari, 6 dei quali riportano iscrizioni tra cui una interpretata come: “Yeshua bar Yehosef” cioé “Gesù figlio di Giuseppe”.

Le iscrizioni riportano diversi nomi tra cui oltre quello di Gesù figlio di Giuseppe, Maria, Giuda figlio di Gesù, Matteo, Yose e Mariamne, nome quest’ultimo che secondo un’interpretazione molto controversa potrebbe riferirsi a Maria Maddalena.

A questo punto bisogna ammettere che è veramente molto facile far correre la fantasia, come probabilmente ben sapeva James Cameron quando produsse il film documentario “The Lost Tomb of Jesus”  realizzato dal giornalista investigativo Simcha Jacobovici, uscito in contemporanea alla pubblicazione del libroThe Jesus Family Tomb scritto sempre da Jacobovici insieme a Charles Pellegrino.

La tomba di Talpiot è la tomba di famiglia di Gesù di Nazareth ed oltre ai suoi resti conteneva quelli della madre Maria, la moglie Maria Maddalena ed il presunto figlio Giuda.

Il documentario sosteneva una tesi a dir poco clamorosa: la tomba di Talpiot è la tomba di famiglia di Gesù di Nazareth ed oltre ai suoi resti conteneva quelli della madre Maria, la moglie Maria Maddalena ed il presunto figlio Giuda.

Ovviamente scoppiò un putiferio, ma cosa c’è di vero in tutto questo? Si tratta forse della più importante scoperta archeologica della storia o di una colossale bufala?

 

 

 

La tomba

 

Quella di Talpiot è una delle oltre 900 tombe rinvenute nella zona e risalenti all’incirca a quel periodo. È una tomba ebrea di famiglia, scavata nella roccia e contenente i resti di numerosi individui buona parte dei quali all’interno di piccoli ossari in pietra calcarea.

 

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L’esterno della tomba

 

Quando fu ritrovata durante gli scavi per la costruzione delle fondamenta di un quartiere residenziale fu segnalata all’attuale Israel Antiquities Authority (IAA) che inviò un team di archeologi.

 

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In queste circostanze il team di archeologi ha poco tempo a disposizione, soltanto pochi giorni per rimuovere gli ossari con i resti umani e studiare la tomba, dopodiché i lavori riprendono e la tomba può rimanere intatta, ma al di sotto dei nuovi edifici e quindi inaccessibile.

La tomba fu liberata dal terreno che l’aveva parzialmente sommersa forse in seguito al terremoto del 363 d.C. e vennero recuperati gli ossari con i resti di ossa, in buona parte in pessime condizioni (sono passati 2 millenni). In accordo con la legge degli ebrei ortodossi i resti umani vennero asportati e sepolti nuovamente in una fossa comune in terreno consacrato.

I resti umani vennero asportati e sepolti nuovamente in una fossa comune in terreno consacrato.

La tomba venne classificata come IAA-80 e gli ossari con i numeri da 500 a 509. Il dottor Shimon Gibson realizzò degli schizzi dell’interno della tomba con la posizione degli ossari, sotto la supervisione degli altri archeologi Amos Kloner e Yosef Gat, capo del team. Lo studio della tomba si concluse in poco più di una settimana, dopodiché gli ossari (vuoti) furono inviati per ulteriori studi al Rockefeller Museum e poi sistemati in un deposito della IAA. In realtà si scoprii poi che la tomba rimase accessibile per diverso tempo dopo il completamento degli edifici nel 1982, infatti i bambini di una famiglia del posto erano soliti scendervi all’interno per giocare, tanto che le autorità decisero di sigillarne l’ingresso con una lastra di cemento per motivi di sicurezza.

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La piccola entrata della tomba è sormontata da un simbolo costituito da un cerchio sotto a due linee disposte come la punta di una freccia. Jacobovici (realizzatore del film documentario “The Lost Tomb of Jesus”) suggerisce che questo sia un importante simbolo cristiano delle origini, ma più verosimilmente e banalmente potrebbe rappresentare il coperchio di un ossario o forse essere un richiamo al Tempio di Gerusalemme. All’interno della tomba sono presenti due tipi di cavità scavate nella roccia: le arcosolia, più grandi e dalla parte superiore fatta ad arco e i kohkim, spazi più piccoli in cui riporre gli ossari .

 

I corpi dei defunti venivano avvolti in un telo, poi quando il corpo si era decomposto le ossa venivano raccolte in un piccolo ossario.

Secondo la tradizione ebraica i corpi dei defunti venivano avvolti in un telo e deposti inizialmente in una arcosolia. Dopo circa un anno, quando il corpo si era decomposto e ne rimanevano solo le ossa, queste venivano prese e deposte negli ossari posti poi all’interno dei kohkim. Nella tomba di Talpiot sono presenti 2 arcosolia e 6 kohkim in cui si trovavano i 10 ossari.

Diverse ossa (tra cui 3 teschi) si trovavano anche sul pavimento sotto a uno strato di mezzo metro di terra insieme a coperchi degli ossari e frammenti di vasellame, segno che forse la tomba fu disturbata in epoca antica.

Sul pavimento della tomba si trovano però anche una gran quantità di brandelli di pagine di testi religiosi ebraici, come raccontato dai bambini che vi giocavano e verificato poi durante la produzione del documentario “The Lost Tomb of Jesus” durante una breve visita prima che la IAA risigillasse l’entrata, cosa che ha portato a pensare che sia stata recentemente utilizzata come ghenizah dalle autorità rabbiniche di Gerusalemme.

 

La ghenizah (o genizah) è in sostanza un deposito, di solito in una sinagoga, in cui buttare testi religiosi ebraici ormai inutilizzabili, ma che per la legge religiosa non possono essere gettati via. I testi rimangono lì in attesa di essere sepolti in un cimitero.

 

 

 

 

The Lost Tomb Jesus

 

I media si occuparono per la prima volta della tomba nel 1996 durante la trasmissione della BBC “Heart of the Matter” , nel corso della quale però l’archeologo Kloner, che aveva studiato la tomba e gli ossari nel 1980, la descrisse come di scarsa importanza archeologica.

Fu solo nel 2007, con il film documentario “The Lost Tomb of Jesus” prodotto da James Cameron e trasmesso da Discovery Channel, che il caso mediatico esplose.

 

https://www.youtube.com/watch?v=aIa0PckpZZI

 

Nel documentario si sostiene una tesi decisamente “incendiaria”: dopo la crocifissione il corpo di Gesù fu prima deposto nel sepolcro di Giuseppe d’Arimatea e successivamente portato via dai suoi discepoli e posto nella tomba di famiglia. Dopo un anno sarebbero poi tornati per raccoglierne le ossa e deporle nell’ossario.

Ora sorge spontanea una domanda più che legittima: perché inizialmente la tomba non destò alcun particolare interesse?

Lasciando da parte le prevedibili ipotesi complottistiche, la ragione è molto semplice: la tomba non presentava caratteristiche particolari che la facessero risultare più interessante delle centinaia di altre tombe simili rinvenute ed i nomi riportati nelle epigrafi sono molto comuni per quel periodo. Non dobbiamo infatti pensare che quello di Gesù sia un nome unico o raro, anzi. In quel periodo in quella zona non si poteva trovare certo una gran varietà di nomi e i nomi rinvenuti sui sei ossari erano tra i più comuni.

Secondo il Catalogue of Jewish Ossuaries in the Collections of the State of Israel il nome Gesù è stato trovato 22 volte sugli ossari di quel periodo ed il nome Maria/Mariamne ben 42 volte.

Inoltre in base al Tal Ilan’s Lexicon of Jewish Names in Late Antiquity” tra gli  ebrei palestinesi di quel periodo Gesù era il sesto nome più diffuso tra gli uomini, mentre Maria quello più diffuso tra le donne.

Questa è un osservazione molto importante perché la tesi sostenuta da Jacobovici si basa sostanzialmente su una considerazione statistica. Chi sostiene la teoria del documentario “The Lost Tomb of Jesus” mette in evidenza come il cluster di nomi presenti nella tomba sia qualcosa di unico, da soli i nomi sono molto comuni, ma la loro contemporanea presenza e i loro legami familiari sarebbero una prova solida che si tratta degli ossari dei personaggi citati nel Nuovo Testamento, nei Vangeli canonici ed in quelli apocrifi .

 

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Gli ossari riportano iscrizioni, in aramaico, ebraico e greco, non perfettamente chiare e realizzate con poca cura, il cui unico scopo era quello di permettere alle persone di capire in quale ossario si trovavano i resti dei propri cari. Le tombe erano multigenerazionali, venivano perciò riaperte più volte e vi si possono ritrovare i resti di molte persone, a volte più d’una nello stesso ossario. I nomi rinvenuti nelle 6  epigrafi sono:

  • Mariamenou e Mara: c’è un acceso dibattito sulla traduzione di questa epigrafe, fondamentale per la tesi del documentario. Potrebbe significare “Mariamne conosciuta anche come Mara (Maestra)” e Mariamne verrebbe interpretato come il nome di Maria Maddalena, una delle più importanti seguaci e predicatrici, nonché moglie di Cristo. In realtà non ci sono prove di questo e potrebbe anche trattarsi di 2 donne, Maria e Mara i cui resti si trovavano nello stesso ossario, fatto questo non raro.
  • Yhwdh br Yshw’ (Yehuda bar Yeshua ): Giuda figlio di Gesù. Giuda sarebbe il figlio di Cristo, del quale non esiste però alcuna citazione, secondo Jacobovici perché tenuto nascosto per proteggerlo dai romani, che se a conoscenza della sua esistenza lo avrebbero immediatamente ucciso. Gesù era stato infatti condannato a morte per lesa maestà, era accusato di essersi proclamato Re dei Giudei e Giuda poteva essere considerato il legittimo erede dai suoi seguaci.
  • Mtyh (“Matiyahu” o Matteo): non sarebbe l’evangelista, ma un fratello di Gesù.
  • Yshw’ br Yhwsp (Yeshua bar Yosef): Gesù figlio di Giuseppe, il nome Gesù è però non chiarissimo e secondo alcuni ricercatori potrebbe essere invece Hanun.
  • Ywsh (Yose, diminutivo di Giuseppe): questo sarebbe il fratello di Gesù citato nel vangelo di Marco.
  • Mryh (Miriam, Maria): sarebbe la madre di Gesù.

 

 

 

Il decimo ossario

 

Finora ho parlato di dieci ossari, ma in realtà la IAA possiede oggi solo nove ossari appartenenti a questa tomba. Perciò, dove è finito il decimo?

Dov’è finito il decimo ossario?

Nel 1980 gli archeologi catalogarono 10 ossari, 6 dei quali con epigrafi, che vennero inviati al Rockefeller Museum e poi al deposito della IAA, ma oggi uno di questi è andato perduto ed il come non è chiaro.

 

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Il 21 ottobre 2002, durante una conferenza stampa trasmessa da Discovery Channel, fu annunciato il ritrovamento di un ossario in pietra del I secolo riportante l’iscrizione:

Yaakov bar Yoseph achui de Yeshua.

cioè:

Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù.

Apparteneva al collezionista d’arte Oded Golan che sosteneva di averlo acquistato da un mercante arabo a Gerusalemme. La notizia suscitò molto clamore, perché se autentico questo ossario avrebbe potuto costituire il primo reperto archeologico certo comprovante la storicità di Gesù di Nazareth.

L’ossario di Giacomo costituirebbe il primo reperto archeologico certo comprovante la storicità di Gesù di Nazareth.

L’iscrizione presente su di esso è infatti stranamente specifica (forse troppo), indicando non solo Giacomo come figlio di Giuseppe, ma facendo insolitamente riferimento anche al fratello Gesù, che quindi doveva essere di grande importanza.

Golan fu accusato di aver falsificato l’epigrafe, anche se fu successivamente assolto dalle accuse avendo mostrato una foto risalente a molti anni prima e che mostrava l’iscrizione.

Jacobovici considera questo ossario molto importante per la sua teoria, per il semplice fatto che lo considera l’ossario mancante della tomba di Talpiot. Ovviamente se così fosse, diventerebbe ancora meno probabile la casualità del cluster di nomi rinvenuti nella tomba di Talpiot.

Nel 2015 fu analizzata la composizione chimica dei residui di terreno trovati sull’ossario verificando che è compatibile con quella dei residui raccolti sugli ossari della tomba di Talpiot, mentre differisce sensibilmente dai residui di altri ossari compresi quelli della tomba definita Talpiot B, distante solo 60 metri. Questo dato secondo il geologo Aryeh Shimron proverebbe che l’ossario di Giacomo proviene dalla tomba di Talpiot.

A questo punto non si può però non notare una cosa molto importante: secondo tutti gli archeologi che lo ritrovarono e poi catalogarono, il decimo ossario non aveva alcuna iscrizione.

È possibile che non abbiano notato un’iscrizione così lunga e chiara rispetto alle altre sei descritte?

Possibile, ma certamente poco probabile. Secondo i mercanti che vendettero l’ossario, esso proverrebbe poi dalla località di Silwan e non da Talpiot e le sue misure differiscono sensibilmente da quelle degli altri ossari. L’aspetto è molto simile, anche se appare più rifinito in particolare nella sua epigrafe.

 

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La foto mostrata da Golan per discolparsi dall’accusa di aver falsificato l’epigrafe risale al 1976 cioè 4 anni prima del ritrovamento ufficiale della tomba di Talpiot.

C’è però un’ulteriore forse fondamentale incongruenza, questa volta di tipo temporale: la foto mostrata da Golan per discolparsi dall’accusa di aver falsificato l’epigrafe risale al 1976 cioè 4 anni prima del ritrovamento ufficiale della tomba di Talpiot.

Ovviamente qualcuno potrebbe averlo visto affiorare dal terreno e raccolto senza notare l’entrata (aperta) della tomba ancora nascosta dalla terra, ma non potrebbe comunque essere il decimo ossario che fu rinvenuto invece all’interno della tomba nel 1980. Naturalmente potrebbe essere un’undicesimo ossario della tomba, ma i punti da chiarire sono davvero molti.

L’autenticità di questo reperto è tuttora infatti molto discussa, è opinione di molti ricercatori che l’ossario sia autentico, ma non la sua epigrafe, quanto meno nella parte che fa riferimento Gesù.

 

 

 

A chi apparteneva la tomba?

 

I realizzatori del documentario presentarono uno studio realizzato da Andrey Feuerverger, professore di statistica e matematica presso l’Università di Toronto secondo il quale la combinazione di nomi presenti era tale che le probabilità che la tomba non fosse quella del Gesù dei Vangeli erano da 600 a 1 fino addirittura a 1000000 a 1.

 

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Queste conclusioni sono però state oggetto di aspre critiche per il metodo di calcolo usato, che sottostimerebbe la probabilità di un cluster casuale di quei nomi, ma anche e soprattutto perché si basano su una serie di supposizioni tutte da verificare, tra cui ad esempio:

  • La Maria di un ossario è la madre del Gesù figlio di Giuseppe.
  • Mariamne è il nome greco di Maria Maddalena, che avrebbe predicato in greco ed essa è la moglie di Gesù.
  • Yose era il diminutivo di Giuseppe fratello di Gesù.

Non ci sono prove di quale sia la relazione familiare tra la Maria di un ossario e il Gesù di un altro, così come che Maria Maddalena predicasse in greco ed il suo nome fosse Mariamne (su questo si fa affidamento su un’interpretazione degli Atti di Filippo).

Fu effettuata un’analisi del DNA mitocondriale raccogliendo residui di ossa dagli ossari di “Gesù” e “Mariamne e Mara”.

Durante il documentario viene anche mostrato come raccogliendo residui di ossa dagli ossari di “Gesù figlio di Giuseppe” e “Mariamne e Mara”, si dimostri attraverso un’analisi del DNA mitocondriale che i due individui non erano figli della stessa madre.

Questo ovviamente non dimostra però che erano sposati, ma appunto solo che non avevano la stessa madre, potevano essere padre e figlia o cugini o ancora essere fratello e sorella con stesso padre e diversa madre. L’unica relazione certa è quella di Giuda figlio del Gesù figlio di Giuseppe.

È poi improbabile che la tomba di Talpiot appartenga ad una famiglia povera di Nazareth, che difficilmente avrebbe potuto permettersi una tale tomba a Gerusalemme, quanto piuttosto ad una famiglia benestante del posto.

 

 

 

La tomba di “Talpiot B”

 

Ad appena 60 metri dalla tomba oggetto del documentario Jacobovici ed il suo team individuarono una seconda tomba risalente verosimilmente allo stesso periodo, in cui furono in grado di calare una microcamera per esplorarne l’interno.

Individuarono un ossario in pietra calcarea sul quale è presente un immagine che è stata interpretata come una rappresentazione di Giona e la Balena, racconto biblico simbolo della resurrezione per i cristiani dei primi secoli.

 

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Il racconto biblico di Giona e la Balena simboleggiava la resurrezione per i primi cristiani.

Sull’ossario sono anche presenti lettere greche di cui viene fornita un’interpretazione: una sorta di incitazione a qualcuno di risollevarsi, risorgere. Secondo Jacobovici e il ricercatore e professore universitario James Tabor, la presenza di questo simbolo in una tomba di quel periodo (forse antecedente il 70 d.C.), così vicina alla prima è eccezionale, da ancora maggior consistenza alla teoria della tomba di famiglia di Gesù di Nazareth e mette perfino in discussione l’interpretazione canonica della resurrezione di Cristo, che sarebbe diversa da quella dei primi cristiani.

 

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Va però sottolineato, che l’immagine potrebbe sì rappresentare in modo stilizzato un grosso pesce che sputa un uomo, ma anche semplicemente un vaso (è posizionata in verticale) o chissà che altro…

Se da una parte comunque l’interpretazione dell’immagine può essere verosimile, lo è molto meno quella dell’iscrizione e dell’altra immagine ripresa che rappresenterebbe una croce.

 

 

 

Conclusioni

 

Questa tomba apparteneva a Gesù? Certo, ma è veramente difficile dire a quale dei tanti Gesù, Maria o Giuda di quel tempo. Bisogna sempre partire dai fatti, dai dati oggettivi e poi in base a questi formulare una teoria che li spieghi e mai il contrario, altrimenti si finisce per adattare tutto ciò che si osserva alla teoria della quale siamo già convinti.

Extraordinary claims require extraordinary evidence.

Il grande astronomo Carl Sagan diceva che affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie, la teoria che la tomba di Talpiot sia quella di famiglia di Gesù di Nazareth si basa su una concatenazione di supposizioni, che in quanto tali sono tutte da verificare.

Alcune sono verosimili altre appaiono onestamente come una forzatura tesa a giustificare la teoria. Il tutto appare come un complesso puzzle dove ogni pezzo deve combaciare perfettamente.

Non è un caso che la comunità accademica internazionale ritenga in maggioranza questa tomba di scarsa importanza archeologica in base alle prove oggi disponibili.

 

 

 

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