Antiporno: quando il roman porno si fa irriverente e pop

antiporno

Inizia il 34° Torino Film Festival e a fare gli onori di casa di una delle sezioni più interessanti del Festival, After Hours, troviamo Sion Sono con il suo trasgressivo e controverso Antiporno.

Regista, scrittore e poeta giapponese, Sion Sono spicca nella cinematografia di genere soprattutto per la sua audacia, tematiche spesso riguardanti gli adolescenti e il sesso, facendo predominare la mescolanza di genere che può andare dal pinku eiga (genere erotico softcore) alle contaminazioni con gli anime.

Antiporno è la massima sintesi del lavoro di questo eclettico regista giapponese e mescola estetica con suspense, violenza con bellezza, profanità con sacralità.

Per la sezione più eccentrica del Torino Film Festival Emanuela Martini e il comitato di selezione non poteva scegliere film migliore di Antiporno, un variegato mondo contornato da colori fluo, fotografia pop e prepotenti simbolismi sessuali.

After Hours, infatti, non è solo la sezione dell’horror, ma è contraddistinta da titoli sregolati, capaci di disturbare e al tempo stesso appassionare. Titoli stravanganti che possono andare dallo slayer horror al mockumentary, passando per le sperimentazioni di genere che unisco il thriller all’erotico.

Non a caso quella di Sion Sono è una rivisitazione della serie Roman Porn, una serie di film prodotta dalla Nikkatsu negli anni settanta, caratterizzata da film a basso budget dalla durata complessiva tra i 70 e gli 80 minuti e con scene di sesso ogni 10 minuti, che serviva a rilanciare nel cinema il softcore.

A distanza di 45 anni dall’uscita di questo filone la stessa Nikkatsu decide di dare vita a un progetto per celebrare Roman Porn, ovvero Roman Porn Reboot Project, e lo fa chiedendo a cinque registi di celebrare, a modo loro, questo genere.

I registi chiamati in carica sono Yukisada Isao, Shiota Akihito, Shiraishi Kazuya, Nakata Hideo – regista di Ringu e Ringu 2 – e Sion Sono.

 

 

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Dall’apertura alla durata della pellicola, passando per la storia stessa, capiamo che Antiporno è la perfetta celebrazione di questo genere, cercando di esaltare il più possibile il fattore softcore e spesso facendo richiamare le caratteristiche principali di questo genere dalle attrici stesse, attraverso il dialogo, le situazioni e le svolte della storia.

Come da buona tradizione delle pellicole di Sion Sono, Antiporno si apre spiazzando lo spettatore. Dall’esterna di una città, con macchine e passanti, passiamo all’interno di un appartamento minimal e moderno, formato da tre unici ambienti tutti collegati tra loro e senza porte.

Ogni ambiente è dipinto da un colore molto acceso e caldo: arancione, rosso e giallo.

All’interno di questa specie di loft si muove la nostra protagonista, Kyoko (Ami Tomite). un’artista in bilico tra le sue nevrosi, il bisogno di essere al centro dell’attenzione e lo stato perenne di solitudine e dolore.

Al fianco di Kyoko sembra esserci solo la sua segretaria, Noriko (Mariko Tsutsui), la quale nutre un amore talmente tanto viscerale per la giovane artista emergente da creare quasi un rapporto slave-mistress. Kyoko, infatti, sembra nutrirsi di questa genuina passione che la sua segretaria le riserva, sfogando su di lei qualsiasi tipo di frustrazione, arrivando ad umiliarla sessualmente.

Provocatorio e disturbante, Antiporno ci lascia scivolare nel turbamento di Kyoko, nelle sue paure, ansie e fantasmi del passato, costruendo attorno alla sadica figura della giovane ragazza una fitta rete di mistero.

 

 

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Di tanto in tanto, Sono lancia alcuni elementi per poter comprendere meglio la psiche fragile di Kyoko, la quale sembra essere alla continua ricerca di sé stessa, terrorizzata da quella falsa libertà femminile che rende le donne ancora più schiave di un universo maschile.

Un mondo dove però, apparentemente, l’uomo non c’è, ma solo donne falsamente emancipate, relegante in un immaginario che le vede vergini o meretrici.

Eppure, quando crediamo di aver capito il tipo di lettura da dover riservare ad Antiporno, Sion Sono è pronto a stupirci, capovolgendo del tutto le carte in tavola.

Antiporno si rivela essere non solo un omaggio alla serie Roman Porn, ma anche un viscerale dietro le quinte di quel mondo cinematografico, di quel genere e del desiderio di potersi liberare da ogni tipo di costrizione proprio attraverso il film.

E se vi sembra che tutto questo non sia abbastanza, Sono ha ancora un colpo di grazia da sfoderare. Un elemento molto più affilato, che si insinua tra i personaggi di questo film. Una critica sociale molto feroce, smascherando tutti quei preconcetti tipici del Giappone, dove nella sfera pubblica la moralità va al primo posto e la sessualità è qualcosa di sconveniente, ma nel privato ci si abbandona alle più recondite perversioni.

Ritornano gli elementi cardine della cinematografia di Sion Sono.

Ritornano gli elementi cardine della cinematografia di Sion Sono, dalla morbosità della famiglia, all’oscurità degli ambienti a luci rosse – come nella pellicola Guilty of Romance – e l’adolescenza, i collegiali, personaggi tipici dei film di questo eclettico regista.

 

 

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Acido ed elettrico, Sion Sono parla attraverso il giovane punto di vista di Kyoko, la quale sembra essere intrappolata in un gioco di scatole cinesi. La vita della ragazza è una continua matrioska dalle mille sorprese, dove ogni volta che crediamo di aver finalmente capito quale sia la reale forma dei fatti, veniamo riportarti nuovamente indietro. Ogni certezza si frantuma tra le morbide forme di Kyoko e la sua rabbia adolescenziale e irresistibile.

Incredibile e da lasciare senza parole è la bravura della giovanissima attrice Ami Tomite, un vero urgano di passione e caparbietà. Un ventaglio di molteplici interpretazione, passando da uno stato d’animo all’altro, da un personaggio a un nuovo personaggio, senza mai restare vittima dell’articolato mondo costruito attorno al suo ruolo dal regista.

La Tomite sa mettersi perfettamente al centro della scena.

La Tomite sa mettersi perfettamente al centro della scena, trainando la situazione, riuscendo a coinvolgere lo spettatore con le sue doti e anche per la sua acerba bellezza seducente, senza alcuna remora nel mettersi a nudo (letteralmente parlando).

Viscerale e potente, Ami Tomite è la perfetta Kyoko di questo film, coraggiosa, irriverente e trasgresiva.

Se pensate che Antiporno sia semplicemente l’omaggio a un genere ormai morto, avete preso una strada sicuramente sbagliata. Sion Sono porta al cinema un’esperienza visiva, dove l’immagine e il suono si mescolano insieme creando un violento contrasto con la trama.

Le più belle sonate, da Chopin e Beethoven, passando per la musica lirica e l’operetta, fungono da meraviglioso contrasto con le scene più trasgressive, provocatorie dove le protagoniste scivolano nude sullo schermo in un’orgia di colori e suggestioni.

 

 

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In Antiporno la pornografia è un mezzo attraverso il quale Sion Sono da vita a un bellissimo psico dramma sociale, dove le donne sono vittime di se stesse, vittime degli uomini, vittime di una mondo che le relega in due sole categorie.

Una bellissima metafora su quello che si dice e quello che si vorrebbe dire. Un tripudio estetico di visioni, forme e colori, unito dall’inconfondibile senso di follia e disperazione.

 

 

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