Hybristophilia portami via: Harley e le groupie dei Serial Killer

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Cattivi, supercattivi, antieroi e personaggi così così: quante volte vediamo sulla carta e sul grande schermo personaggi che hanno degli evidenti disturbi mentali (e dei quali, superficialmente, ce ne freghiamo)?

La galleria degli avversari dei protagonisti dei comics americani sono un catalogo infinito di personalità problematiche, frastagliate, contorte e interessanti da analizzare: Suicide Squad, ad esempio, ha puntato tutto sul carisma distorto dei suoi cattivi.

Negli USA, prima e dopo l’uscita del film, si è parlato molto su alcuni siti web e blog, delle questioni legate alle malattie mentali.

Di come un film che pone l’accento su “cattivi” psicologicamente disturbati, elevati al rango di icone e quindi potenziali modelli per bambini e ragazzi, possa in qualche modo svilire e banalizzare il tema della sofferenza psichica.

“Credo nel cinema come medium, nelle storie come modo per connettersi con gli altri e banalmente, come metodo di fuga dalla realtà” scrive Matthew Martin-Ellis, autore americano che ha vissuto sulla pelle ansia e depressione in giovane età, “Amo il cinema e i super-eroi, quindi non prendo queste cose alla leggera. Suicide Squad ha in alcuni casi giocato con la malattia mentale in modo troppo leggero, con momenti falsi costruiti su stereotipi semplicistici sui problemi psicologici”.

In Europa la situazione non è delle più rosee: 1 persona su 15 soffre di depressione, 4 su 15 di forme di ansia, mentre il suicidio è la seconda causa di morte nella fascia d’età 15-29 anni.

 

Benché la posizione di Martin-Ellis sia perfettamente legittima e comprensibile, soprattutto in un quadro internazionale in cui i disturbi mentali e purtroppo anche i suicidi tra i giovani mostrano dati allarmanti, non darei a Suicide Squad più importanza di quella che ha come opera di fiction.

E benché abbia nel titolo la parola “suicidio”, mi piace ricordare che praticamente in qualsiasi film che contempli un eroe, super o meno, il protagonista a un certo punto compie un’azione che quasi di sicuro lo porterebbe a morte certa, per salvare il mondo o le persone care.

Sono logiche strutturali di una buona storia e, francamente, non indurrebbe mai uno spettatore che non abbia già gravi problemi a gettarsi da un grattacielo, saltare da un treno in corsa, sfidare una tigre a mani nude o affrontare un duello di spada senza aver mai preso una lezione di scherma.

E l’idea che in Suicide Squad dei relitti della società che hanno passato la vita ad ammazzare gente siano costretti a lavorare con una bomba in testa, non mi pare poi così irricevibile.

Questo ci dice comunque quanto il tema dell’instabilità mentale e della sofferenza che ne deriva sia delicato e sentito.

 

Per entrare nel prossimo capitolo, ecco una clip che mostra molto bene il rapporto malato e disfunzionale per eccellenza, Harley Quinn – Joker, in una clip presente nella extended edition e celebre per essere stata tagliata dal film al cinema:

 

 

 

 

Harley + Joker = Hybristophilia

 

Harley Quinn ha dei grossi problemi. Per carità, l’amore è cieco e il carisma di Joker è incontestabile.

Ma c’è un’ipotesi ancora più terrificante: e se Harley non avesse alcun tipo di disturbo mentale e fosse solo, perdutamente, innamorata?

Voglio dire, non è che fare le faccine buffe e parlare come se si fosse sempre sotto l’effetto di ecstasy & superalcolici faccia di te una malata mentale.

 

 

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Però un nome a tutto questo meraviglioso casino vestito da cheerleader vogliamo darlo, vero?

E allora ecco che arriva in nostro soccorso la Hybristophilia, altresì nota come “Sindrome di Bonnie and Clyde”.

 

Il termine deriva in modo abbastanza chiaro dalla parola greca ὑβρίζειν, commettere un atto violento e sconsiderato, diretta derivazione del concetto di hybris, caratteristica degli eroi tragici antichi (vedi Edipo) che osavano sfidare le divinità e l’ordine costituito ritenendosi in modo arrogante al di sopra delle leggi umane e religiose.

Senza fare troppi svolazzi intellettuali, ecco la spiegazione più lineare: uno dei due partner trova l’altro sempre più attraente e irresistibile nella misura in cui questo compie atti estremi, criminali e inaccettabili.

E chi meglio del Joker risponde a questa descrizione? Ovviamente dobbiamo sospendere ogni possibile giudizio morale e politicamente corretto, perché gli atti di Mr. J comprendono anche – almeno nei fumetti – alzare le mani non appena la ragazza dice o fa qualcosa che a lui non piace.

 

 

Joker

 

 

Nel film questo aspetto è stato logicamente e inevitabilmente ridimensionato: ai ragazzini servono due mattacchioni molto truccati che si vogliono un mondo di bene senza farsi troppo male.

Ma in fondo, sappiamo benissimo quello che si nasconde dietro la patina di un rapporto che contempla lanciarsi insieme in un calderone di acido industriale (!!!)

 

Il bello della Hybristophilia è che non si tratta affatto di una semplice “sindrome di Stoccolma” o di dipendenza, ma di una vera e propria condizione di consapevole trasporto sentimentale e sessuale dovuto al comportamento del partner.

E non è neppure roba inerente (sado)masochismo, il che è abbastanza chiaro visto che Harley non se la gode ad esser maltrattata, sebbene non rinunci comunque al suo pasticcino amoroso da capelli verdastri.

Se ti sembra un “roba da fumetto”, pensa a tutti i casi di serial killer che hanno ricevuto tonnellate di lettere d’amore da persone che dall’ammirazione sono passate all’attrazione morbosa… tipo Ted Bundy, Charles Manson o, più recentemente, Anders Breivik.

 

 

 

Twisted Love

 

Per addentrarci un po’ di più nella questione, prendiamo in esame il lavoro di Sheila Isenberg, scrittrice americana che ha intervistato decine di donne per scrivere il libro “Women Who Love Men Who Kill”.

Nella vita reale, queste “ammiratrici” hanno spesso storie di abusi alle spalle: subiti indistintamente da componenti del nucleo familiare o sconosciuti.

In qualche modo, questa forma estrema di amore romantico, eccitante, da brividi le mette finalmente “in controllo” di una situazione.

 

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Bisogna dire che questo termine viene utilizzato in psicologia ma la scienza non può ancora dimostrare niente, tanto meno la volontà della “vittima” di questa patologia di voler in qualche modo controllare/redimere l’oggetto delle attenzioni.

Tra le varie sfumature da considerare, c’è anche la semplice attrazione per qualcuno di famoso, anche se sarebbe il caso di dire famigerato.

 

La complessità e la natura sfumata della mente umana non rende semplice la catalogazione di questo tipo di comportamento.

 

 

 

Maledetti vi amerò

 

Se Harley è probabilmente l’esempio più famoso di hybristophilia nella fiction (ed è curioso che sia nata in un prodotto per bambini come Batman: The Animated Series) di casi reali e clamorosi, come anticipato sopra, ce ne sono a bizzeffe:

Carole Ann Boone ha sposato Ted Bundy addirittura durante il suo processo. Giova ricordare che il buon Ted ha ucciso qualche decina di persone e potrebbe averne ammazzate (le prove scarseggiano) almeno un centinaio.

Bundy, in uno slancio amoroso degno del Joker, le ha chiesto di sposarlo mentre lei era sul banco a testimoniare.

 

 

Lei, più tardi, è sparita, ha cambiato nome e si è rifatta una vita, però intanto (a quanto pare) i due hanno fatto una figlia.

Doreen Lioy si è innamorata di Richard Ramirez, pluriomicida che ha fatto fuori 13 persone in un anno.

 

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Nonostante i due si siano sposati nella cappella del carcere di S. Quentin, lui ha continuato a ricevere fino al 2013, anno della morte, numerose proposte di matrimonio.

 

Charles Manson ha avuto e ha ancora le groupie (oltre ad essere sposato di recente con Star, che poi si è fatta sfuggire che lo ha fatto solo “per il suo cadavere”)

 

 

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I due assassini della scuola di Columbine hanno le loro groupie

 

James Holmes, il tizio che ha fatto un massacro sparando in un cinema sugli spettatori di “The Dark Knight Rises”, ha fan femminili che gli inviano letterine (e ragazzi che si vestono come lui).

 

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Persino John “Killer Clown” Wayne Gacy, che ha rapito, sodomizzato, ucciso e seppellito una trentina di giovani e giovanissimi maschietti, ha avuto dozzine di donne che lo hanno amato e idolatrato.

 

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Mental Disorder Squad

 

In conclusione, per allentare la tensione, perché non fare un giochino divertente come provare a identificare quale tra le tante deviazioni mentali potrebbe essere associata ad ogni componente della Suicide Squad?

 

 

suicide squad

 

 

Considerato che i disordini mentali sono molti e alcuni davvero incredibili e curiosi, ho cercato di sbizzarrirmi, ma si accettano suggerimenti:

Deadshot: Francamente appare in più normale, un killer cazzuto che uccide la feccia e ama la sua bambina, ma nonostante tutto è facile affibbiargli un disturbo dell’adattamento, che lo porta a disprezzare la società e le sue regole con comportamenti che violano diritti e regole sociali (omicidio, ricatto, violenza)

Incantatrice/June Moon: Da quando è posseduta non può che essere catalogata come borderline con emozione dominante della rabbia, con rapporti interpersonali orientati al desiderio di protezione e paura dell’abbandono, con reazioni caotiche al venire meno della sicurezza.

Killer Croc: Beh, qui possiamo facilmente fare riferimento alla sindrome della licantropia, estendendola… ai coccodrilli: fin da piccolo, per via della sua condizione fisica, ha la convinzione di (trasformarsi/)essere un animale.

El Diablo: L’ovvia piromania si accompagna ad un auto-indotto stato schizoide, con cui si protegge dal mondo: nessun contatto, piattezza emotiva. Difficoltà e scarso interesse a relazionarsi con gli altri.

Capt. Boomerang: antisociale, cleptomane, e poi vabbè, ama gli unicorni: troppo simpatico per essere preso sul serio sotto il profilo medico!

Amanda Waller: Un bel delirio di onnipotenza e disposizione narcisistica non aiutano la “buona” Waller, che gioca a fare dio con i suoi soldatini suicidi. Non è meglio di coloro di cui si serve, come ben dimostra con il disprezzo col quale sacrifica anche i suoi agenti…

Rick Flag: Se non fosse un belloccio-allocco potremmo affibbiargli quello che viene definito “disturbo psicotico condiviso”, data la sua relazione con June-Incantatrice: due persone vivono a stretto contatto e finiscono per condividere i deliri dell’una o dell’altro.

 

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