Primo Sangue

Ruinar, principe nano di Rockskeep, lascia la città nella montagna contro il volere del padre. Desiderando solo consacrarsi come protettore degli dei, affronta la lunga salita verso il Tempio Dorato, con la testardaggine che solo un giovane nobile può avere. La sua ascia non ha ancora assaggiato nessun sangue… fino ad ora.

“Io mangia te, ora!”

Ruinar si aspettava tutto, ma una creatura del genere non si avvistava in quella zona da anni.

“Io non mangia da lungo tempo, tu buona carne per Wago, si?” Della bava colava dalla bocca del mostro, aperta in un ghigno malefico. Il gigante fece un altro passo. Prontamente il nano agitò il tizzone nella direzione di quello. Lo stallo non sarebbe durato in eterno, ma almeno gli dava tempo per pensare.

“Tuo fuoco sta spegnendo, a Wago non importa, Wago mangia crudo, sì sì” La lingua con cui si passava le labbra era nera e appuntita.

Pensa Ruinar, pensa! Vide la creatura delle montagne cercare di aggirare nuovamente il piccolo focolare.

“Indietro!” il nano agitò malamente il tizzone.

L’ascia che impugnava nell’altra mano non aveva mai bevuto alcun sangue. Poteva essere la sua prima uccisone, ma questo è bene che Wago non lo sapesse.

“Tua paura, sì … Wago mangia anche essa sì …” Gli artigli scuri si prolungavano dalle mani coperte di pelo bianco, accarezzando l’aria.

Se lo colpisco con l’ascia, mi squarterà un secondo dopo … se lo facessi cadere nel fuoco …  Se saltassi … Se …

“Wago basta questo, Wago fame, Wago mangia!” con un unico gesto lo yeti sollevò delle zolle di terra mista a neve e le riversò sul focolare. La fanghiglia e la terra soppressero il debole fuoco e il mostro avanzò velocemente verso la preda con la foga di una scimmia impazzita.

Ruinar reagì istintivamente scartando di lato. Lo yeti lo mancò di poco, ma agitandosi riuscì a colpirlo con il dorso di un avambraccio. Il colpo del possente arto scaraventò il nano a terra. Non indossava l’armatura e l’impatto gli aveva fatto perdere la presa sull’ascia.  Sulla torcia rimaneva miracolosamente viva una piccola fiamma. La impugnò con entrambe le mani e cercò di rialzarsi, ma subito il gigante lo cinse con le fredde dita attorno alla vita sollevandolo da terra.

Mentre lo avvicinava alla bocca, lo yeti sentì sul volto quella sensazione di calore e bruciore  che odiava tanto. Ruinar era riuscito a premere la torcia con entrambe le mani sul muso del mostro. Si divincolò dalla presa e cadde a terra mentre Wago si tastava e cercava disperatamente della neve con cui attutire il bollore.

“Tu piccoli pasto! Wago odia te! Wago odia te!” lo yeti era disorientato.

Deve avere la vista offuscata.  La mente andò subito alla sua ascia caduta qualche attimo prima. Corse verso l’arma, la impugnò, e si voltò verso il nemico. Wago l’aveva già raggiunto e menava fendenti con le lunghe braccia. Ruinar si chinò e schivò i colpi, avanzando di qualche passo, menò un fendente sul calcagno della bestia. Lo yeti lanciò un urlo stridente e iniziò a barcollare premendo sulla ferita. Il nano corse lontano da quella danza ubriaca. Wago nel tentativo di seguirlo inciampò con l’arto ferito e rotolò sull’orlo del dirupo. Il corpo penzolava dall’ altura, con una delle possenti mani il mostro era riuscito ad afferrare una sporgenza nel terreno.

“Aaaargh! Piccolo pasto non uccide Wago! Wago mangia lui! Wago forte!”

Ruinar inspirò a pieni polmoni. Si avvicinò a lenti passi al bordo del dirupo con l’ascia in pugno. La luna forniva tutta la luce di cui aveva bisogno. Alzò l’arma e chiudendo gli occhi la calò sulla mano di Wago. Passò qualche attimo prima che le grida dello yeti terminassero in un sordo tonfo più in basso. Le due dita nere, rimaste sul dirupo, si contorcevano come vermi nella pioggia.

Il nano crollò a terra. Ce l’ho fatta . Era la sua prima uccisione in diciotto anni di vita. Normalmente i soldati o i ranger a quella età avevano già partecipato almeno un paio di missioni. Per lui era stato diverso.

Galvanizzato dalla vittoria, si alzò e si sporse dal dirupo. Molto più in basso Wago lo yeti solitario mangia uomini giaceva scomposto. Una chiazza di sangue aveva irrorato il terreno attorno al piede sinistro, il volto baciava immobile il suolo.

Sputò. Non tanto per il suo odio verso quelle creature, ma per la paura che gli aveva provocato. Si era svegliato nella notte. Il farabutto era stato attirato dal fuoco, non che gli piacesse particolarmente, ma sapeva che dove c’era un fuoco c’erano anche delle creature con sangue caldo da mangiare. Si chiese se una Guardia Dorata si sarebbe fatta cogliere di sorpresa allo stesso modo.

Mancheranno poche ore all’alba. Forse riuscirò a recuperare un po’ le energie. Il nano ricompose il piccolo accampamento, si stese, ma il sonno faticò ad arrivare. La paura di qualche altra creatura in agguato, l’adrenalina del combattimento, la paura di aver sbagliato tutto partendo alla volta del Tempio Dorato lo tennero sveglio. Dopo qualche ora un bagliore si fece strada tra i lembi della tenda scaldando una guancia del ragazzo. Fece una smorfia. È già mattina. Doveva ricominciare a camminare.

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