La Ragazza del Treno: un thriller dal finestrino del treno

La Ragazza del Treno

Dopo l’enorme successo del romanzo di Paula Hawkins, arriva al cinema l’atteso thriller La Ragazza del Treno, diretto da Tate Taylor con protagonista Emily Blunt e con Haley Bennett, Rebecca Ferguson, Justin Theroux, Luke Evans e Edgar Ramirez.

Tratto dal best seller di Paula Hawkins, La ragazza del treno è un thriller diretto da Tate Taylor, regista del pluricanditato The Help, con protagonista la pluricandita ai Golden Globe Emily Blunt.

Il romanzo della Hawkins gioca moltissimo sulla falsa riga dello stile di Gillian Flynn, ricordando per tematiche e intreccio l’amato libro Gone Girl. Sebbene la Hawkins abbia uno stile molto più semplice e meno carismatico della Flynn, La Ragazza del Treno è un thriller scorrevole che, nonostante alcuni difetti e la foga di arrivare fin troppo presto al plot twist principale, riesce a essere una lettura piacevole e appassionante.

La Ragazza del Treno è stato fin da subito un film non facile. Il romanzo è basato sul moltissimo monologo interiore, flashback e continui flussi interiori. Tate Taylor coglie al balzo la sfida e, nonostante le perplessità, riesce a confezionare un prodotto coinvolgente e che riesce a mantenere alta l’attenzione, senza essere scontato o banale.

Taylor, sicuramente, punta molto di più sul fattore femminile della pellicola, mettendo al primo posto le protaginiste femminili, sacrificando – un po’ troppo – i personaggi maschili. Al tempo stesso riesce a rendere benissimo in immagine tutti i percorsi emotivi ed interiori dei personaggi, esposti all’interno del libro in flussi di parole.

 

La Ragazza del Treno

 

La Ragazza del Treno è un thriller giocato sul sospetto. Ognuno dei personaggi presentati potrebbe essere il colpevole o, addirittura, potrebbe non esserci affatto un colpevole.

La trama ruota attorno alla sparizione di Megan (Rebecca Ferguson), una giovane donna la cui sparizione viene denunciata dal marito Scott (Luke Evans).

Ad essere coinvolta nel caso c’è Rachel (Emily Blunt), la quale viene avvistata nel quartiere di Megan nello stesso momento della scoparsa. Rachel però si trova lì a causa dell’ex-marito Tom (Justin Theroux) e della sua rabbia nei confronti della nuova compagna, Anna (Rebecca Ferguson), ma non è sicura a causa della memoria compromessa da una sbornia.

Rachel si sente comunque coinvolta personalmente nel caso perché Megan e Scott sono la sua via di fuga ogni qual volta che, dal finestrino del suo treno, punta lo sguardo sulla loro casa. E proprio quel giorno Rachel sa di aver visto qualcosa di scioccante.

La pellicola utilizza la stessa scansione in capitoli del libro, cercando di inquadrare le singole protagoniste. Si cerca di seguire, soprattutto nella parte iniziale, una struttura quanto mai simile.

Tate Taylor gioca moltissimo con le introduzioni dei personaggi, in particolar modo le tre donne, cercando di dare gli elementi necessari allo spettatore per conoscerle, ma lasciando volutamente in sospeso diversi fattori per far crescere curiosità e mistero.

 

 

La Ragazza del Treno

 

 

Rachel, la nostra ragazza del treno. Alcolizzata. Depressa. Schiava di una mediocrità che non le è sempre appartenuta.

La prima è Rachel, la nostra ragazza del treno. Alcolizzata. Depressa. Schiava di una mediocrità che non le è sempre appartenuta. Impossibilitata ad uscire da un limbo che la vede, perennemente, salire e scendere da un treno, dove la sua unica via di fuga è fantasticare sulle vite degli altri viste dal finestrino in movimento del mezzo.

La seconda a essere introdotta è Megan, l’oggetto dei “sogni” di Rachel. Megan, vista da quel finestrino, è tutto ciò che Rachel ha perso, tutto ciò che Rachel vorrebbe essere. Ma la realtà non è sempre come quella che appare. La vita di Megan è tutt’altro che perfetta e molto diversa da come la immagina Rachel.

Megan è un personaggio pericoloso, per se stessa e per gli altri. Priva di qualsiasi equilibrio. Perennemente in bilico tra le sue passioni e il suo passato. Un personaggio molto complesso e particolare.

E infine, c’è Anna, la nuova compagna di Tom, ex-marito di Rachel. Anna è l’estranea, colei che ha rubato tutto a Rachel. Un personaggio scomodo, antipatico sia nel libro che nel film. Una donna apparentemente felice e che si ritrova ad osservare, negli occhi della sua piccola bambina, tutto ciò a cui ha rinunciato per costruire una famiglia.

Le giornate di questi tre personaggi, ordine in un tempo cronologico non lineare, non vengono solo inquadrate dalla loro soggettiva, ma anche da un quarto sguardo, quello del treno.

Il treno che diventa la nostra visione di questo piccolo mondo fatto di apparentemente perfezione.

 

 

La Ragazza del Treno

 

 

Ci ritroviamo seduti anche noi, su uno di quei vagoni, ad osservare la vita di questi personaggi scorrere.

Ci ritroviamo seduti anche noi, su uno di quei vagoni, ad osservare la vita di questi personaggi scorrere. A osservarli nel segreto del nostro comodo sedile, mentre il regista ricostruisce perfettamente l’esperienza del voyeurismo, alla base del cinema fin dai primissimi Lumière.

Questo elemento, non perfettamente sviluppato all’interno del libro, viene particolarmente sviluppato dal regista, il quale si lascia conoscere dallo spettatore per una regia molto più articolata di quella immaginata. Un uso molto ben studiato dei colori freddi, dei fugaci sguardi in macchina, della realtà distorta dalla mente, da ciò che vogliamo credere e da ciò che ci viene detto a cui credere.

Si inizia a barcollare ben presto con i protagonisti, riuscendo a tenere alta, dall’inizio fino al punto di svolta finale, la suspense del mistero alla base della storia. Incredibilmente, come già accennato prima, il film riesce a ridimensionare i difetti del libro della Hawkins.

La narrazione è maggiormente strutturata, rendendo la narrazione scorrevole e accattivante. Indubbiamente non ci troviamo di fronte a un thriller che spicca di brillantezza e originalità, ma riesce nel suo lavoro: intrattenere e affascinare lo spettatore.

Il ritmo riesce a essere – quasi sempre – incalzante, prendendo particolarmente foga nel terzo atto. Nella parte più centrale tende vagamente a rallentare, ma senza permette realmente allo spettatore di distrarsi.

Entriamo direttamente a contatto con i personaggi, questo per il lavoro che viene fatto su di loro. Abbiamo tre donne protagoniste bravissime. Tre personaggi molto differenti tra di loro. Entriamo a contatto con i loro limiti, le loro psicosi e segreti. Vittime e carnefici di uomini padroni, egoisti e falsi.

 

La Ragazza del Treno

Mentire è come fare un viaggio.

 

Emily Blunt è regina indiscussa del film.

Emily Blunt è regina indiscussa del film. La Rachel del libro è un personaggio totalmente degradato nel corpo e nella mente. La Rachel del film è un personaggio distrutto, abbandonato a se stesso. Senza eccessivi cambiamenti fisici, la Blunt ci fa conoscere la discesa più bassa del suo personaggio, per poi puntare verso la strada della risalita con lo spettatore.

Rachel è un personaggio da scoprire. Un personaggio vittima di se stessa, soggiogata e mentalmente manipolata, a tal punto da vivere in un universo di paranoie e paure. Il lavoro che Taylor riesce a fare sul suo percorso e sul recupero di memoria è molto interessante e, da un punto di vista visivo, veramente efficace attraverso escamotage non totalmente scontati.

E un po’ sulla stessa linea di “vittimismo” ritroviamo le altre due donne del film, Megan e Anna.

Il personaggio di Haley Bennett, Megan, è molto più complesso della sua versione all’interno del libro. Un personaggio con moltissime sfumature. Perennemente in bilico e in cerca sempre del brivido, di superare il limite, per poter tenere a bada l’equilibrio precario che la costringe da quando è ragazza.

 

La Ragazza del Treno

 

Nella sua bellezza anti convenzionale, la Bennett riesce molto bene nella resa del personaggio.

Certo, non tutti gli aspetti di Megan vengono portati a galla, ma nell’economia di un film è inevitabile apportare dei tagli e delle riduzioni.

Un vero peccato che questo avvenga soprattutto per i personaggi maschili, Scott – interpretato da Luke Evans – e Tom –Justin Theroux.

Il primo è un banalissimo stereotipo dell’uomo ossessivo. Il marito geloso, violento. Il colpevole perfetto. Bello ma rabbiosa. Un personaggio privo di qualsiasi caratterizzazione, mosso più dall’istinto che da altro. Un ruolo molto di funzione che perde assolutamente del suo fascino presente nel film.

Sorte non diversa per Tom. Un jolly tra due donne. Un personaggio mediatore ma che, come tutti gli altri, nasconde qualcos’altro.

Purtroppo, questo “dettaglio” rende La Ragazza del Treno un film molto femminile. Una sorta di desperate housewife più autoriale, ma che avrebbe potuto avere una dose di originalità e fascinazione maggiore.

Tate Taylor riesce comunque a portare al cinema un thriller efficace. Un film basato sulla menzogna, la paranoia e il continuo sospettare di tutti, anche di se stessi.

Esattamente come un treno, La Ragazza del Treno sfila veloce sui binari, lasciano lo spettatore assorto come quando guarda dal finestrino del proprio vagone. Una discreta pellicola di genere che sa approfondire alcune delle intuizioni del libro, rendendo la storia più efficace e meno prevedibile.

 

 

La Ragazza del Treno

 

E così come la maggior parte dei nodi vengono al pettine e ogni personaggio intraprenderà il proprio viaggio, anche la direzione del treno cambio.

La visione dello spettatore cambia radicalmente, e se all’inizio della pellicola guardavamo, assieme a Rachel, da un lato del treno, adesso il nostro sguardo è diretto nel verso opposto, pronto per farsi travolgere da una nuova scoperta.

 

La Ragazza del Treno sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 3 Novembre.

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