Dragon Quest Builders

Dragon Quest Builders

Dragon Quest Builders, il particolare sandbox di Square Enix, arriva finalmente anche in Europa e promette di far innamorare anche chi i giochi alla Minecraft proprio non li sopporta.

Con nove mesi di ritardo rispetto al Giappone, Dragon Quest Builders, il nuovo titolo sandbox di Square Enix, arriva anche in Europa. Il titolo è stato definito più volte come un Minecraft in salsa Dragon Quest, ma in realtà nel cuore di questa interessante produzione dallo stile chibi non vi è alcun intento di emulare un brand di successo di Mojang, ma solo di prenderne in prestito alcune delle caratteristiche di punta per poter arricchire la formula con nuovi e affascinanti elementi che possano incuriosire e coinvolgere una fetta più ampia di videogiocatori, più matura, e dalle esigenze più disparate.

Square Enix sceglie di stravolgere e reinventare un genere già affermato, operando un mix coerente ed equilibrato delle meccaniche di costruzione di Minecraft e di tutte quelle tipiche componenti da jrpg di una delle serie videoludiche più apprezzate di sempre.

Dragon Quest Builders è disponibile dal 14 ottobre 2016 su territorio europeo sia in versione PS4 che PS Vita. La versione da noi testata per la recensione è quella per PlayStation 4.

 

 

Dragon Quest Builders 1

 

 

Una favola in costruzione

 

La prima differenza sostanziale rispetto al suo diretto concorrente è la presenza di una componente narrativa solida e ben strutturata.

Ricordate come andò a finire la grande battaglia finale del primo Dragon Quest? Se siete fan della serie saprete senza dubbio che l’eroe riusci a sottrarre il regno di Alefgard dalle perfide grinfie del Dragonlord, ristabilendo nel mondo pace e prosperità. Ma se non fosse andata a finire proprio cosi? Se a trionfare fosse stato il male? Ebbene, Dragon Quest Builders ci mostra cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il finale canonico di cui dicevamo sopra, se tutto fosse stato inghiottito dall’oscurità e dalla distruzione.

Le città, che un tempo si ergevano maestose e imponenti, sono state rase al suolo. Ora gli abitanti vagano tra boschi e vallate in cerca di una dimora, di un letto caldo e di una speranza per riuscire a sopravvivere. La loro unica possibilità di salvezza risiede nelle parole di un’antica profezia, ove si annuncia la venuta di un costruttore leggendario, un individuo in grado di utilizzare le risorse del territorio al fine di creare oggetti e materiali di varia natura.

Il nostro compito, quindi, non sarà quello di essere un eroe nella vera e propria accezione del termine, bensì quello di riportare l’intero regno al suo antico splendore, rimettendo in sesto le città e insegnando agli abitanti la nobile arte della costruzione.

 

 

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Dragon Quest Builders si divide in quattro capitoli principali più una modalità chiamata Terra Incognita.

Dragon Quest Builders si divide in quattro capitoli principali più una modalità chiamata Terra Incognita, (sboccabile solo dopo aver completato il primo capitolo) che ci permetterà di condividere le nostre creazioni con gli altri giocatori sparsi per il globo. L’assenza di una reale componente multiplayer, però,  è forse una delle mancanze più rilevanti di questo titolo che, strutturalmente, presentava le potenzialità per acquisire tale impronta e che senza alcun dubbio avrebbe apportato benefici in termini di longevità e mero divertimento.

La differenza sostanziale, dunque, rispetto al suo diretto concorrente è la presenza di una componente narrativa solida e ben strutturata. In Dragon Quest Builders saremo liberi di esplorare i territori di Alefgard in lungo e in largo, potremo dare sfogo alla nostra creatività quando ci pare e dove ci pare, oppure decidere di concentrarci sulla story line e portare a termine gli obiettivi richiesti. La presenza delle quest e dell’esplorazione guidata, infatti, avranno il compito di rendere l’esperienza di gioco molto più piacevole e stimolante, oltre a scongiurare il fattore ripetitività tipico del macro-genere dei sandbox.

 

 

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Crea, distruggi e pianifica

 

Gli abitanti delle città avranno l’importante compito di affiancarci in questa faticosa impresa di ricostruzione, dispensando consigli, ricette, richieste e progetti di vario genere.

Dopo aver creato il nostro personaggio mettiamo subito piede nella prima città: Cantlin. Il nostro obiettivo primario sarà quello di ingrandirla, abbellirla, e renderla funzionale, creando delle stanze di varie entità e funzioni come cucina, serra, fucina, camere da letto personali ecc… Più la nostra città diventerà grande e fiorente e più attirerà lo sguardo indiscreto di nemici, ma anche la curiosità di altri personaggi che decideranno di stanziarsi al suo interno e di dare vita ad una vera e propria comunità.

Gli abitanti delle città sono carismatici e caratterizzati in maniera impeccabile, amano spesso perdersi in chiacchiere, ma ascoltarli sarà estremamente divertente e rilassante, e mai noioso e troppo stancante, grazie all’accurato lavoro di localizzazione. Essi avranno l’importante compito di affiancarci in questa faticosa impresa di ricostruzione, dispensando consigli, ricette, richieste e progetti di vario genere.

Quest dopo quest, impareremo a costruire davvero di tutto: dagli oggetti più semplici come i letti di paglia, i falò, i tavolini di pietra, a quelli più solidi e ricercati, come i candelabri, le vasche da bagno, o i camini. Insomma, potremo davvero sbizzarrirci con la nostra fantasia in linea di massima, purtroppo non senza qualche limite.

 

 

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Dragon Quest Builders pone un limite stringente (se lo si paragona con Minecraft) al numero dei blocchi posizionabili in altezza e anche in profondità.

Se in Minecraft, infatti, riscontriamo un limite spropositato al numero di altezza e profondità dei blocchi, in Dragon Quest Builders il numero questo in altezza si blocca a 32 e a soli 4 in profondità. Una scelta che, se da un lato risulta condannabile perché pone dei paletti alle possibilità sfruttabili dal giocatore, dall’altro si sposa perfettamente con la natura un po’ ristretta e decisamente particolare del titolo. Tant’è vero che lo stesso mondo di gioco non è esplorabile completamente e per visitare nuove zone o raggiungere le isole sparse per il regno non potremo costruire ponti o raggiungerle via mare, ma saremo costretti a usare i portali magici che riceveremo completando determinate missioni principali.

Questi si riveleranno essere poi zone colme di nuovi nemici da affrontare (che saranno di volta in volta sempre più aggressivi ed ostici), ma anche di nuovi materiali e minerali rari.

In Dragon Quest Builders l’inserimento dei blocchi e degli oggetti all’interno delle basi circoscritte è gestito da un sistema di posizionamento semplice ed intuitivo, ma limitato e alcune volte impreciso. Complice in negativo la visuale in terza persona (scelta stilistica decisamente inusuale per il genere) che ci impedisce di avere un angolo di visione ampio e dettagliato. Altro problema è costituito poi dalla mancanza di alcune fondamentali funzioni, ad esempio non potremo posizionare una fila di blocchi in orizzontale, ma solo crearne una costituita da due blocchi in verticale e saremo, quindi, costretti a costruire le nostre stanze blocco dopo blocco, un piccolo passo alla volta.

 

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Al di là dell’impronta sandbox, Dragon Quest Builders riesce a mantenere intatta la struttura lineare tipica dei jrpg.

Nel coloratissimo regno di Alefgard non dovremo solo costruire e riparare, ma avremo a disposizione tutta una serie di attività in cui poterci cimentare quali la cucina e la pesca piuttosto che il giardinaggio e, ovviamente, il combattimento. Nel corso della nostra esplorazione ci si renderà conto che le aree di gioco nascondono numerosi segreti, come grotte, bauli e sentieri nascosti. Gli abitanti, inoltre, non saranno gli unici NPC con cui interagire, ma ci capiterà di incontrare simpatici personaggi e creature che ci affideranno alcune quest secondarie o imponenti nemici da affrontare per riuscire a recuperare succose ricompense.

 

 

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Il combat system strizza l’occhio a quello visto e rivisto nella serie di The Legend of Zelda.

Il sistema di combattimento strizza l’occhio a quello visto e rivisto in The Legend of Zelda, soprattutto nel capitolo The Wind Waker, per quanto riguarda le animazioni, gli effetti sonori e le meccaniche che risultano semplici ed essenziali. Il protagonista avrà a disposizione un armamentario (inizialmente composto solo da spada e martello) che di capitolo in capitolo si amplierà e si potenzierà. Ci sono poi degli slot dedicati all’inserimento di scudo, armatura e accessori.

Ogni capitolo si concluderà come da tradizione con una boss fight e una lista di obiettivi aggiuntivi completati – o ancora da completare – e con la dolorosissima perdita di tutte le risorse accumulate. Purtroppo, infatti, saremo costretti a iniziare ogni nuovo capitolo senza neanche gli elementi necessari a costruire gli oggetti più semplici, ma con tutte le ricette già apprese in precedenza. Una scelta che sicuramente non andrà giù a chi ha impiegato ore intere a craftare tutto il possibile e immaginabile, pensando di poter accumulare scorte e ricchezze, e che alla fine si ritroverà a fare i conti solo con tanta fatica sprecata.

 

 

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Avventura a colori

 

L’eccellente unione del mondo blocchettoso stile Minecraft e dell’incantevole e dolcissimo tratto artistico di Akira Toriyama rendono questo titolo davvero unico nel suo genere.

La mappa del regno di Alefgard presenta una buona estensione e una cospicua varietà di ambienti: si passa dalle zone collinari, a quelle sabbiose, tropicali e lacunose. L’eccellente e geniale unione del mondo splendidamente blocchettoso in stile Minecraft e di un incantevole e dolcissimo tratto artistico com’è quello di Akira Toriyama, rendono questo titolo davvero unico nel suo genere, incantevole da vedere e soprattutto da giocare. La risoluzione a 1080p rende le texture chiare di questo coloratissimo mondo favolistico brillanti e ben definite nei dettagli, anche se qualche piccola incertezza a livello grafico c’è, complice senza dubbio la natura cross-gen e cross-platform del titolo.

 

L’esperienza di gioco offerta da Dragon Quest Builders è leggera, entusiasmante e variegata, anche se risente di qualche piccolo difetto ed incertezza.

 

In conclusione, Dragon Quest Builders si presenta come un delizioso spin-off della serie, contraddistinto da un gameplay fresco e divertente e condito da un comparto sonoro frizzante e curatissimo. Un esperimento ben riuscito, capace di coinvolgere anche chi, come chi vi scrive, non ama per niente i giochi alla Minecraft, e imperdibile per chi adora l’intero universo Dragon Quest, con i suoi vampistrelli, draghi, slime e tanta tenerezza!

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